Grazie, Presidente. Mi spiace che si pensi che il Parlamento e la maggioranza sia insensibile rispetto all’elemento centrale della mozione che noi stiamo discutendo cioè l’aspetto umanitario. Giustamente tutti i colleghi che sono intervenuti sia pur rappresentando punti diversi hanno sottolineato la drammaticità della situazione.
Secondo la FAO quella nello Yemen è la crisi alimentare più grave al mondo: 17 milioni le persone che necessitano di assistenza alimentare, delle quali 7 milioni si trovano in una situazione di emergenza; 2.200.000 bambini soffrono di mal nutrizione e ancora decine di migliaia di persone uccise o ferite; un sistema sanitario al collasso; 100.000 casi sospetti di colera; violenze sulle donne e i bambini e, come è già stato ricordato, oltre 2 milioni il numero totale di bambini yemeniti che non frequentano la scuola. Certamente uno degli elementi di questa gravissima situazione alimentare è legato anche alla situazione di blocco aereo e navale imposto allo Yemen sin dal marzo del 2015. Sarebbe però profondamente ingiusto dire che noi facciamo solo delle parole. Il nostro Governo è intervenuto e sta intervenendo con 10 milioni di euro di aiuti umanitari nel biennio 2017-2018. Si tratta del doppio del contributo rispetto al 2016. Non basta. Non è solo il Governo ma anche la cooperazione italiana che sta intervenendo anche con un impegno delle associazioni e del mondo privato nel settore della sicurezza alimentare, dell’assistenza sanitaria, della prevenzione della violenza di genere e dell’istruzione. Non c’è da parte italiana solo un impegno personale ma c’è anche un impegno perché gli altri Paesi facciano la stessa cosa. Oggi alle Nazioni Unite il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione Alfano ha richiamato questo punto fondamentale. L’ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari ha stimato una spesa di 2 miliardi e 100 milioni di dollari per il 2017 ma dai Paesi donatori ne sarebbero arrivati meno di un terzo. È quindi necessario impegnare il nostro Governo anche in considerazione della nostra presenza nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite affinché l’Onu possa rafforzare l’appropriazione di assistenza umanitaria nello Yemen e fronteggiare così tale gravissima crisi.
Esiste un secondo profilo e, quindi, una seconda linea di impegno, che è il profilo politico. Le crisi umanitarie nascono infatti da situazioni politiche, da conflitti politici che sono già stati ricordati. Questa situazione espone la regione a gravi rischi per la stabilità. Vi sono naturalmente infiltrazioni di organizzazioni terroristiche. Vi sono gravissime violazioni delle leggi di guerra. Di fronte a questo è urgente una iniziativa politica: la ferma condanna di tutti gli attacchi terroristici prima di tutto; l’esortazione al Governo dello Yemen ad assumersi le proprie responsabilità nella lotta contro l’ISIS e contro tutte le organizzazioni terroristiche - in questo senso è importante l’iniziativa del Ministro degli esteri oggi all’ONU - ancora l’impegno a far rispettare il diritto internazionale, anche prendendo provvedimenti affinché i responsabili dei crimini di guerra vengano perseguiti penalmente a livello internazionale. Ma non può esservi solo un’iniziativa di questo genere. È essenziale che l’Italia si faccia anche protagonista di un processo negoziale inclusivo alle Nazioni Unite, agevolando lo sforzo che già si sta facendo a livello del segretario generale e dell’inviato speciale e a livello di Unione europea ma anche assumendo una iniziativa in altri conflitti.
Penso al Libano dove l’Italia ha saputo assumere un ruolo attivo grazie alla propria posizione e anche in questo caso si dovrebbe valutare se proprio il nostro Paese non possa ospitare una conferenza internazionale di pace.
Infine, la terza questione riguarda la questione degli armamenti; la mozione che illustro non è reticente sul punto: ricorda la crescita delle vendite internazionali di materiali di armamento, ricorda le preoccupazioni, espresse anche dall’Amministrazione degli Stati Uniti, nei confronti dell’uso di marmi nei confronti dei civili e, quindi, al di fuori del diritto umanitario; ricorda puntualmente la legislazione italiana, chiedendone una puntuale applicazione e di più, anche una sua rivisitazione, una implementazione laddove noi dovessimo accorgerci che la legislazione italiana, come si dice, pur così scrupolosa e articolata, non è uno strumento sufficiente per intervenire e poi ricordando la tanto citata risoluzione del Parlamento europeo che nessuno qui intende indebolire, ma anzi viene assunta nelle premesse come impegno implicito a rafforzare quello che viene qui ricordato, come un invito ad avviare un’iniziativa finalizzata all’imposizione, da parte dell’Unione europea, di un embargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita.
Questa è un’iniziativa che noi vogliamo assumere dentro l’Unione europea, perché questo è il tratto caratteristico della nostra politica estera, che si sta impegnando anche sul fronte della difesa e se per la prima volta noi oggi possiamo parlare di un sistema comune europeo di difesa e dunque di una regolazione comune di tutto ciò che riguarda gli strumenti di difesa e quindi anche il traffico e il commercio delle armi, se noi lavoriamo dentro questa linea fortemente europeista, non possiamo non fare anche di questo impegno per la pace e per un controllo delle armi nei confronti di questi Paesi un impegno europeo.
Per questo, l’impegno politico che noi qui assumiamo non è semplicemente quello di attuare più scrupolosamente ciò che il nostro Paese è già tenuto a fare dalla legislazione nazionale, ma a trasferire in sede europea questo impegno, per un più forte aiuto ed assistenza umanitaria, per dei negoziati politici inclusivi e per un controllo rigoroso del traffico di armi all’interno di questi Paesi, che, come è stato detto più volte, violano il diritto internazionale e non rispettano i diritti umani e per questo io esprimo il voto favorevole del Partito Democratico alla mozione a prima firma Quartapelle .