Data: 
Lunedì, 16 Gennaio, 2017
Nome: 
Giuseppe Guerini

Discussione sulle linee generali

Presidente, onorevole sottosegretario Amici, la presentazione di questa serie di mozioni – peraltro annuncio incidentalmente che anche il mio gruppo avrà l'opportunità di depositare nelle prossime ore appunto una mozione – ci consente di fare un ragionamento più complessivo sul tema ed il fenomeno dell'immigrazione, prendendo appunto le mosse dalle richieste delle diverse mozioni che qui sono state illustrate da chi mi ha preceduto. Quindi, vorrei attenermi specificamente e ancorarmi a una serie di dati oggettivi per liberare il campo da tante inesattezze o strumentalizzazioni che sono state in qualche modo propagandate, però credo che sia d'obbligo previamente esplicitare una sorta di premessa metodologica.
Infatti, rispetto le tesi e l'opinione di tutti, però mi spiace e mi duole che non ci sia la presenza del rappresentante della Lega, in quest'Aula, perché, pur nel rispetto delle legittime opinioni di tutti, credo non sia accettabile sentirsi fare lezioni rispetto all'abolizione del reato di immigrazione clandestina –  introdotto dal Governo di centrodestra e ahimè non ancora abolito, ma mi auguro che venga dato corso a quanto anche affermato in questi giorni dal Ministro dell'Interno Minniti –, che è risultata essere una fattispecie completamente inutile che non solo non ha avuto nessun tipo di effetto repressivo ma ha intasato ulteriormente i nostri tribunali, e di cui è stata richiesta l'abolizione da parte di chiunque. Veniva ricordato prima il Presidente della Cassazione, io voglio ricordare il presidente dell'Autorità nazionale antimafia e della Procura nazionale antimafia, perché oltre a essere un provvedimento completamente inutile, una misura completamente inutile, al di là della sua discutibilità dal punto di vista del diritto, ha anche finito per danneggiare le operazioni di rimpatrio dei cittadini irregolari e, soprattutto, ha anche finito per rendere più complicate le indagini a carico degli scafisti, perché le persone che vengono in Italia irregolarmente, ove vengano considerate imputate di un qualche reato, hanno una serie di facoltà anche rispetto all'identificazione di chi è lo scafista, quindi possono sottrarsi alla testimonianza in quanto imputati di reato connesso. Non voglio scendere in particolari eccessivamente tediosi, ma quello che mi preme sottolineare è che è davvero curioso che il rappresentante della Lega Nord venga in quest'Aula a rivendicare il fatto che è stato abolito un reato che non è stato abolito ma che dovrebbe essere abolito a brevissimo, perché oltre ad essere completamente inutile è risultato anche dannoso.
La stessa cosa riguardo al fatto che, secondo la mozione della Lega, noi andremmo con le navi a prendere gli irregolari: vorrei solo ricordare che questo Paese ha subito una condanna da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo, nel 2012 – rispetto a fatti avvenuti quando il Presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi e Ministro dell'interno Roberto Maroni –, per respingimento illegale. Quindi, venire a sentire lezioni di come si dovrebbero fare i respingimenti – che per fortuna sono illegali – da parte di forze politiche che hanno subito condanne in sede europea, e quindi, oltre alla brutta figura, hanno anche fatto spendere dei soldi in sanzioni al nostro Paese proprio perché avevano tentato di fare dei respingimenti collettivi e sono stati immediatamente colpiti e sanzionati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, appare anche qui abbastanza  curioso. Così come il richiamo al permesso di soggiorno per motivi umanitari, che – curiosissimo ! – fu fatto dalla forza politica che esprimeva il Ministro dell'interno, il quale, durante le Primavere arabe del 2011, conferì a tutti i tunisini un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Capisco che ci siano esigenze elettorali e propagandistiche, però, quanto meno, bisognerebbe avere l'accortezza e la decenza di ancorarsi a dati di realtà, perché poi le opinioni sono tutte legittime, i fatti, invece, hanno una qualche oggettività in più.
Chiusa questa premessa su interventi di chi mi ha preceduto, omettendo di citare una serie di altre storture e manchevolezze sulla risposta che è stata data dai Governi precedenti a questo tema, voglio solo ricordare che ormai è quasi d'uopo – è diventato uno stereotipo – iniziare ogni dibattito sull'immigrazione dicendo che quest'ultima è fenomeno ormai strutturale e non più emergenziale – cosa che è assolutamente vera – a partire dalle Primavere arabe del 2011 – che citavo poco fa –, quindi ancora più grave è stata l'inerzia e l'inettitudine di Governi che al tempo non hanno minimamente pensato di procedere a dare una risposta strutturale ma si sono limitati ad arrabattare una qualche risposta a metà strada fra il propagandistico e l'illegale, come ricordavo prima: ogni riferimento al Ministro dell'interno Roberto Maroni non è casuale. Quindi, essendo un fenomeno che è diventato assolutamente strutturale – ripeto che è diventato ormai quasi uno stereotipo fare questa affermazione –, credo che questa sia un'affermazione che dice parte del vero ma non racconta poi del tutto la situazione, per come si è venuta a creare.
È vero che ormai i fenomeni sono ripetuti e costanti e, ahimè, alimentati da guerre civili, guerre, carestie e da situazioni intollerabili nel Corno d'Africa, nell'Africa subsahariana e nel Medioriente, è vero anche, però, che in questi ultimi due, tre anni specificamente il nostro Paese è stato meta di un flusso migratorio davvero imponente, e qui mi rifaccio al puro dato chi veniva prima ricordato e che è stato fornito in bozza alla Commissione di parlamentare d'inchiesta sui CIE, di cui faccio parte: risulta che nel 2016 abbiamo avuto un numero di sbarchi, di persone giunte sulle nostre coste, pari  a 181.400 persone, con un incremento del 6,70 per cento rispetto al 2014 ma addirittura del 18 per cento rispetto all'anno 2015.

  Peraltro, i minori stranieri e erano 13 mila nel 2014, 12 mila nel 2015 e sono più che raddoppiati l'anno scorso, arrivando alla considerevolissima cifra di 25.700 persone. En passant mi auguro che l'altro ramo del Parlamento provveda molto rapidamente all'approvazione definitiva della legge a prima firma dell'onorevole Sandra Zampa, che ridisegna la disciplina per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, che al momento si rifà ancora alla legge n. 328 del 2000. Quindi, credo che sia davvero doveroso riuscire a portare a compimento e all'approvazione definitiva un provvedimento di questa importanza.
  Ovviamente, in parallelo all'aumento esponenziale degli arrivi e degli sbarchi, si è verificato anche un aumento delle istanze di protezione internazionale: i dati di settembre 2016, rispetto a settembre 2015, prevedono addirittura un aumento del 43 per cento. Questo significa che ovviamente il sistema è stato sottoposto a uno stress notevole. Anche per rispondere interventi di illustrazione di mozioni di chi mi ha preceduto, direi che appare quanto meno ingeneroso dire che in questi anni di Governo non sia pesantemente e radicalmente intervenuto in questa materia, a partire dal decreto legislativo n. 142 del 2015, che di fatto ha recepito nel nostro ordinamento delle direttive relative all'accoglienza e alle procedure, e, poi, con una serie di altre misure, che, magari, non hanno ottenuto le prime pagine dei giornali e non hanno fatto clamore, ma credo che abbiano consentito a questo Paese di reggere un urto così imponente in maniera non emergenziale, come siamo stati abituati a fare fino al 2011, ma nel tentativo di gestire il fenomeno con gli strumenti ordinari che i vari livelli dello Stato hanno a disposizione.
  Mi riferisco al fatto che sono state più che raddoppiate le commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale. Nonostante tutti gli indicatori, tutti gli indici e il contesto internazionale facessero supporre un aumento notevole e una pressione migratoria fortissima, non si era mai posto mano a questo importantissimo presidio: in questa legislatura sono state più che raddoppiate. Mi permetto un piccolo inciso, anche rispetto alle ipotesi, che sono circolate, di modifica e di velocizzazione delle procedure. Ho sentito che Pag. 63si starebbe introducendo una sorta di apartheid qualora venisse, in qualche modo, eliminata la possibilità del grado d'appello. Direi di andare un po’ più cauti e più prudenti quando si usano certe affermazioni. Basterebbe studiare la modalità con cui questo Paese riconosce la protezione internazionale e metterla a confronto e compararla con le modalità con cui altri Paesi riconoscono la protezione internazionale per rendersi conto che sostanzialmente in Italia già il grado iniziale, quello innanzi alle commissioni, è un grado paragiurisdizionale. Quindi, credo davvero che sia quantomeno ingeneroso sostenere la tesi che in questo Paese ci sarebbe un denegato accoglimento di tutti gli standard migliori, costituzionalmente previsti, a livello sia nazionale che europeo, per la garanzia e la tutela del diritto ad avere il riconoscimento effettivo del proprio status di rifugiato, o comunque alla propria situazione di protezione internazionale. Un po’ di cautela credo che sarebbe consigliabile.
  Detto questo, a fianco di questo provvedimento, quindi del raddoppio delle commissioni, ricordo l'importantissima decisione della Conferenza unificata del 10 luglio 2014, nella quale si è stabilita la ripartizione pro quota, presso ogni regione italiana, dei flussi dei migranti che sbarcavano sulle nostre coste. Anche in questo caso è curioso che non venga mai ricordato che questo accordo, fatto a Roma, è stato sottoscritto anche da regioni governate non sicuramente dal mio partito, per esempio Lombardia e Veneto. È curioso che venga sottoscritto questo accordo in sede di Conferenza unificata, poi, una volta tornati sui territori, lo si impugni o si cerchi in qualche modo di disconoscerlo. Ci si è assunti delle responsabilità e non capisco per quale motivo si debba poi tornare nei propri territori e urlare all'invasione, laddove è stato sottoscritto dai presidenti delle regioni Veneto e Lombardia che Lombardia dovesse avere il 14 per cento del carico di migranti giunti sulle coste italiane e il Veneto il 7-8 per cento. Sono accordi presi esattamente, specificamente ed esplicitamente, poi, per ragioni che sono facilmente comprensibili, c’è il gioco di tornarsene nei propri territori e disconoscerli e fare finta che, invece, sia lo Stato centrale, perfido e cattivo, che vuole che i nostri territori vengano invasivi dai dai profughi. Fa molto comodo, fa guadagnare qualche decimale di voto in più, ma non depone certo a favore della serietà di chi sostiene queste tesi.
Peraltro, anche in questo caso, mi duole di nuovo che non ci sia il rappresentante della Lega Nord, perché mi sarebbe piaciuto porgli un quesito. Rispetto a una situazione che vede, in questo momento, la presenza di 170 mila profughi ho sentito ancora, anche oggi, parlare di invasione da parte di un movimento che, quando stava al Governo, fece una serie di sanatorie, una delle quali mise in regola 300 mila persone (dovessi definirle come la Lega Nord dovrei dire «300 mila clandestini»). Quindi, se c’è un'invasione in questo momento, con 170 mila persone, immagino cosa voglia dire metterne in regola 300 mila. Lo chiederò, appena possibile, a qualche collega della Lega Nord, visto che qualcuno di coloro che siedono in quei banchi fu anche sottoscrittore e votò a favore della sanatoria a cui sto facendo riferimento in questo momento.
Ma torniamo a quello che ha fatto questo Paese per affrontare questa situazione di particolare imponenza e numerosità degli arrivi presso le nostre coste. Stavamo parlando dell'accordo in Conferenza unificata. È da ritenere altrettanto valido e positivo – a mio modestissimo parere, ancor più positivo – anche il piano nazionale di riparto, che è stato annunciato dal Ministero, in accordo e collaborazione con ANCI, laddove si stabilisce il principio della proporzionalità dell'accoglienza e viene fissato questo famoso tetto e il criterio dei 2,5 posti di accoglienza ogni mille residenti, anche in questo caso nell'ottica di una diffusione degli arrivi di profughi, richiedenti protezione internazionale, che sia più capillare possibile sul territorio nazionale, in modo da evitare macro concentrazioni che non portano sicuramente all'integrazione dei richiedenti e spesso danno origine anche a fenomeni diversi. Ovviamente la concentrazione di migliaia di persone in un unico territorio, in un unico contesto rischia di diventare pericolosa. Anche in questo caso è curioso che venga mossa la critica, giustissima, alla concentrazione di tantissime persone in uno stesso posto da parte di chi, quando era al Governo, ha iniziato, per esempio, l'esperienza del CARA di Mineo. Dal mio punto di vista è una cosa abbastanza paradossale.
Il nostro Paese, inoltre, si è portato a livelli accettabili, anzi direi assolutamente commendevoli all'interno dell'Unione europea rispetto alle percentuali di fotosegnalamento e identificazione, chi erano uno dei nostri talloni d'Achille, perché  Pag. 65probabilmente chi aveva contrattato e pattuito l'Accordo di Dublino nel 2003 – cioè l'accordo che prevede che sia il Paese di approdo quello che deve analizzare e esaminare la richiesta di protezione internazionale, quindi il Paese di primo approdo – si immaginava di poter fare un accordo di questo tipo, assolutamente illogico e che non ha nessun tipo di giustificazione, con il retropensiero, poi, di non identificare le persone sbarcate e favorirne in qualche modo l'espatrio verso altri Paesi dell'Unione europea. Questo Governo e questa maggioranza, pur contestando frontalmente la validità del regolamento Dublino, si è fatta promotrice più volte, in sede europea, di una sua revisione, anche se dobbiamo lamentare il fatto che, purtroppo, siamo fermi al tavolo di un negoziato che sta stentando a decollare e a continuare. In ogni caso, questo Governo ha cercato di ottemperare al resto delle obbligazioni che si era assunto in sede europea, a differenza di altri Governi. Quindi, si è proceduto al fotosegnalamento e all'identificazione di tutti coloro che sbarcano sui nostri territori. Quindi, siamo arrivati, in questo momento, a percentuali di identificazione che sono assolutamente in linea con tutti gli standard migliori richiesti dall'Unione europea.