Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:
il Parlamento è impegnato nell'esame e approvazione della deliberazione del Consiglio dei ministri sulla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali che potenzia il contingente militare italiano in Iraq e le sue funzioni di addestramento per le forze locali;
parallelamente, la deliberazione riconosce la necessità di rafforzare gli interventi di cooperazione come presupposto per una sicurezza duratura;
proseguono le operazioni di liberazione della città di Mosul iniziate dal Governo iracheno nell'ottobre 2016 ed è notizia di queste ultime ore la riconquista di un secondo ponte sul fiume Tigri che collega la zona vecchia della città ai suoi quartieri meridionali, dopo la liberazione della parte orientale a gennaio 2017;
nel corso dell'offensiva e dell'occupazione delle milizie di Daesh nell'Iraq settentrionale le minoranze etnico-religiose sono state oggetto di massacri e violenze di massa, abusi sessuali e privazioni della libertà, in particolare per le donne e per i bambini; i sopravvissuti sono stati costretti a un esodo di massa; dei 550 mila yazidi, 360 mila risultano attualmente sfollati, mentre dei 60 mila cristiani nell'area ne restano ormai soltanto 10 mila;
una delegazione dell'intergruppo d'amicizia Italia-Kurdistan iracheno si è recata a Sulaimaniya, Dohuk ed Erbil per incontrare esponenti politici e istituzionali, nonché rappresentanti delle comunità religiose yazida e siriaco-cattolica;
durante la visita si è manifestato unanime riconoscimento circa la leadership italiana nel programma di addestramento della coalizione; uguale apprezzamento è stato espresso per l'impegno del Parlamento italiano volto al riconoscimento in sede internazionale del genocidio yazida e al deferimento del caso alla Corte penale internazionale;
alla delegazione parlamentare è stato indirizzato l'invito a rafforzare, parallelamente all'impegno dei militari italiani, le iniziative di cooperazione bilaterale e multilaterale per costruire sicurezza e stabilità durature, nonché la necessità di aumentare gli interventi di assistenza e sostegno alle minoranze vittime di Daesh essenziali per la ricostruzione, riconciliazione e coesione della società irachena;
risulta sempre più gravosa la risposta sanitaria per feriti e infortunati più gravi, in particolare tra i minori –:
se il Ministro interrogato non intenda adottare le iniziative di competenza volte a sviluppare, nel contesto della liberazione di Mosul e di una progressiva stabilizzazione del territorio iracheno, anche un dettagliato piano integrato d'intervento per la ricostruzione e la riconciliazione, con particolare riferimento alle minoranze vittime delle offensive e dei crimini efferati di Daesh per le quali si prospetterebbe, come unica alternativa, un esodo migratorio verso l'Europa.
Seduta dell'8 marzo 2017
illustrazione di Lia Quartapelle Procopio, risposta del governo di Angelino Alfano, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, replica di Giuseppe Romanini
Illustrazione
Abbiamo approvato oggi l'autorizzazione alle missioni internazionali, tra cui la nostra missione a fianco e per l'addestramento dell'esercito iracheno, impegnato contro Daesh. Sappiamo, come dicevamo anche dall'interrogazione precedente, che proseguono le operazioni per la liberazione di Mosul, che stanno portando alla luce i tanti e indicibili crimini di cui si è macchiato ISIS. Siamo tornati da poco da una missione di amicizia interparlamentare Italia-Kurdistan, nel corso della quale abbiamo rilevato da parte di tutti gli interventi istituzionali un grande apprezzamento per lo sforzo italiano, in particolare militare, ma anche molta preoccupazione su quello che succederà nel dopo Daesh, su come si ricostruirà la fiducia, il tessuto sociale dell'Iraq. Chiediamo, quindi, al Ministero se si sta già facendo un piano di contingenza per la ricostruzione e la riconciliazione delle zone che saranno – presto, ci auguriamo – liberate dall'influenza di Daesh.
Risposta del governo
L'Iraq, lo dicevamo già poc'anzi, sta vivendo in questi giorni una fase cruciale, poiché la campagna per la liberazione di Mosul procede rapidamente e potrebbe sancire la fine del controllo diretto di buona parte dei territori iracheni da parte di Daesh. Va dato atto che le forze irachene, incoraggiate anche dalle Nazioni Unite, si sono impegnate non poco per assicurare la protezione dei civili e l'accesso agli aiuti. La situazione umanitaria, tuttavia, rimane difficile, ed è per questo che nei prossimi mesi l'attenzione sarà concentrata, oltre che sulle operazioni militari, anche sulle prospettive di ricostruzione e riconciliazione. In questo scenario, l'Italia svolge un ruolo molto importante: a livello bilaterale, continuiamo a sensibilizzare gli iracheni a proseguire, anche quando Daesh sarà stato definitivamente sconfitto, la cooperazione instaurata a Mosul tra il Governo federale e le autorità regionali curde. A Mosul e nella provincia di Ninive convivono, infatti, diverse componenti etniche e religiose, che necessitano di formule politiche inclusive, per potere sperare, un giorno, di vivere in pace.
Intendo risollevare il tema della riconciliazione nazionale la prossima settimana a Washington, alla ministeriale della coalizione globale per il contrasto a Daesh cui mi riferivo poc'anzi, e anche nei miei incontri alle Nazioni Unite, dove l'Italia quest'anno siede tra i membri del Consiglio di sicurezza. Ricordo, poi, che la nostra azione a favore della stabilizzazione delle aree liberate da Daesh, che è alla base per il futuro del processo di riconciliazione, è un'azione forte e riconoscibile. I nostri carabinieri continuano ad addestrare le forze di polizia locali e federali, ad oggi circa 6.800 unità, e a loro spetta il delicato compito di vigilare sulla normalizzazione della vita delle comunità irachene liberate da Daesh. Abbiamo, poi, una grande responsabilità verso quelle popolazioni, ossia quella di proteggere la diga di Mosul.
Sulla diga abbiamo fatto un lavoro importante sia dal punto di vista militare sia da quello infrastrutturale, con i nostri player nazionali di settore che hanno fatto un lavoro straordinario e continuano a farlo. Sul fronte umanitario vorrei, infine, ricordare la preziosa opera della cooperazione italiana, che ha ulteriormente aumentato il proprio impegno a Mosul. È stato, infatti, predisposto un pacchetto di iniziative dell'importo di 4,7 milioni di euro, da realizzare tramite ONG italiane e agenzie ONU per garantire servizi di base a favore degli sfollati, dei profughi che sono ospiti nei campi e delle donne vittime di violenza, tra cui le ragazze yazide. In tutto questo, certamente gli iracheni dovranno fare la loro parte, e molto dipenderà, infatti, dai futuri assetti politici e istituzionali locali, che possono essere decisi solo dalle autorità irachene, seppure con il sostegno internazionale, e cruciali in questo senso saranno le elezioni provinciali previste per il settembre del 2017, ossia di quest'anno, e le elezioni legislative nel 2018.
Replica
Signor Ministro, confido, confidiamo, che le parole che abbiamo sentito oggi trovino nei prossimi mesi concrete realizzazioni in progetti. Abbiamo sentito di uno stanziamento di 4,7 milioni specificamente dedicati a quest'area, e questo ci fa molto piacere, anche se abbiamo riscontrato la difficoltà di questi mesi a costruire dei percorsi, dei corridoi umanitari, in particolare per le donne yazide, che hanno subito, come lei ha ricordato, le violenze di Daesh. Con soddisfazione registriamo l'impegno della cooperazione internazionale per progetti che abbiano a cuore gli sfollati, soprattutto i minori, gli orfani che sono stati vittime delle violenze di quella regione. Noi abbiamo costituito un intergruppo di amicizia Italia-Kurdistan, raccogliendo l'adesione convinta di molti parlamentari, deputati e senatori, all'indomani dell'occupazione militare da parte di Daesh di una parte consistente del territorio curdo.
Lo abbiamo fatto in riconoscimento anche del ruolo che i peshmerga hanno avuto nella contrapposizione militare al fondamentalismo dei tagliagole. Ora che la battaglia sul campo sta per essere vinta, ci sentiamo di insistere perché il nostro Governo, e più in generale la comunità internazionale, si sentano impegnati nei confronti di un popolo che ha subito massacri e violenze, soprattutto a danno delle sue minoranze, e che si sta facendo carico di centinaia di migliaia di profughi e di sfollati in una condizione segnata, tra l'altro, da una severa crisi economica. Noi lo chiediamo perché siamo convinti che soltanto attraverso la cooperazione internazionale possiamo trovare, si possano ritrovare, condizioni stabili di sicurezza in quell'area, per dare una risposta concreta alle minoranze vittime dei crimini, per evitare che siano costrette a disumane migrazioni verso l'Europa, e per mettere un po’ di carburante in quel processo di riconciliazione che si dovrà realizzare, ed in parte si sta realizzando, consapevoli che dalla stabilità di quell'area, di quella regione mediorientale, dipende gran parte della stabilità internazionale.