Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 12 Ottobre, 2016
Nome: 
Silvia Fregolent

Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, il Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre ha, nel suo ordine del giorno, temi importanti: migranti, politiche commerciali, focus sui rapporti UE-Russia. Non si direbbe da quanto abbiamo ascoltato qua oggi. Tutti si sono rammaricati del fatto che si poteva parlare di politica europea, di migrazioni. Ho sentito adesso l'onorevole Di Battista dire che non si è parlato dei rapporti con la Russia. È vero, ma non ne avete parlato voi, non è che non se ne è parlato. In quest'Aula non si è voluto parlare del vero contenuto dell'ordine del giorno di oggi. Si è voluto usare questo come elemento di polemica politica. Era troppo ghiotta la presenza del Presidente Renzi, evidentemente, e troppo vicina forse a date importanti per l'Italia. Infatti, non c'era nessun obbligo di insultare da questi banchi e non parlare dei temi in oggetto. Io cercherò di farlo, ma risponderò ad alcune sollecitazioni brevemente. 
Chi vi ha scelti ? Onorevole Di Battista, ci hanno scelto i cittadini, come hanno scelto voi. Anzi, nel Partito Democratico sono state fatte anche delle parlamentarie vere, non quelle del blogtaroccate, come si è visto in questi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il nostro popolo ci ha eletto e siamo qua per cambiare il Paese, cercando di farlo con tutta la difficoltà, la pochezza, i nostri limiti, che noi riconosciamo tutti. Mi piacerebbe che la stessa enfasi e lo stesso elenco di nomi che lei ha fatto qui per dire perché l'Europa non è credibile l'utilizzasse per effettuare controlli sulle consulenze che sono state fatte negli ultimi dieci anni all'AMA e che hanno visto, come premio, un assessore essere nominato nella sua giunta a Roma. Forse, se si mettesse tanta foga, come ha messo per dire perché l'Europa non è credibile, per dire perché dovremmo, invece, considerare credibile la giunta romana, le saremmo grati. Riguardo ai nostri lavori, noi siamo disponibili a rimanere in Parlamento dal lunedì al venerdì. Non abbiamo fretta, basta che lo diciate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Fate parte anche voi della Conferenza dei capigruppo, avete un Vicepresidente che fa parte dell'Ufficio di presidenza, mettetevi d'accordo. Abbiamo sempre lavorato, facendo anche le sedute notturne, per approvare la riforma costituzionale. Il lavoro non ci fa paura. 
Parliamo di quello che andremo a fare il 20 e 21 ottobre. Sono temi molto importanti. Noi vogliamo dall'Europa una risposta sicura, ce l'aspettiamo come Paese fondatore dell'Unione europea, come cittadini d'Europa. L'Italia, in questi tre anni, ha saputo più volte indicare la via da percorre in Europa. Io credo, onorevole Saltamartini, che il Presidente Renzi abbia l'autorevolezza per andare in Europa. Capisco che alcuni di voi hanno nostalgie di quando in Europa si raccontavano barzellette e si facevano le corna nelle fotografie. Noi invece vogliamo fare altro: cambiare l'Europa. Cerchiamo di farlo. Alcune aperture sono state fatte al nostro Paese dal Piano Junker, per una visione economica non più basata solo sul rigore, fino al migration compact. Sono tutti successi che possono essere rivendicati dall'Italia. 
Tuttavia la rotta non è completamente invertita. Ancora oggi ci sono importanti Paesi convinti di dover applicare con più rigore regole che, ormai datate, non hanno che danneggiato lo sviluppo del continente europeo. Nemmeno la recente uscita della Gran Bretagna pare aver convinto i burocrati europei ad invertire la rotta. Per questo il Partito Democratico accetta con entusiasmo la richiesta del Presidente del Consiglio di lavorare insieme per Roma 2017 e per portare proposte concrete in un'Europa che, talvolta, appare impegnata in altre faccende, piuttosto che occuparsi delle esigenze vere delle persone comuni. 
Ma veniamo, in breve, ai punti salienti. Innanzitutto vi è la politica commerciale. L'Europa è chiamata a rivedere la propria strategia commerciale. Attualmente la UE controlla un terzo del commercio mondiale, raffigurando il più grande blocco commerciale del mondo, anche se lo sviluppo all'Est di Paesi come la Cina fa prevedere una diminuzione del 26 per cento della sua capacità nel 2020. Il Trattato di Lisbona colloca la politica commerciale comune nell'ambito dell'azione esterna alla UE, togliendo agli Stati membri la competenza sulla protezione degli investimenti esteri e affidando al Parlamento europeo un ruolo da protagonista nella definizione degli obiettivi e della finalità politica e commerciale comune. Pertanto, molto del futuro commerciale dell'Europa, come del nostro Paese, dipenderà dall'esito di accordi con l'Europa e il Nord America, Stati Uniti e Canada, e con Paesi asiatici, come il Giappone. Questi accordi spaventano, vengono visti, più che come opportunità, come l'anticamera dell'invasione di prodotti stranieri, come se non fossimo in grado di essere in un mondo globale iper connesso. La trattativa è lunga e complicata, ma nonostante sia stato chiarito, nero su bianco, che il mandato negoziale sul TTIP, vincolante per la Commissione e approvato all'unanimità dal Parlamento europeo, non intaccherà il principio di precauzione, ossia la base giuridica in base alla quale rimangono fuori gli OGM, i servizi pubblici, la cultura e i diritti dei lavoratori – non sono nella disponibilità negoziale della UE –, il Trattato rischia di naufragare. Certo che è semplice, ancora una volta, dire «no», come anche da questi banchi è stato fatto, piuttosto che trovare soluzioni; e chi pensa che il fallimento di questi trattati sia un bene per i nostri prodotti non ha ben chiara la realtà dei fatti. Oggi, ad esempio la contraffazione, la falsificazione e l'intimidazione del made in Italy alimentare nel mondo ha superato il fatturato di 60 miliardi di euro, con quasi due prodotti su tre in vendita nel mercato internazionale non provenienti dall'Italia. A taroccare il cibo non sono i Paesi più arretrati, ma quelli più ricchi, come gli Stati Uniti e l'Australia; basta fare un giro da quelle parti per vedere il famoso Parmesan prodotto nel Wisconsin o le conserve di San Marzano prodotte in California. Sarà per questo che nel suo discorso di accettazione della candidatura per le file dei repubblicani Donald Trump ha iniziato proprio dalla cancellazione di ogni forma di accordo con altri Stati, partendo proprio dal TTIP. Quindi, prima di far fallire la trattativa, forse bisognerebbe valutare con razionalità le effettive opportunità. Il secondo punto, i rapporti UE-Russia: la situazione da anni è complicata, è complicato lo scenario internazionale, la guerra in Siria, oggi, e, prima, la guerra con l'Ucraina hanno comportato l'allontanamento della politica internazionale dalla Russia con le sanzioni reciproche tra Russia e UE. Questo è servito a rendere più equilibrata la situazione internazionale ? Non credo, come anche il Presidente Renzi ha ripetuto più volte, non è possibile pensare a riappacificare il Medioriente senza coinvolgere la Russia. Continuare il regime delle sanzioni non serve a risolvere le contraddizioni che pure in quel Paese ci sono e che sicuramente devono essere superate. Da ultimo, l'immigrazione. L'Italia ha chiamato l'Europa a fare il proprio dovere, il migration compact è un primo passo. Come il Presidente Renzi ha sottolineato, tuttavia, non tutti i Paesi stanno facendo il proprio dovere e la delusione per il Consiglio europeo di Bratislava sta non solo nella mancata attenzione al problema dell'Africa, ma anche nel fatto che non sono stati fatti passi avanti sulla questione quote nei Paesi soprattutto dell'Est Europa. In questi giorni e anche da questi banchi fino a pochi minuti fa, autorevoli esponenti dell'opposizione hanno accusato il Governo Renzi di aver fallito con la politica dei migranti, dato il numero degli arrivi di questi anni. Ebbene, se invece di passare il tempo a stare sui blog, si stesse nella vita reale, forse si vedrebbe la realtà: Paesi in guerra, il Daesh, carestie imponenti hanno messo in fuga milioni di persone dalle proprie nazioni. Parliamo di questa ipotetica invasione, signor Presidente; secondo i dati del UNHCR dal 1o gennaio al 30 settembre di quest'anno sono sbarcate in Europa più dei 300.000 persone, per la precisione 300.927, di cui 166.746 in Grecia e 131.702 in Italia. La conta prevede, purtroppo, anche 3.498 morti, conta purtroppo temporanea. È molto più semplice gridare all'invasione, piuttosto che cercare una soluzione, salvo poi quando per caso capita di governare, comprendere che i problemi sono molto più complicati che gli slogan di un giorno. Quegli stessi che con felpe di vario tipo dicono di aiutarli a casa loro poi sono gli stessi che in questi anni hanno tagliato i fondi alla cooperazione internazionale, sono gli stessi che quando urlano: prima i cittadini italiani, ignorano o fanno finta di ignorare, perché alla buona fede non crediamo più, quali siano i veri numeri. Vediamoli questi numeri: gli immigrati versano contributi pensionistici pari a 10,9 miliardi e garantiscono 640.000 pensioni agli italiani; le imprese straniere sono 550.000 e producono ogni anno 96 miliardi di valore aggiunto, con 127.000 miliardi di ricchezza prodotta, paragonabile al fatturato della FIAT. Questo dobbiamo ricordare se si vuole pensare prima agli italiani. Se invece vogliamo parlare di Africa, le Nazioni Unite hanno previsto che in quel continente si passi da un miliardo 187 mila persone a 2 miliardi 478 mila persone nel 2050, una crescita del 109 per cento, mentre l'Europa, nonostante l'immigrazione, scenderà di 31 milioni, da 738 a 707 milioni. Ma con questi numeri quale muro potrà fermarli ? E noi che abbiamo il mare e non possiamo costruire i muri cosa dovremmo fare, minare le acque ? Ma è questa la vostra idea di politica ? Penso che sarà cruciale che l'Europa decida da che parte stare, se con quelli che costruiscono i muri o con i Paesi che cercano una soluzione.  Concludo, signora Presidente, dicendo che ci riempie di orgoglio come Paese che il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama voglia concludere il suo mandato internazionale proprio con l'Italia, quel Presidente premio Nobel per la pace che nel suo ultimo discorso alle Nazioni Unite ha ricordato come la paura del diverso e dello straniero faccia costruire muri. Ha concluso il Presidente: non credo che negli Stati Uniti o in Europa il nostro progresso sia possibile se il desiderio di tutelare le identità darà il via alla disunità e agli istinti di dominare sugli altri gruppi; il mondo è troppo piccolo e noi troppo connessi perché si possa tornare a una mentalità di così vecchio stampo. Ed è per questo motivo che il Partito Democratico voterà a favore della risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).