Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. – Per sapere – premesso che:
la sindaca di Roma Virginia Raggi in una conferenza stampa del 21 aprile 2017 ha preannunciato ricorso da parte dell'amministrazione capitolina contro il decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo del 12 gennaio 2017, che ha istituito il Parco archeologico del Colosseo, e del conseguente decreto direttoriale del 27 febbraio 2017 con cui è stata indetta la selezione pubblica internazionale per il conferimento dell'incarico di direttore del Parco;
in particolare, la sindaca Raggi, nel preannunciare il ricorso, ha lamentato che l'atto organizzativo del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – a suo dire – sarebbe «lesivo degli interessi di Roma Capitale» e produrrebbe una forte diminuzione delle risorse finanziarie dello Stato destinate alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale della Città di Roma;
come noto, la legge di bilancio per il 2017 (legge 11 dicembre 2016, n. 232) ha previsto, all'articolo 1, comma 432, l'adeguamento delle due soprintendenze speciali del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo agli standard internazionali in materia di musei e luoghi della cultura di cui all'articolo 14 del decreto-legge n. 83 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 106 del 2014, così completando la riforma del Ministero avviata nel 2014;
in attuazione di tale disposizione è stato adottato il citato decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo del 12 gennaio 2017 –:
quali elementi di informazione intenda fornire sulla questione, con particolare riferimento alla salvaguardia degli interessi e delle competenze del comune di Roma Capitale.
Seduta del 27 aprile 2017
Illustra Maria Coscia, risponde Dario Franceschini, Ministro dei beni e delle attivita culturali e del turismo, replica Flavia Piccoli Nardelli
Illustrazione
Grazie Presidente. Signor Ministro, come lei sa, la sindaca di Roma ha preannunciato in una conferenza stampa un ricorso al TAR contro il suo decreto ministeriale, che ha istituito il Parco archeologico del Colosseo e, conseguentemente, anche il decreto direttoriale, che ha indetto la selezione pubblica internazionale per l'incarico al nuovo direttore del Parco.
In verità, signor Ministro, a nostro avviso, in questi mesi abbiamo dovuto assistere ad un crescendo di polemiche strumentali su questo tema. L'attuale amministrazione di Roma, invece di concentrarsi sul governo della città, in modo particolare sui problemi drammatici che la città di Roma sta vivendo, sta cercando di spostare l'opinione pubblica su un tema inesistente, in modo particolare su una presupposta lesione degli interessi della città, che sarebbe stata compiuta, appunto, con l'attuazione di questi provvedimenti e l'istituzione del Parco archeologico.
Quindi, signor Ministro, noi, siccome teniamo a quello che è l'interesse della città e dei cittadini romani, le chiediamo di fornire tutte le informazioni e i chiarimenti necessari, affinché l'inconsistenza dei punti contestati sia dimostrata, e di fornire, quindi, anche chiarimenti circa gli importanti risultati già raggiunti.
Risposta del governo
L'interrogazione mi dà modo di riferire, come mi pare corretto, in Aula, di quanto sta avvenendo e su una serie di cose inesatte o false, proprio fatte uscire sui giornali in questi giorni.
Primo punto: non è stata un'improvvisazione del Ministro, ma io ho lavorato con il decreto ministeriale in applicazione di una norma di legge, approvata in leggi di stabilità dal Parlamento, che ha semplicemente consentito di adeguare anche la struttura di Roma, in particolare l'area archeologica centrale e il Colosseo, una delle aree più importanti del mondo, a quello che è avvenuto già in questi due anni in materia di riforma del sistema museale, cioè autonomia, autonomia contabile, autonomia amministrativa, direttori scelti con selezioni internazionali, quella riforma che ha portato i risultati che credo tutti hanno visto a Pompei e a Caserta, agli Uffizi, a Brera, in tutti gli altri musei, che ha portato i visitatori dei musei statali italiani da 38 milioni del 2013 a 45 milioni e mezzo del 2016.
Si può essere contro questo, per carità, si può dire che è sbagliato, ma non si possono dire falsità per motivare la propria opinione.
Primo punto: l'area archeologica centrale di Roma resterà come è oggi, resterà aperta la parte a pagamento, la stessa parte a pagamento, che è già a pagamento oggi. Il resto resterà aperto alla città. Ci mancherebbe altro di costruire una cosa chiusa! E l'accordo di valorizzazione, firmato con la precedente giunta dal sottoscritto, che non ha avuto esito nei mesi successivi, perché c'è stato un rallentamento da parte dell'amministrazione comunale, mantiene intatta la sua validità, se si vuole andare avanti, con l'unico cambiamento che la parte statale sarà rappresentata non più dal sovrintendente, ma dal direttore dell'area archeologica centrale. Ma si può tranquillamente andare avanti.
Secondo punto: ci sarà più efficienza, non meno efficienza in termini di tutela. Prima della riforma, a Roma, il territorio comunale era diviso in tre sovrintendenze distinte, con competenze diverse. Da oggi, da quando entrano in vigore queste norme, ci sarà - e c'è già ora - un'unica sovrintendenza con tutte le competenze e il territorio identico a quello del comune di Roma, unica competenza per la parte archeologica, beni architettonici e beni artistici e, quindi, maggiore tutela.
Oggi il sovrintendente di una città come Roma deve occuparsi contemporaneamente della gestione del Colosseo, cioè del monumento più visitato d'Italia - e capite quanto tempo richiede - e del dare il permesso per l'apertura di una finestra alla Magliana o a Centocelle. Non poteva funzionare come nel resto d'Italia.
Terzo punto e concludo: falso che sono state tolte risorse a Roma! Prima di questo provvedimento, l'80 per cento di risorse restava a Roma e il 20 per cento, come in tutto il resto d'Italia, andava a un fondo di solidarietà, per aiutare i musei che non hanno tanti incassi, a Roma come nel resto d'Italia. Oggi è tutto identico: l'80 per cento delle risorse resta a Roma e il 20 per cento va al fondo di solidarietà. Qual è l'unica variazione? Che, essendo prima tutto nelle mani della sovrintendenza speciale, restava tutto lì. Oggi il 50 per cento resta al Parco archeologico del Colosseo e il 30 per cento va al resto di Roma. Ed è un dato migliorativo, perché, mentre prima le risorse del Colosseo venivano utilizzate per il resto di Roma, in base alle valutazioni discrezionali del sovrintendente (interventi su quel monumento o no, ma senza nessuna garanzia), oggi c'è questo minimo 30 per cento, che garantisce che ci saranno risorse per la sovrintendenza speciale, che resta, peraltro, l'unica sovrintendenza speciale d'Italia.
Replica
Grazie Presidente e grazie Ministro per la sua risposta puntuale, su un tema per noi di particolare rilevanza.
La riforma del sistema museale, avviata nel 2014, che abbiamo condiviso e sostenuto, ha voluto recuperare per il nostro patrimonio culturale un ruolo centrale nelle dinamiche culturali, sociali ed economiche del Paese e l'istituzione del Parco archeologico del Colosseo ne è, per noi, il naturale completamento.
Vogliamo ricordare alla giunta Raggi che la chiarezza dei dati, relativi alla gestione delle entrate del Colosseo e dell'area archeologica centrale, che lei Ministro ha adesso riconfermato ancora (l'80 per cento degli incassi restano a Roma per il Colosseo e i Fori e il resto del patrimonio statale, mentre il 20 per cento va al Fondo di solidarietà nazionale), è condizione preliminare per affrontare correttamente il problema.
I dati, pubblicati sugli ingressi nei luoghi della cultura dello Stato per il 2016, dimostrano che la riforma del sistema museale è servita a riavvicinare i cittadini ai propri istituti e luoghi della cultura e ha rimesso al centro la promozione e la valorizzazione del patrimonio culturale, per il nostro Paese, ma anche per la città di Roma.
Il Parco del Colosseo, che coincide con l'area definita in base all'accordo fra il Ministero e Roma Capitale, il 21 aprile 2015, è stato istituito per mezzo del provvedimento oggi impugnato dal comune e consente di avere una struttura dirigenziale dedicata alla tutela, alla gestione e alla valorizzazione di un sito di eccezionale rilevanza culturale.
Stupisce che sia proprio la giunta Raggi, alimentando false notizie, a creare una conflittualità pretestuosa tra la città e l'area archeologica, che dimostra totale incomprensione dei meccanismi di gestione del patrimonio culturale, incomprensione che può portare solo danni alla città di Roma.