Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 26 Settembre, 2016
Nome: 
Giovanna Sanna

A.C. 65-2284-A

 Grazie, Presidente. Così come già detto dai miei colleghi questo testo unificato, tra l'altro, è uno dei pochi di iniziativa parlamentare arrivati in aula. Si tratta del testo che intende valorizzare i piccoli comuni che, come sappiamo, rappresentano il 70 per cento del totale dei comuni italiani e rappresentano il 54,2 per cento del territorio nazionale. Voglio sottolineare soprattutto quest'ultimo dato reale: il 54 per cento del territorio nazionale fa capo ai piccoli comuni e in diverse regioni questa incidenza arriva addirittura all'82 per cento come nel Molise, al 78 per cento del Piemonte e al 70 per cento della Sardegna. Che cosa significa questo dato ? Significa che quando si parla di tutela dell'ambiente e di territorio, di rischi idrogeologici da prevenire e fronteggiare si parla in gran parte dei casi di territori che fanno capo proprio ai piccoli comuni. E questa realtà è densa di conseguenze in termini di fragilità operativa e amministrativa, di estrema esiguità di risorse e di mezzi e a volte di inadeguatezza strutturale rispetto ai compiti fondamentali di protezione dei territori e degli ecosistemi. E purtroppo a volte scopriamo queste realtà soltanto quando avvengono fenomeni terribili come terremoti, alluvioni, frane. Quando di colpo i riflettori dei mass mediagettano fasci di luce su realtà locali fatte spesso di piccoli comuni, di piccoli borghi, di comunità locali che vivono e lavorano in quell'Italia rurale e montana a volte spesso ignota all'informazione e all'opinione pubblica. Questa Italia dei 5.600 piccoli comuni non è un'Italia uniforme: conosce realtà assai diverse per livello di sviluppo, condizioni di vita, tradizioni storiche e culturali ma è indubbio che in essa oggi coesistono molte opportunità e anche alcune criticità. Tra le opportunità vi sono in certi casi una ottima qualità della vita, un ambiente naturale e storico ricco di attrattori anche sotto il profilo turistico e le nuove possibilità che oggi sono offerte da Internet e dalle nuove tecnologie per la vita delle persone e per le piccole imprese, che consentono di ridurre quel tradizionale isolamento e di potersi collegare e connettere con il mondo, con i mercati e con le realtà anche lontane. Tra le criticità vi sono molto spesso il fenomeno dello spopolamento che tocca specialmente le giovani generazioni, a volte l'abbandono e il degrado di molta parte del vecchio patrimonio edilizio e abitativo. La crescente difficoltà a mantenere servizi essenziali come le scuole, i presidi sanitari, le stazioni dei carabinieri, gli sportelli bancari e gli uffici postali e così via. Sappiamo bene che alcune strutture e servizi per ragioni di sostenibilità economica devono per forza riorganizzarsi sulla base di ambiti più adeguati e in questo senso va la scelta delle unioni dei comuni e dei servizi da organizzare su base sovracomunale, dal ciclo dei rifiuti ai servizi amministrativi e tributari. Questo processo è giustificato quando si tratta di attività che devono competere sul mercato o di servizi pubblici che hanno rilevanza economica e gestione imprenditoriale. Ma il discorso è diverso se parliamo di servizi quali l'istruzione obbligatoria o la tutela della sicurezza, che devono essere garantiti a tutti a prescindere dal territorio in cui si nasce e si vive. Il nostro compito di legislatori, come quello degli amministratori locali, deve essere quello di far leva sulle opportunità positive esistenti nei piccoli centri e di dare maggiori strumenti per affrontare e ridurre quelle criticità e i fattori di disagio. Questa proposta di legge in esame cerca di dare una serie di risposte su questo terreno. Ovviamente, non si affronta in questa sede la materia ordinamentale dei piccoli comuni, che è già stata modificata con la legge Delrio del 2014 e con alcune leggi regionali successive. 
Un'altra questione volutamente non inserita nella proposta di legge riguarda un punto di innovazione che io credo sia, però, necessario, anche se da trattare in altra sede. Mi riferisco agli strumenti normativi che oggi non consentono di affrontare in termini efficaci il tema del riuso del vecchio patrimonio edilizio abbandonato, così diffuso nei piccoli comuni. In molti casi si tratta di vecchie abitazioni in abbandono da lungo tempo, a rischio di crollo, di cui è difficile o persino impossibile rintracciare e radunare i proprietari, divenuti tali per successioni ereditarie, spesso numerosi, senza rapporti fra di loro o dispersi nei vari paesi. Con le opportune innovazioni normative, anche rispetto ad alcune disposizioni del codice civile, è ormai necessario dare al comune strumenti di intervento in queste fattispecie, laddove siano accertati e protratti nel tempo il silenzio e l'inerzia dei titolari della proprietà. 
Seppur circoscritta nei suoi contenuti, questa proposta in esame contiene molte disposizioni innovative ed utili per sostenere e valorizzare i piccoli comuni. Io mi limito ad evidenziarne alcune, come, ad esempio, all'articolo 2, la facoltà dei piccoli comuni di istituire, anche in forma associata, dei centri multifunzionali per la fornitura di una pluralità di servizi pubblici, al fine di razionalizzare l'organizzazione e i relativi costi, superando la prassi per cui ad ogni servizio deve corrispondere una propria struttura e una propria organizzazione. L'articolo 3, come diceva il collega Misiani, prevede l'istituzione, presso il Ministero dell'economia, del Fondo per lo sviluppo dei piccoli comuni, per finanziare investimenti diretti alla tutela dell'ambiente e dei beni culturali, alla riqualificazione dei centri storici, alla messa in sicurezza delle scuole e delle infrastrutture stradali, e la connessa predisposizione di un piano nazionale interministeriale per la ripartizione e l'utilizzo di questo Fondo, sulla base dei progetti presentati dai piccoli comuni, fissando ex ante le priorità e i criteri per la selezione dei progetti. L'articolo 4 prevede la possibilità per i piccoli comuni di individuare e approvare, nell'ambito dei propri centri storici, delle zone di particolare pregio, nelle quali realizzare interventi integrati, pubblici e privati, finalizzati al recupero e alla riqualificazione urbana, anche avvalendosi delle risorse del citato Fondo nazionale. All'articolo 8 è attribuita ai piccoli comuni la precedenza nell'accesso ai finanziamenti pubblici previsti per la realizzazione di programmi di e-government, con priorità ai collegamenti informatici nei centri multifunzionali. L'articolo 13 prevede che i comuni aderenti a unioni di comuni o a unioni di comuni montani svolgono le funzioni di programmazione in materia di sviluppo socio-economico e quelle relative all'impiego delle occorrenti risorse finanziarie, ivi comprese quelle derivanti dai fondi dell'Unione europea, escludendo espressamente il ricorso alla creazione, in tali ambiti, di nuovi soggetti, agenzie o strutture comunque denominate. All'articolo 14 sono previsti due specifici piani destinati alle aree rurali e montane, uno per i trasporti e l'altro per l'istruzione.  Concludendo, signor Presidente, credo che possiamo considerare la presente proposta di legge un primo passo nella costruzione di una nuova politica nazionale per i piccoli comuni, una politica nazionale che sappia combinare in modo virtuoso il necessario sforzo per la riorganizzazione efficiente dei servizi e delle strutture pubbliche con la consapevolezza della funzione dei piccoli comuni nella struttura territoriale, ambientale, storica e culturale dell'Italia, riconoscendo e valorizzando il loro prezioso contributo di presidio vitale del nostro tessuto nazionale, specie nelle aree rurali, collinari e montane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).