A.C. 2354
Presidente, anche quella sui costi della politica è una discussione vecchia come il mondo: se ne dibatteva già nell'Acropoli di Atene; per arrivare ai tempi più recenti, basti ricordare che quando non c'era il suffragio universale, la politica era affare di pochi e di ricchi, di coloro che avevano i mezzi per farla, e che per primi mandavano avanti i loro personali interessi.
Il cammino della politica è il cammino delle genti, le idee si muovono con le gambe delle persone; e oggi viviamo la maturità della democrazia, possiamo e sappiamo camminare tutti. E sappiamo che fare politica costa: costa decidere e documentarsi, costa la responsabilità di fare la cosa giusta per la collettività; e soprattutto non essere improvvisati e impreparati costa, perché sapete, l'impreparazione e l'improvvisazione sono un costo sociale, e la loro conseguenza è l'immobilismo: immobilismo che vediamo ogni giorno nel governo di questa città, la città di Roma, dove l'unica cosa che si muove sono i soldi che vanno ad ingrossare le tasche dei collaboratori della sindaca Raggi, tutti ricompensati con lauti stipendi a fronte di risultati purtroppo pessimi. Ed è davvero incredibile che delle prime 39 delibere fatte dalla Raggi, 23 riguardino le poltrone: come dire che la quasi totalità dell'attività iniziale della sindaca......è stata rivolta a risolvere questioni interne al movimento ed alle loro famiglie, piuttosto che ad occuparsi degli interessi dei cittadini romani.
C’è un modo per tagliare i costi della politica però, Presidente: questo modo si chiama «fare le riforme». C’è un modo, che però non piace alla casta, perché non le chiede operazioni di maquillagecome quella proposta dall'onorevole Lombardi, ma chiede invece di sacrificare se stessa, chiede alla politica di tagliare le gambe alla poltrona su cui siede. La riforma della Costituzione che voteremo il 4 dicembre chiede proprio questo alla politica: taglia, la nostra riforma, in maniera definitiva 315 poltrone, abbassa gli stipendi ai consiglieri regionali, cancella il finanziamento dei gruppi regionali, elimina il CNEL e le province, supera il contenzioso tra Stato e regioni, istituisce il ruolo unico dei funzionari tra Camera e Senato. Con la riforma, Presidente, si risparmiano 500 milioni all'anno; e cari colleghi, vorrei informarvi che per fare tutto questo basta un semplice «sì» il 4 dicembre: ma immagino che per tutti quelli a cui quella poltrona garantisce una vita agiata, dire «sì» sia un sacrificio inaccettabile, enorme, insuperabile.
Quelli che proponiamo con la riforma costituzionale sono tagli strutturali ai costi della politica, perché andiamo ad eliminare poltrone per sempre: non manovrine elettorali come il tentativo di cui discutiamo oggi. Quello di oggi è un bluff, e proverò a spiegare perché.
C’è in quest'Aula, Presidente, un gruppo politico che guadagna, elettoralmente parlando, e non solo, direi, se le cose non cambiano, se tutto rimane uguale, e questo partito si chiama MoVimento 5 Stelle. Eh sì: se noi cambiamo le cose,......al MoVimento manca la terra sotto i piedi, manca il brodo di coltura in cui sguazza la loro demagogia; ma a noi interessano gli italiani e l'efficienza della loro cosa pubblica, non ci interessa lo show del MoVimento.
Chi vuole cambiare, il 4 dicembre ha la possibilità di farlo per davvero: se vota «sì» cambia, se vota «no» rimane tutto com’è. Noi tagliamo i costi della politica, il MoVimento 5 Stelle invece ha prodotto nuovi politici, diventati casta appena messo piede in Parlamento. Come sono lontani i tempi in cui l'onorevole Di Maio dichiarava: «Occorrerebbe ridurre le indennità dei parlamentari a 2.500 euro netti al mese». Era il 9 agosto 2013. Io mi chiedo: perché i miei colleghi del MoVimento non si sono ancora dimezzati lo stipendio, perché ? Perché l'onorevole Lombardi ha dovuto presentare una legge per riuscire a dimezzare i loro stipendi ? Se è necessario fare una legge, significa che hanno preso in giro i loro elettori: perché, cari colleghi, i 5 Stelle sono nati francescani, ma oggi vivono esattamente come la casta. Resta memorabile, ad esempio, il compleanno sul Tevere di un noto frontman del MoVimento, che dichiarava zero prima di arrivare alla Camera, e che oggi può permettersi invece una festa degna di Jep Gambardella, il protagonista de La grande bellezza di Paolo Sorrentino; e Sorrentino mi scuserà. E chissà se anche quella sera l'onorevole Di Battista avrà urlato «il popolo ha fame», chissà ! Io non c'ero purtroppo per ascoltare il suo grido di dolore.
Quindi, come potrei definire la proposta della collega Lombardi ? Una proposta anti-golden boyspendaccioni ? Perché altrimenti non ci spieghiamo alcune gravi incoerenze ! Come mai oggi ci ritroviamo con una media di oltre 10-11 mila euro mensili spese dal golden boy Di Maio e dal centauro Di Battista ? E come mai...
Ha ragione, mi scusi.
E come mai un cittadino come Sorial – quello che dette del boy al Presidente Napolitano, per capirci –, che si batte il petto sul reddito di cittadinanza, arriva a spendere nel 2015 31 mila euro tra vitto e alloggio ? Per non parlare degli strani casi dell'affitto dell'onorevole Sibilia, quello che tra un allunaggio e l'altro stampa le monete, che pure deve avere qualche problema con le consulenze, a guardare il loro bellissimo sito tirendiconto.it.
Lo dico ai colleghi del MoVimento per il suo tramite, Presidente: ma avete bisogno di una legge per tagliarvi metà dello stipendio ? Perché non l'avete fatto ? Qual è l'ostacolo ? Forza, fatelo ! Non c’è bisogno di una legge: che lo facciano da domani, a prescindere dall'esito del voto, per farci vedere come si passa dagli 11 mila euro ai 2.500 euro netti al mese che predicava francescanamente Grillo durante lo «tsunami tour». Vedremo allora, se non lo farà, se qualcuno verrà espulso !
Ma torniamo a noi: chi si diceva francescano non ha potuto mantenere la parola data, e dopo aver fatto il tragico errore di lanciare la prima pietra, si trova ora al centro di una tempesta di recriminazioni, fatta di scontrini e conti che non tornano. Perché, cari colleghi che siete entrati in Parlamento a zero euro, ora dichiarate cifre importanti tra rimborsi e indennità. Ne cito uno a caso, Di Maio: in tre anni oltre 400 mila euro ! La verità è che non siete riusciti a fare quello che promettevate, perché semplicemente vi siete rimangiati la parola come avete fatto sempre, dal garantismo al francescanesimo.
Ed allora, ci sono tanti modi concreti per rendere trasparenti e leggibili i costi della politica, a cominciare dalle rendicontazioni dei rimborsi, fatte per bene, fatte con una legge seria: seria, perché sul famoso sito tirendiconto.it ci sono cifre a casaccio, senza riscontri, senza scontrini, senza fatture. Dove sono gli scontrini e le fatture ? Bene: qualcuno pensa di poter continuare ad ingannare le persone con la favola di siti dove si rendicontano scontrini presi a casaccio qua e là.
È evidente che il punto dove agire sono le opacità dei rimborsi. A proposito, Presidente, per il suo tramite vorrei chiedere all'onorevole Lombardi di dire ai golden boy che, oltre a girare il territorio......a spese della collettività e andare in TV, ogni tanto potrebbero venire anche in Parlamento: perché sa, il territorio e le televisioni le giro anch'io, ma ho l'87 per cento di presenze in questo Parlamento.
E quindi io il loro lo chiamo assenteismo, il mio lo chiamo «fare il mio dovere». Comunque, io la ringrazio Presidente, e vorrei semplicemente dire ai colleghi del MoVimento che nascondersi dietro le missioni fa tanto casta e poco.