A.C.3235
Signora Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, credo che questa proposta di legge di iniziativa parlamentare ha un primo firmatario, ma siamo tutti quelli che l'abbiamo firmata primi firmatari, senza differenza in questo momento anche di appartenenza politica. È un primo passo. Lo sappiamo, non sarà una passeggiata, ma è un evento storico. Possiamo finalmente discutere senza i tabù di chi non entra nel merito e anzi spesso non distingue, forse volutamente, liberalizzazione, legalizzazione e depenalizzazione. Un tabù, questo della mancata discussione, che ha impedito a migliaia di malati in Italia di curarsi con la cannabis terapeutica e a decine di agricoltori di produrre canapa sativa, un tabù che attraversa la vita di tante famiglie italiane, che devono affrontare il rischio per i propri figli, non solo per l'uso o l'abuso di una sostanza che fa male, che procura danni come l'alcol e le sigarette, ma anche per i rischi del mercato illegale. D'altra parte – lo sappiamo, l'hanno detto in tanti qui oggi – la repressione non ha prodotto grandi risultati. Dovunque le politiche proibizioniste, di cui la Fini-Giovanardi è stata l'applicazione italiana, sono fallite, il consumo di sostanze non è diminuito, il traffico è cresciuto e a finire in galera sono stati perlopiù i micro-spacciatori e i consumatori, mentre i grandi organizzatori di traffico internazionale hanno continuato ad arricchirsi ancora di più. Negli ultimi anni grazie a questa politica proibizionista il numero in Italia di chi consuma cannabis con frequenza è addirittura aumentato e, guarda caso, soprattutto verso i giovanissimi, quelli che si dice che si vuole tutelare non approvando questa proposta di legge.
Secondo i dati dell'osservatorio europeo, che coincidono con i dati del rapporto della Direzione investigativa antimafia, la denuncia e il sequestro di cannabis è efficace solo sul 5 per cento del mercato illegale. E ancora in Italia – dichiara la professoressa Rossi – si registra un uso più alto della cannabis rispetto al Portogallo, in cui la normativa è più tenera, o alla Polonia, in cui ad esempio l'azione penale per chi viene trovato in possesso non è obbligatoria. Mentre in Francia, dove la legge è ancora più dura, la cannabis ha una diffusione maggiore: quasi 8 milioni di consumatori. Guardiamo il Portogallo, che nel 2000 aveva seri problemi di criminalità; poi via via con la depenalizzazione, la legalizzazione e anche sotto stretto controllo medico è diminuito l'uso, per così dire, di droghe. Dunque crediamo che queste politiche siano state all'origine anche dell'aumento dei consumatori di cannabis. Il tema qui oggi è: ma la cannabis fa male ? Io non mi pongo questo problema, però leggo quello che dice il professor Veronesi, anche lui d'accordo che i proibizionismi non funzionano. Il 70 per cento, però, delle persone ha usato forse in Italia la cannabis. Certo, lui come me non consiglia ai figli di fumare marijuana, così come non gli consiglia di bere alcol o fumare tabacco. Quindi non è un trattamento innocuo, ma ha un limite basso di pericolosità. Ma la pericolosità vera diventa il mercato illegale. E la ’ndrangheta si combatte legalizzando la cannabis ? Bene, guardiamo alla ’ndrangheta calabrese, che è la mafia più ricca perché controlla il mercato della droga. E non si dica che controlla solo il mercato della droga pesante, non solo perché si dimostra che sta controllando anche quello della droga leggera e in questo modo il passaggio è ancora più facile. Io credo che da qui nasca anche la posizione del Procuratore Roberti favorevole a far produrre la marijuana, così come si fa attualmente con il tabacco, per liberare risorse da indirizzare nella lotta alle droghe pesanti, sollevare i tribunali dai procedimenti che spesso restano anche sulla carta, togliere ricchezza alle mafie, far guadagnare lo Stato con nuove entrate e prosciugare – questo è un altro tema, quello dell'antiterrorismo – il canale di autofinanziamento dei talebani afgani.
Un'ultima cosa. È importante distinguere legalizzazione e liberalizzazione. La resa dello Stato è oggi, che rende libero il mercato illegale, soprattutto verso i minorenni. Mentre noi oggi vogliamo un mercato controllato e legale, vogliamo togliere migliaia di ragazzi, del sud soprattutto – quello di cui parlava il collego Impegno – da questo ricatto. Guardate questo bellissimo film di Luigi Scaglione sul mercato mafioso della cannabis. Quindi mercato libero e criminale o, invece, mercato controllato e legale. D'altra parte, sono d'accordo – e concludo – con le parole d'ordine dell'articolo di oggi di Saviano: non voglio drogarmi, odio il consumo e per questo legalizzo.