Data: 
Lunedì, 26 Settembre, 2016
Nome: 
Ermete Realacci

A.C. 65-2284-A 

Grazie, Presidente. È la quarta volta in quattro legislature che questo provvedimento approda alla Camera; viene approvato a larga maggioranza – lei lo ha sempre sottoscritto ed è anche tra i sottoscrittori di questa proposta di legge – e poi si ferma al Senato, a proposito di bicameralismo paritario. Siccome sono stato sempre il promotore, uno potrebbe pensare che è una testardaggine maniacale che spinge in questa direzione. Ebbene, i colleghi relatori hanno spiegato perché non è questo. Questo provvedimento, che è leggero dal punto di vista dei finanziamenti – si parla di 100 milioni di euro in più anni, destinati soprattutto alle comunità che sono in maggiore difficoltà – è invece una normativa fondamentale per indicare un'idea di Paese ed è importante che tra i primi che hanno sostenuto e accompagnato questo provvedimento vi sia proprio il Presidente Ciampi, che non è certo sospettabile di avere disattenzione, per esempio, rispetto ai temi dell'economia e della modernità dell'Italia. È una legge fondamentale perché, come è stato detto anche dal collega Misiani e dal collega Borghi, non stiamo parlando di un piccolo mondo antico, che poi tanto piccolo non è perché qui parliamo di oltre 10 milioni di cittadini che vivono in questi posti e di almeno 10 milioni che con questi posti hanno un rapporto privilegiato rispetto alla loro identità. È un provvedimento che parla, invece, di un'idea di Italia. Spesso questo provvedimento si è fermato perché si confondeva, come ha spiegato bene il collega Borghi, con una legge di riordino istituzionale. Qui voglio essere molto chiaro: è giusto che ci sia una razionalizzazione istituzionale, è giusto che si mettano insieme comuni, che ci siano politiche di area vasta, ma molte volte dei finti modernizzatori, dei modernizzatori con la testa rivolta indietro, hanno confuso questo con l'indebolimento dell'identità – e, invece, le identità sono un pezzo importante per la sfida del futuro – e questo è accaduto trasversalmente: è accaduto anche nel partito di cui faccio parte. Io ricordo, se non sbaglio, che i colleghi del MoVimento 5 Stelle sono arrivati con un programma che prevedeva lo scioglimento dei piccoli comuni; poi fortunatamente abbiamo cambiato idea assieme, si è fatto un lavoro comune non solo con il MoVimento 5 Stelle ma anche con le altre forze politiche e c’è oggi un provvedimento ampiamente condiviso. 
È un provvedimento che ha sempre avuto una forte pressione esterna fin da quando è nato. La Legambiente, innanzitutto, ma anche Coldiretti, Confcommercio e tanti altri mondi hanno visto in questo provvedimento proprio la sottolineatura di un occhio diverso sul Paese. Diceva Proust che «un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre ma avere nuovi occhi», cioè cercare di capire cos’è dell'Italia che ci può aiutare ad affrontare il futuro e qualche volta questo si vede più dall'esterno. Mi ha colpito un'intervista di qualche settimana fa di Daniel Libeskind, che è il grande architetto che, per capirci, ha ricostruito Ground Zero a New York, che ha detto che i piccoli centri italiani racchiudo il DNA dell'umanità: «La loro evoluzione parla della dignità dell'essere umano perché tutto, scala, edifici e strade, è nato per facilitare le relazioni; è il senso di una cultura che mette l'uomo e i suoi bisogni al centro, creando dialogo e sprigionando colore e bellezza». È così ! Dobbiamo guardare con questi occhi i piccoli centri. 
È anche importante dire che questi piccoli centri non sono poi destinati ad attività tra virgolette minori. Diceva Carlo M. Cipolla che «la forza dell'Italia è costruire all'ombra dei campanili cose che piacciono al mondo». Le misure, che noi prevediamo qui, non sono solo le misure destinate a tenere assieme le comunità, come ricordava il collega Borghi, perché scuole, presidi sanitari, uffici postali vanno razionalizzati in maniera diversa se si parla di una città, di un piccolo centro o di un'area di montagna, ma sono rivolte anche a sfidare il futuro: la banda larga, nuovi insediamenti da parte di comunità di imprese favorite da giovani, la possibilità di accedere a patrimoni dismessi come sono quelli delle case cantoniere, delle ferrovie abbandonante, le fonti rinnovabili, la mobilità dolce, sono tutti elementi che ci parlano di una nuova economia fortemente competitiva. Era vero allora, è vero ancor più oggi. Ciampi accompagnava questa legge prima della crisi, dopo la crisi questo è ancora più rafforzato. Nel corso di questi anni abbiamo visto fenomeni di grande interesse, abbiamo visto moltiplicarsi per esempio le forme di turismo dolce, cammini storici, percorsi ciclistici; abbiamo visto crescere un'imprenditoria giovane, soprattutto in agricoltura, che scommette sulla qualità e sull'identità del territorio. Vorrei ricordare che il 93 per cento delle DOP e delle IGP ha a che vedere con i piccoli comuni e il 79 per cento dei vini di maggiore qualità ha a che vedere con i piccoli comuni, cioè stiamo passando a dei prezzi straordinariamente competitivi. E oggi per competere nel mondo serve la banda larga e puoi anche dialogare in un mondo globalizzato e vendere i tuoi prodotti se mantieni le radici nel territorio e produci qualità e bellezza. Io mi auguro che questa legge possa essere approvata per esempio per il 2017, che è stato individuato dal Ministro Franceschini, dal MiBACT, come anno dei borghi, non per contemplare il passato, non per accompagnare verso una dolce morte il piccolo mondo antico ma per scommettere sul futuro. La forza di questa legge si vede anche nei momenti difficili, lo ricordava il collega Borghi, abbiamo visto tutti nella vicenda di Amatrice e di quei borghi colpiti quanto le comunità sono importanti e quanto sono importanti anche per la difesa in positivo dell'identità. Siamo all'indomani di un referendum in Svizzera che ha segnato un ulteriore passo avanti nel degrado dell'Europa, anche se la Svizzera non fa parte dell'Unione europea, ma nell'idea che uno tuteli la propria identità se alza i muri. È esattamente il contrario, c’è una bellissima frase di La Pira, un grande sindaco di Firenze, che ha detto una volta che solo gli animali privi di spina dorsale hanno bisogno del guscio, cioè solo chi non ha identità non è in grado di aprirsi. Ci sono in questi borghi, oltre a esperienze straordinarie sulle rinnovabili e sull'agricoltura di qualità, su imprese innovative, anche esperienze di integrazione avanzata, proprio perché chi è forte è in grado di accogliere e fa della diversità un punto di forza. Ora da cosa bisogna ripartire ? Non è un'istituzione, non è un finanziamento, non è una legge, molti di questi territori a volte rinascono per la spinta di imprese, di società, di amministratori che amano il loro territorio e scommettono su questo. Vorrei ricordare in particolar modo Angelo Vassallo, che era il sindaco di un piccolo comune, che collaborò alla stesura di questa legge, era un mio amico anche personale e che ha portato quel territorio al successo proprio perché lo amava ed innovava, e inventava cose, creava occasioni. Mi piace pensare che noi stiamo anche rispondendo a un bel messaggio che il Presidente Ciampi, proprio quando partì il percorso di questa legge, inviò a me che allora ero presidente di Legambiente in occasione della Festa nazionale dei piccoli comuni, perché, scrisse Ciampi: questi borghi, questi paesi, rappresentano un presidio di civiltà, sono parte integrante e costitutiva della nostra identità, della nostra patria; possono essere un luogo adatto alle iniziative di giovani imprenditori. L'informatica e le tecnologie possono favorire questo processo, può diventare anche questa grande avventura un'opportunità da cogliere. È questo lo spirito della legge, una scommessa dell'Italia nella crisi che va avanti perché fa l'Italia, perché mette a frutto i propri talenti, perché sfida il futuro non perdendo la propria anima, ma anzi scommettendo su questa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).