Dichiarazione di voto finale
Data: 
Mercoledì, 14 Settembre, 2016
Nome: 
Chiara Scuvera

A.C. 3867-A

La questione centrale è diffondere l'opportunità di tutelare il know-how, di difendersi dalla contraffazione, di brevettare, di internazionalizzare. Mettere in campo un nuovo sistema di protezione brevettuale, ripeto rigoroso e accessibile allo stesso tempo, che consenta di valorizzare le vocazioni dell'Europa e le sue produzioni effettivamente innovative. Sappiamo che l'EPO così come il TUB sono organismi indipendenti; il nuovo Patent System non è però estraneo al quadro giuridico europeo di cui è garante la Corte di Giustizia. 
Anche l'affermazione veloce di nuovi modelli di business impone all'Europa di dotarsi di un vero sistema sovranazionale di tutela che la renda più forte nella competizione sul brevetto mondiale, anche per la severità della valutazione che già la caratterizza il sistema tradizionale. 
Brevettare è strategico per le aziende italiane, ancor più adesso che il nostro Paese ha accettato le sfide di Industria 4.0 (come commissione attività produttive abbiamo appena concluso un'importante indagine conoscitiva a seguito della quale il Governo sta mettendo a punto il piano industriale. 
Gli studi di EPO evidenziano come oggi, con l'attuale sistema di brevetto europeo tradizionale (da validarsi, lo ricordiamo, nei singoli Stati membri) dalle imprese italiane provengano ogni anno circa 4000 domande di registrazione, ossia circa il 2% del totale. Si stima, invece, che con il nuovo sistema di brevetto unitario europeo, sistema di registrazione semplificata con un'automatica validità in tutti gli Stati aderenti alla cooperazione rafforzata, la percentuale raddoppierebbe. 
E proprio consentire alle nostre imprese innovative di brevettare di più in Europa che il nostro Governo ha fatto la scelta politica di aderire alla cooperazione rafforzata sul brevetto unitario europeo, scelta incoraggiata dalla risoluzione che abbiamo approvato congiuntamente come Commissioni Attività Produttive e Politiche Europee. Quest'adesione, che decorre dal primo ottobre 2015, ha consentito all'Italia, finalmente, di sedere come membro, e non più come semplice osservatore, nel Select Committee, ossia nel Comitato ristretto del Consiglio di amministrazione dell'Epo che, ricordiamo, ha la funzione di garantire non solo la governance e la sorveglianza delle attività già assegnate all'Ufficio Europeo Brevetti ma anche l'ammontare delle tasse di rinnovo e la quota di distribuzione delle tasse di rinnovo, aspetti, questi ultimi due, che non possono che riguardare fortemente un Paese come il nostro, con un tessuto produttivo a prevalenza di micro e pmi. 
Dopo aver perso il ricorso sulla cooperazione rafforzata incentrato sul trilinguismo – questione certamente molto rilevante, ma che secondo noi per troppo a lungo è stata ostativa rispetto alla partecipazione al sistema – l'Italia dovrebbe scegliere la strada della marginalità e non rappresentare, come invece ha fatto già con alcuni successi negoziali sui costi processuali – le istanze del proprio sistema produttivo ? Invece il 15 dicembre scorso, partecipando al Comitato Ristretto l'Italia ha contribuito scrivere le regole legali, amministrative e finanziarie di operatività del brevetto unitario europeo: regole sul sistema di protezione brevettuale (procedure amministrative per presentazione domande, iscrizione nel registro, regole per pagamento tasse di rinnovo), regole per pagamento tasse di rinnovo (per tutti i 26 Paesi e per tutte le imprese il costo di un brevetto unitario sarà di 35.500 Euro, cioè il 78% in meno rispetto al costo di un tradizionale brevetto europeo); regole per la distribuzione delle tasse (che significa introiti per l'erario) tra gli Stati Membri e rispetto a cui all'Italia sarà assegnata una quota pari all'8,17% del totale – e se l'Italia avesse aderito prima, quest'introito sarebbe più elevato e potrà aumentare brevettando di più. 
Con l'approvazione di tali regole legali, amministrative e finanziarie è stata completata la parte di attuazione del sistema di protezione brevettuale con effetto unitario, la cui applicazione è subordinata all'entrata in vigore del Tribunale Unificato dei Brevetti, prevista per gli inizi del 2017. Nel 2016 ci sarà un periodo transitorio per lo start up della Corte. L'Italia deve, per tutelare i propri interessi nazionali, procedere con speditezza alla ratifica dell'accordo, per potere avere voce in capitolo per esempio sulla composizione dei collegi giudicanti. 
Grazie al lavoro del nostro Governo e di una accresciuta credibilità in Europa, nel sottogruppo Finanze l'Italia ha raggiunto l'accordo sui diritti processuali, che contempla, ad esempio, uno sconto del 40% delle tasse processuali per le micro e piccole imprese europee, rimborsi delle spese a seconda della dimensione dell'impresa, oltre che premialità per il comportamento processuale. Un risultato non da poco, rispetto alla legittima preoccupazione di una difficoltà dell'accesso alla tutela per le imprese di minore dimensione. 
Anche la Commissione Europea sta lavorando a un pacchetto di misure specifiche di sostegno alle pmi, sempre a rafforzare la ratio del nuovo Patent System: più accessibilità alla tutela dell'innovazione. 
Per le pmi importanti agevolazioni «processuali» della buona fede dell'impresa di piccole dimensioni convenuta in inibitoria nel caso di assenza di traduzione nel brevetto. L'entrata in vigore della nuova tutela sovranazionale del Patente System non pregiudica comunque la possibilità di adire la giurisdizione nazionale: varrà un doppio binario di tutela. 
Il punto è, più che altro fornire alle imprese di minori dimensioni servizi ove volessero accedere alla tutela europea. E qui il sistema camerale può svolgere un ruolo importante di informazione, così come le associazioni di categoria di accompagnamento all'assistenza e, naturalmente bisogna incoraggiare la costituzione di reti di imprese e l'associazionismo d'impresa per fare massa critica e rendere più forti i piccoli. 
Abbiamo quindi di fronte una grande opportunità, sfidante anche per i nostri professionisti e per il nostro diritto industriale. Opportunità di internazionalizzazione, opportunità di rafforzamento di una tutela specializzata in Europa, opportunità di un contrasto alla contraffazione. Tutto ciò significa restituire competitività al sistema, aiutare l'Europa intera a crescere sulla via della qualità, considerando che il sistema europeo è già molto più severo, ad esempio di quello statunitense, nelle pratiche di registrazione dei brevetto. 
E avendo aderito alla cooperazione rafforzata e dopo Brexit, l'Italia potrebbe aspirare ad ottenere non solo una sede locale, ma anche una sede centrale del TUB, quella dedicata per materia al farmaceutico, che faccia distretto con l'Agenzia Europea del farmaco per cui il Sindaco Sala ha candidato Milano. Proprio su quel punto presentiamo un ordine del giorno, ritenendo che questo risultato rafforzerebbe la coesione e l'integrazione europea, coinvolgendo anche il sud Europa. 
Per tutte queste ragioni dichiaro il voto favorevole del PD.