“Il settore dei ‘compro oro’, fino a oggi sprovvisto di alcun quadro normativo organico, verrà regolamentato". Lo dichiara Sara Moretto, deputata del Partito democratico, per commentare l’approvazione, da parte della Commissione Finanze della Camera, del parere da lei proposto in qualità di relatrice sullo schema di decreto legislativo sui “compro oro".
"Oggi – spiega - non è nemmeno possibile sapere con esattezza qual è il numero delle attività di compro oro presenti in Italia e il loro volume d'affari. Secondo il Governo, in assenza di un censimento preciso, anche a causa della difficoltà di distinguere i ‘compro oro’ dalle normali gioiellerie, si stimano circa 28.000 realtà, con un giro d'affari compreso tra i 7 e i 12 miliardi di euro. Tuttavia, il settore sarebbe caratterizzato da una rilevante componente di ‘sommerso’ in quanto, su oltre 20.000 compro oro censiti, soltanto 346 erano registrati all'Albo Professionale Oro della Banca d'Italia, con una discrasia evidente tra il numero che figura nelle banche dati digitali e il dato riscontrato sul territorio. Le nuove norme, che prevedono la costituzione di un albo, la registrazione delle operazioni, l'obbligo di identificazione dei clienti, poteri di controllo e vigilanza da parte di Polizia e Guardia di finanza e un regime sanzionatorio, intendono tutelare i tanti operatori onesti e garantire legalità evitando infiltrazioni criminali. Nelle osservazioni proposte si chiede, al fine di rendere ancor più omogeneo il quadro, di ricollocare questa specifica normativa all'interno del parallelo decreto antiriciclaggio ora in esame alla Camera e si suggerisce al Governo di individuare un meccanismo che consenta di distinguere i compro oro dalle tradizionali gioiellerie che svolgono in maniera solo residuale l'acquisto di preziosi usati e che quindi non dovrebbero essere caricate di eccessivi adempimenti oltre a quelli cui sono già assoggettate. Il principio guida deve essere quello del rischio di esposizione al riciclaggio che varia anche in relazione ai volumi di compravendite effettuate".
“Le informazioni raccolte ai fini antiriciclaggio possano essere utilizzate anche per il contrasto dell'evasione fiscale, un passaggio apparentemente scontato ma che invece è necessario per tutelare gli onesti e supportare l'economia buona di questo paese", conclude.