Mozione
Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, questa discussione sulle mozioni sul tema dell'accoglienza ci permette di affrontare il tema del fenomeno migratorio nel nostro Paese. Il fenomeno migratorio nel nostro Paese è andato modificandosi negli ultimi anni in maniera molto evidente. I dati degli sbarchi e degli arrivi nel nostro Paese sono rimasti pressoché costanti: 140.232 arrivi nel 2014, 132.552 nel 2015, 132.069 al 3 ottobre del 2016. Quindi, sostanzialmente, il numero delle persone che arrivano nel nostro Paese mantiene un livello di costanza. Quello che invece è andato cambiando, modificando, e mettendo sotto pressione le nostre strutture d'accoglienza, è stata la permanenza di un incremento di persone che, invece di transitare verso altri Paesi europei, rimangono nel nostro Paese, grazie purtroppo ad una reazione scomposta ed estremamente irresponsabile di molti Paesi europei che hanno bloccato, come ben sapete, le frontiere. Il nostro Paese, insomma, oltre a diventare un Paese di transito – lo era fino allo scorso anno – è diventato un Paese di destinazione quasi finale. In questo contesto gestire la presenza di 160 mila persone che attualmente sono ospiti presso i nostri centri è ovviamente una scommessa non facile. Anche il dibattito che abbiamo sentito oggi, e sul quale ovviamente farò riferimento rispetto al centro del CARA di Mineo, dimostra e testimonia come dietro la gestione dell'accoglienza dei migranti in realtà ci sono anche degli approcci ideologici, c’è un problema di natura economico legato al territorio, alla presenza dell'accoglienza dei migranti, non solo per quanto concerne le cooperative o i soggetti che gestiscono centri, ma anche per quanto riguarda il territorio dove vengono accolti e inseriti, con eventuali ricadute non sempre positive, almeno così viene denunciato. Quindi è un fenomeno che ha un'enorme complessità e, proprio per affrontare questa complessità, il Governo negli ultimi anni ha lavorato nel trovare le soluzioni alternative rispetto a soluzioni tampone emergenziali che sono state il frutto dei primi anni della gestione dell'accoglienza, a partire appunto dal 2011. L'idea di poter dare una risposta attraverso i grandi centri di accoglienza, come il CARA di Mineo, è ovviamente una strada che è stata, con gradualità, abbandonata, pur rimanendo ancora oggi elemento di grande complessità e delicatezza.
Parliamo del CARA di Mineo. Sono state fatte più volte tante cronostorie anche negli interventi dei vari colleghi. La nostra Commissione, la Commissione di inchiesta parlamentare della Camera, si è recata ben due volte al CARA di Mineo e purtroppo dobbiamo dire e confermare che quel centro non dimostra i requisiti minimi di accoglienza, di rispetto dei diritti, di funzionalità, e la presenza – a volte inquietante – di situazioni di illegalità diffusa e tollerata, sono ulteriori elementi che ci fanno ben dire e riflettere che quel centro non può continuare a essere gestito così.
Noi rivendichiamo con forza – lo abbiamo detto anche in Commissione d'inchiesta – che quello non può essere un modello, anzi quello è proprio la cosa opposta che dobbiamo realizzare: il CARA di Mineo non è assolutamente un esempio da seguire, anzi è la cosa peggiore che poteva essere fatta, proprio attraverso l'utilizzo di risorse pubbliche e attraverso una modalità di gestione e di governo dell'accoglienza che ha subito, nel corso della sua storia, come è stato ben rappresentato da molti colleghi che sono intervenuti, le cose più inaspettate e forse, ovviamente, anche quelle più drammatiche, non solo perché è assoggettato ad interventi della magistratura, non solo perché ci sono inchieste in corso e ovviamente noi non ci sentiamo di esprimere un giudizio rispetto al ruolo della magistratura, perché non si può essere garantisti a corrente alternata: rispondo ai colleghi grillini, che, rispetto anche ai rapporti con i temi di cui si sta parlando, mi sembra tengano atteggiamenti abbastanza ondivaghi, senza fare riferimento a ovviamente Roma Capitale.
Proprio perché non dobbiamo essere, diciamo, a corrente alternata, noi siamo garantisti e quindi, da questo punto di vista, vedremo e valuteremo come le tre procure si pronunceranno nel merito degli indagati.
Un dato però sicuramente è certo, e cioè che quel centro non può continuare a essere gestito in questo modo, ed è per questo che come Commissione d'inchiesta e non rimangio assolutamente le mie dichiarazioni: ho portato le agenzie che sono state battute proprio alla luce della conferenza stampa e della visita, in cui si diceva con chiarezza che il CARA di Mineo deve essere chiuso con gradualità; tutti eravamo d'accordo, anche nel gesto di responsabilità, sapendo che per 3 mila o 4 mila persone non esiste la bacchetta magica di una ricollocazione immediata, pur dicendo con chiarezza che quel centro non è un centro che deve essere mantenuto.
È un centro che deve essere chiuso con gradualità e nella mozione del Partito Democratico si esprime questa volontà.
C’è qualcuno che mette una data di scadenza della chiusura del centro. Noi non ci sentiamo di condizionare il Governo ad una data di scadenza, diciamo solamente che quello è un centro che deve essere chiuso, nelle forme, nelle modalità, con la gradualità che serve per allontanare e disporre un sistema di accoglienza che permetta i diritti di umanità e di tolleranza, che devono essere insiti in un patrimonio di accoglienza del nostro Paese, perché togliendo 3 mila o 4 mila persone e destinandole in altre strutture similari non risolveremmo il problema.
Siccome sappiamo molto bene che l'accoglienza diffusa, che è il modello al quale noi vogliamo ovviamente fare riferimento – e il grande e difficile sforzo che stiamo facendo e che il Governo sta facendo per far funzionare il meccanismo dell'accoglienza diffusa ! – trova grandi difficoltà, per la complicità di alcuni territori, per la difficoltà di alcuni amministratori, che non si sentono di assumere questa responsabilità di accogliere nei loro piccoli o grandi comuni.
E allora, di fronte a tutto questo, la risposta non può essere certamente un grande centro d'accoglienza, non può essere recuperare una struttura pubblica o privata, in questo caso una struttura privata, ed è per questo che è ancora più grave sicuramente la nostra denuncia e concordiamo totalmente sulle denunce che oggi sono state fatte rispetto alle illegalità che sono state perpetuate all'interno di questo centro.
Questo però non vuol dire che noi scrolliamo dalle spalle la responsabilità di accogliere queste persone, di creare quelle condizioni minime di tolleranza e di accettabilità di un centro, pur non idoneo, ed è per questo che abbiamo chiesto, come Commissione d'inchiesta parlamentare, una netta discontinuità rispetto all'attuale gestione.
La gestione del CARA di Mineo: è gestito direttamente dalla prefettura di Catania. Allora nell'ipotesi che il CARA di Mineo venga con gradualità chiuso, in questo contempo, in questo frangente, vogliamo creare e dare le condizioni per cui il centro possa trovare la possibilità di dare quelle minimali risposte di tolleranza e di rispetto nei confronti degli ospiti che si trovano all'interno del centro ?
Basterebbero pochi interventi, ma sicuramente un dato che vogliamo ribadire – e anche nella mozione l'abbiamo detto – è che aggravare la situazione, già molto critica, del CARA di Mineo, sarebbe una scelleratezza, sarebbe una scelleratezza quella di pensare di ipotizzare una localizzazione, in quel centro, in un contesto
molto a rischio, molto pericoloso, di grande difficoltà, avere la possibilità di insediare, in uno spicchio di questo territorio, di questa area, un hotspot.
Su questo noi – lo diciamo con chiarezza – siamo contrari, in una zona così difficoltosa e così a rischio, dove purtroppo l'infiltrazione della criminalità organizzata e tutti gli affari che si sono susseguiti nel corso di questi anni hanno testimoniato e dimostrato che quella struttura non è una struttura idonea, tantomeno è idonea a realizzarci un hotspot.
Però, guardate, la mozione del Partito Democratico si assume la responsabilità di questa sfida, e cioè di una chiusura graduale del centro, di evitare che all'interno del centro si venga a determinare un'ulteriore delicatezza di presenza, con l’hotspot, ma soprattutto che ci sia la possibilità, in questi mesi, di poter rendere più accogliente quell'ambito, attraverso una gestione che possa permettere una maggiore tutela delle categorie vulnerabili presenti, delle donne in difficoltà, delle famiglie e dei minori non accompagnati, e non una casbah, abbandonati a se stessi, dove c’è un'autogestione sostanzialmente legalizzata e dove tutti fanno quello che vogliono.
E allora, per il futuro noi vorremmo che, anche nel breve, nelle gare d'appalto e nelle modalità di gestione venissero in qualche modo utilizzati criteri e modalità diversi da quelli che sono stati fatti oggi, attraverso una separazione di singoli lotti rispetto alle singole tipologie di servizi, perché nei mesi che occorrono e occorreranno per una graduale riduzione... . tutto questo possa comunque continuare a garantire quel minimo di diritti e di assistenza che i residenti di quel centro si meritano, al di là di tutte le nostre beghe, del nostro Paese e di tutte le vicende deprecabili che si sono verificate in quegli anni all'interno di quella struttura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).