Grazie, Presidente. Affrontiamo con queste mozioni un tema di drammatica attualità: le decine di migliaia di esseri umani che affrontano la traversata del Mediterraneo su mezzi di fortuna, pur di fuggire alle guerre e alle violenze. Molti, purtroppo, non ce la fanno. Come è stato ricordato, sono migliaia ogni anno i morti, e ancora di più i dispersi di cui non è possibile recuperare i corpi. Si stima che circa 40 mila persone negli ultimi vent'anni siano annegate nel tentativo di raggiungere le nostre coste. L'anno scorso sono state 5 mila; nei primi mesi di quest'anno siamo già oltre mille. Dunque, una strage! Sono stime, appunto, perché di dati ufficiali non ve ne sono e neanche le testimonianze dei soccorritori e dei superstiti consentono di ricostruire con precisione.
Dopo ogni naufragio familiari e parenti vagano disperati per avere notizie dei propri cari, che su quell'imbarcazione dovevano essere ma non si trovano più, e spesso non sanno a chi rivolgersi; a volte li rintracciano già morti e sepolti. Almeno il 60 per cento delle vittime di questa tragedia resta senza un nome. È una situazione che non può lasciare insensibile chiunque abbia a cuore il valore della dignità umana; e lo voglio dire proprio ora, in questi giorni in cui il tema è di estrema attualità su tutte le pagine dei giornali, grazie alle polemiche ingenerose e strumentali scatenate contro la meritoria azione delle ONG impegnate a salvare le vite umane, ONG che noi difendiamo e ringraziamo.
Noi al fianco di queste ONG ci siamo da sempre, non da oggi, e di questo problema ci occupiamo da sempre, fin da quando - non a caso, è stato ricordato -, nel 2013, all'indomani della tragedia di Lampedusa, proponemmo al Governo di istituire un archivio a cui accedere per denunciare la scomparsa di qualcuno o avere informazioni, una banca dati con nomi, provenienze, età, tutto quello che si può sapere. Il Governo raccolse questa proposta, coinvolgendo il commissario straordinario per le persone scomparse, competente per la tenuta del registro nazionale e dei cadaveri non identificati. Grazie alla collaborazione delle ONG, si è così potuto favorire il ritrovamento dei dispersi e anche il riconoscimento di tanti corpi recuperati, un'opera di umana pietà assolutamente doverosa, ma non solo, perché con questo strumento si dà un'identità certa ai migranti morti, e questo risponde anche all'esigenza di garantire a ogni persona un nome, diritto soggettivo inalienabile sancito dalla Costituzione, dalla Convenzione europea dei diritti umani. Poi si tratta di garantire la tutela dei parenti dei superstiti, ad esempio su questioni relative ai ricongiungimenti, all'eredità. Ancora, la banca dati di cui stiamo parlando ci offre informazioni preziose su quanto avviene nel Mediterraneo, per ricostruire le rotte e le strategie degli scafisti; diventa uno strumento utile per la strategia di sicurezza nazionale, ad esempio impedendo che i documenti e le identità di persone scomparse possano essere utilizzati da altri con finalità criminose o di terrorismo.
Di passi avanti se ne sono fatti molti, ricordo il protocollo d'intesa fra il commissario straordinario, l'Università di Milano e il Dipartimento del Ministero dell'interno, che ha consentito di mettere a punto procedure e metodologie all'avanguardia nell'identificazione delle vittime in mare, grazie alla collaborazione e al generoso impegno della dottoressa Cristina Cattaneo, che voglio ringraziare. Si sono definite procedure per fornire supporto a quanti chiedono notizie dei familiari scomparsi, con avvisi diramati nei Paesi di partenza dei migranti con la collaborazione della Croce rossa, dell'Interpol, della Marina militare e della Guardia costiera. Un risultato molto significativo, sul piano simbolico, è stato il recupero dei resti dell'imbarcazione naufragata il 18 aprile 2015 al largo della Libia, quella in cui morirono oltre 700 migranti, la più grande fra le tante tragedie, e il relitto dovrebbe essere ospitato proprio a Milano, nel futuro polo scientifico museale, e rappresentare il punto di riferimento di un museo dell'immigrazione, di un monumento alla memoria.
Registriamo questi risultati con soddisfazione, ma al tempo stesso siamo preoccupati per le carenze organizzative che rischiano di vanificarli: il commissario straordinario può contare su personale insufficiente per far fronte alle 10 mila pratiche aperte, alle centinaia di cadaveri da identificare, alle decine di migliaia di scomparsi su cui fare ricerche. Per questo chiediamo al Governo, con la nostra mozione - e sosteniamo questa mozione, ma anche le altre coerenti con questa impostazione -, di garantire un potenziamento del commissario straordinario per le persone scomparse, tanto sul piano ordinamentale che su quello finanziario; auspichiamo un più efficace trasferimento delle informazioni fra le diverse competenze istituzionali coinvolte, onde evitare sovrapposizioni e garantire la centralizzazione dei dati relativi ai flussi nel Mediterraneo, anche nell'ottica del necessario raccordo fra l'Italia, gli altri Stati europei e i Paesi di origine. Chiediamo di operare ogni sforzo, anche ricercando il concorso delle Nazioni Unite, dell'UNHCR, del Consiglio d'Europa e dell'Unione europea, per intensificare la raccolta dei dati che ci consentano di identificare i troppi corpi ancora senza nome dei migranti morti nel Mediterraneo. Chiediamo al Governo di fare ogni sforzo e di impegnarsi affinché quel relitto del 18 aprile 2015 diventi un monumento alla memoria civile capace di tener vivo il ricordo di quella tragedia. Si tratta, come abbiamo visto, di scelte utili anche alla sicurezza del nostro Paese, anche al Governo, per il problema dei flussi migratori, ma soprattutto si tratta di un doveroso atto di rispetto nei confronti di esseri umani che sono morti perché avevano un'unica colpa, quella di essere nati dalla parte sbagliata del mondo e di inseguire la speranza di una giustizia e di una vita migliore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).