Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:
il comune di Roma vive da settimane una situazione di forte criticità nella gestione dei rifiuti con evidente degrado per la città e disagio per i cittadini ed è sull'orlo di una seria emergenza per la fragilità estrema del sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti;
la chiusura della discarica di Malagrotta nel 2013 ha reso non più rinviabile la costruzione di impianti per il trattamento dei rifiuti adeguati a costruire un ordinato ciclo di gestione dei rifiuti e a garantire a Roma la necessaria autonomia;
al momento tali impianti ancora mancano: il sistema romano è di fatto obsoleto, fondato su impianti di trattamento meccanico biologico che producono rifiuti da rifiuti; da Roma partono ogni giorno oltre 160 tir verso 8 diverse regioni italiane e 55 siti differenti;
la giunta presieduta dalla sindaca Raggi ha presentato il 5 aprile 2017 un piano per i rifiuti che non dà soluzioni concrete e sostenibili e non ha ancora presentato un piano per la realizzazione di impianti adeguati in termini di volumi a trattare i rifiuti di Roma, limitandosi a cancellare di fatto i piani per la realizzazione di quattro ecodistretti programmati in precedenza;
è del 15 maggio 2017 la nomina del nuovo amministratore delegato e presidente di Ama, il quarto nell'arco di undici mesi; solo con un accesso agli atti chiesto dalle consigliere comunali Baglio e Piccolo è stato possibile avere copia del piano industriale di Ama, approvato il 4 maggio 2017 dall'avvocato Giglio, amministratore esautorato il 15 maggio 2017; il piano non contiene gli investimenti necessari a realizzare impianti adeguati e limita di fatto la capacità gestionale della società pubblica Ama, di fatto a vantaggio di altri operatori, anche privati;
nel fabbisogno indicato dalla regione Lazio risulta la necessità di una discarica di servizio per Roma, ma continua a mancare l'indicazione dell'area;
Roma fa affidamento in questi mesi su un trasferimento di rifiuti indifferenziati verso l'Austria, giustificato nel suo avvio con la necessità di tempo per programmare e realizzare la rete degli impianti necessari al trattamento dei rifiuti che è stata però bloccata dalla giunta Raggi senza alcuna valida sostituzione –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di piani comunali che garantiscano una gestione sostenibile e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per scongiurare il rischio di una seria emergenza rifiuti nella capitale.
Seduta del 17 maggio 2017
Illustrazione di Roberto Morassut, risposta del governo di Gian Luca Galletti, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, replica di Stella Bianchi
Illustrazione
Grazie, Presidente. Grazie Ministro, nella capitale si profila un'emergenza rifiuti: ogni giorno si producono 5.000 tonnellate di rifiuti dei quali un terzo viene trattato in due impianti di trattamento meccanico-biologico. Questi impianti sono oggi al limite della pressione e già hanno una efficienza compromessa. Il resto, in assenza di impianti per la chiusura del ciclo dei rifiuti e di luoghi per lo sversamento, ha un destino incerto: ogni giorno da Roma partono 160 TIR di rifiuti verso 8 regioni e 55 localizzazioni di destinazioni delle quali molti sono oggi impossibili da utilizzare nei prossimi mesi. L'Amministrazione Raggi della capitale, il 4 maggio, ha varato un piano industriale, modificandolo nei giorni scorsi e licenziando anche l'amministratore delegato di Ama, l'azienda della nettezza urbana e dei rifiuti.
Il piano non prevede nuovi impianti, non prevede una discarica come richiesto dalla regione Lazio e ha cancellato quattro eco-distretti già previsti. Si chiede quindi di sapere se il Ministro conosce i piani comunali e se non ritenga che emerga la possibilità di un'emergenza rifiuti nella Capitale.
Risposta del governo
Grazie, signor Presidente. Grazie anche agli onorevoli interroganti per darmi la possibilità di rispondere su un quesito di così grande attualità. Come ho già avuto modo di dire in altre occasioni le criticità sulla gestione dei rifiuti di Roma Capitale continuano a riprodursi ormai in modo ciclico a causa della carenza impiantistica, come ricordava lei. Io sono mesi che denuncio questa situazione. Non mi limito e non mi sono limitato certamente solo a questo: ho avuto modo, con le strutture, di collaborare con la regione Lazio e anche attraverso le strutture dal punto di vista tecnico, con Roma capitale.
Nella regione Lazio il solo comune di Roma produce, lo ricordo, più del 50 per cento dei rifiuti complessivi senza avere peraltro impianti adeguati. È un'anomalia che rende ancora più urgente agire per evitare che questa situazione di emergenza diventi nel tempo la normalità per la gestione dei rifiuti a Roma. Non è accettabile che una città come Roma continui ad inviare circa 110-120 tonnellate al giorno di rifiuti urbani a impianti di termovalorizzazione austriaci come accade oggi. Tale quantitativo presumibilmente oltretutto verrà raddoppiato per sopperire almeno in parte alle attuali problematiche del servizio di raccolta e potrebbe ancora aumentare se non si programmeranno e quindi realizzeranno in tempi brevi interventi strutturali adeguati. Ribadisco che il ricorso al trasporto transfrontaliero dei rifiuti all'estero non può mai essere contemplato come l'ordinaria gestione di smaltimento dei rifiuti di una capitale europea, senza considerare che il costo del trasporto ricade sulla bolletta della TARI dei cittadini romani.
Il piano per la gestione dei materiali post-consumo recentemente approvato dalla giunta capitolina è ambizioso sulla raccolta differenziata e il recupero ma non dà soluzioni concrete per la gestione sostenibile del ciclo dei rifiuti in questa fase e nel transitorio fino al raggiungimento di tali obiettivi. Per chiudere il ciclo dei rifiuti è essenziale la cooperazione tra la regione e il comune di Roma. È quest'ultimo - lo ribadisco con forza - che deve individuare i siti dove realizzare l'impiantistica necessaria. È dunque oggi indispensabile che venga presentato a breve un piano regionale di chiusura del ciclo dei rifiuti che risponda alle regole e principi comunitari, in particolare quello di prossimità di smaltimento dei rifiuti, da realizzarsi con le modalità che saranno individuate dalle singole amministrazioni competenti nell'ambito della loro autonomia. È stato avviato, ribadisco, un positivo confronto con la regione Lazio che è ancora in corso mentre non è stato ancora possibile un incontro con il comune di Roma cui abbiamo evidenziato la necessità di una compartecipazione di tutti gli enti nell'ambito delle rispettive competenze. Il Governo e io personalmente restiamo comunque disponibili a dialogare in qualsiasi momento.
Replica
Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per le sue parole e per l'attenzione che ha dimostrato ancora oggi e confermo tutta la nostra preoccupazione per il fatto che un sistema così fragile come quello di gestione dei rifiuti di Roma non stia trovando da parte dell'amministrazione comunale guidata dalla sindaca Raggi l'attenzione che spetta alla città per evitare situazioni di degrado come quelle che vivono i cittadini di Roma e come quelle che sono sulle pagine dei giornali di tutto il mondo e per evitare quella che rischia di diventare un'emergenza molto seria verso la quale purtroppo continuiamo a correre.
La preoccupazione che abbiamo, Ministro, è la sua preoccupazione, quella che ha appena espresso: l'assenza di una mancanza di un piano serio e sostenibile da parte dell'amministrazione comunale che ha la responsabilità in questo ambito e che fin qui si è limitata a cancellare i piani dei quattro eco-distretti che erano previsti nella gestione precedente. In assenza di un piano serio – faccio eco a quanto ci ha appena detto, Ministro - viene meno la giustificazione per il trasferimento transfrontaliero di rifiuti indifferenziati. È impensabile che una capitale del nostro Paese mandi in Austria i rifiuti indifferenziati se non perché ha bisogno di tempo per realizzare la rete degli impianti necessari. Ma in assenza di un piano concreto, con tappe precise che individuino gli investimenti e gli impianti da realizzare in città, non si capisce, davvero, per quale motivo dovremmo continuare a giustificare l'invio di treni con rifiuti indifferenziati verso l'Austria. Fin qui abbiamo visto cambi al vertice nell'assessorato e nell'amministrazione dell'AMA, ben quattro amministratori delegati in 11 mesi, ma nulla di concreto; un piano fantasioso da parte dell'amministrazione comunale, un piano industriale di AMA approvato il 4 maggio che noi siamo riusciti a vedere solo perché due consigliere comunali hanno chiesto l'accesso agli atti all'AMA, le consigliere Baglio e Piccolo, e in questo piano, purtroppo, abbiamo visto una mancanza di investimenti adeguati, una mancanza di indicazione degli impianti necessari. L'AMA passa da un'autonomia industriale del 20 per cento al 29; è scritto nero su bianco dall'AMA, che, di fatto, la gestione dei rifiuti di Roma la vogliono affidare ad altri soggetti e non a un soggetto pubblico partecipato al 100 per cento dal Comune, ma a soggetti che con tutta probabilità sono anche privati. Ora, il nuovo vertice ha detto di voler rivedere il piano industriale di AMA - e consenta una notazione di colore - perché manca un soggetto fondamentale alla realizzazione del piano industriale di AMA e cioè la Scuola Agraria del Parco di Monza. Allora, noi non vorremmo che la città di Roma fosse esposta a una improvvisazione e a una mancanza di piani concreti per la gestione dei rifiuti e non vorremmo vivere un'emergenza rifiuti nella Capitale.