Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 15 Novembre, 2017
Nome: 
Michele Nicoletti

 

A.C. 56-D

Presidente, ho ascoltato con attenzione le dichiarazioni di voto dei gruppi politici che mi hanno preceduto, anche e soprattutto dei gruppi di opposizione, che hanno sollevato in quest'Aula temi che meritano attenzione e rispetto e che tuttavia non vedono la maggioranza indifferente. Penso, in particolare, alla questione più volte citata dei ladini del Veneto, che certamente aspettano una soluzione adeguata per una piena tutela e valorizzazione e che tuttavia sono oggetto di attenzione da parte del Governo. Penso all'iniziativa del Fondo dei comuni di confine, con la commissione presieduta dal collega De Menech, che ha stanziato 800 mila euro a sostegno dei comuni di questa zona. E così anche alle legittime preoccupazioni per tutti i gruppi e le minoranze della regione Trentino-Alto Adige, anche del gruppo italiano, che certamente non vive nelle condizioni drammatiche che ci ha descritto la collega Biancofiore, ma che merita attenzione e rispetto, più però che con provvedimenti di carattere ordinamentale con delle politiche attive che richiedono la collaborazione di tutti i gruppi.

Ma qui stiamo parlando di un'altra cosa, stiamo parlando di una proposta di legge costituzionale che modifica lo statuto della regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol per una più piena tutela delle minoranze linguistiche di questa regione. Penso che su questo punto dobbiamo esprimere l'apprezzamento anzitutto all'iniziativa del collega Alfreider, della collaborazione positiva con il Governo, di tutti quelli che hanno contribuito nelle Commissioni e in Aula ad arrivare a questo testo, come è stato detto, sia da parte della maggioranza che da parte dell'opposizione.

Penso che possiamo oggi essere orgogliosi dell'atto che stiamo compiendo, per due ragioni. Primo, perché il sistema della Repubblica italiana di tutela delle minoranze linguistiche che è nato con la Costituzione italiana, con gli statuti delle autonomie speciali e che è stato variamente rafforzato dalle politiche attive ha funzionato, e oggi noi possiamo guardare a testa alta e presentarci come un modello positivo nei confronti dei tanti conflitti che drammaticamente si aprono nel continente europeo, non ultimo quello della Catalogna che è stato menzionato.

La via giuridica alla convivenza pacifica, la via del rispetto della Costituzione e della trasformazione dinamica delle leggi di rango costituzionale è la via italiana, con cui l'Italia ha risposto anche a stagioni drammatiche che hanno visto anche episodi di terrorismo, e solo la scelta da parte di tutti i gruppi della via pacifica, della via giuridica della responsabilità collettiva ha consentito oggi di avere questo modello che noi vogliamo non modificare, ma implementare qui, per quell'idea di un'autonomia dinamica e progressiva che comprende che la tutela dei diritti fondamentali, compresa quelle delle minoranze, ha bisogno di un costante aggiornamento. Perché lo scopo non è, come è chiaro a tutti, solo la tutela delle minoranze linguistiche, cioè una politica meramente distensiva, ma è qualche cosa di più ambizioso: è una valorizzazione delle minoranze linguistiche, qualcosa che riguarda non solo loro, ma riguarda noi, perché la nostra idea non è solo quella di tutelare i diritti fondamentali dei singoli e dei gruppi, ma è quello di tutelare un modello di società che fa della pluralità una ricchezza; e per questo anche da parte della maggioranza la tutela della minoranza non è solo un dovere, ma è un interesse: noi siamo interessati a vivere entro una società plurale, all'interno della quale ognuno può parlare la sua lingua, esprimere la propria cultura, rimanere fedele alle proprie tradizioni e portare dentro la comunità più ampia la propria soggettività.

Questo è tanto più importante in un momento in cui sembrano prevalere il sovranismo nazionale o l'esaltazione del primato dell'etnia o lo sciovinismo o il razzismo o la xenofobia in tante parti d'Europa; e guardate che con questo piccolo atto noi lanciamo un messaggio di nuovo alla comunità europea: procedete sulla strada del diritto e del rafforzamento dei diritti delle minoranze, questa è la via per avere un'Europa in cui la pluralità si trova in sintonia con l'armonia e con l'unità.

Questa è la sfida non solo per le nostre minoranze interne, ma anche per le nostre minoranze esterne: si aprirà tra qualche tempo una raccolta di firme per il Minority SafePack da presentare alla Commissione europea, in cui sarà importante che tutta l'opinione pubblica europea rafforzi i diritti delle minoranze anche all'estero. Pensiamo anche ai tanti italiani che negli altri Paesi non possono pienamente accedere ai programmi televisivi o ai siti Internet: la tutela delle minoranze, ovunque esse si trovino, è la sfida dell'oggi e del domani.

Io penso che oggi abbiamo un altro motivo di orgoglio, che è anche il consenso ampio che è stato raggiunto attraverso il lavoro parlamentare. È proprio questo il senso del dibattito nelle Commissioni e nell'Aula: quello di ritrovare punti di convergenza più ampia, perché la difesa delle minoranze è tanto più forte non solo se abbiamo degli istituti giuridici più forti, ma se abbiamo una cultura delle maggioranze più forte, se abbiamo una cultura della non discriminazione, se sempre più persone guardano alle minoranze di qualsiasi tipo come ad un valore, come qualche cosa che appunto fa parte della nostra vita, e perciò questo consenso è qualche cosa di importante.

Quello che contiene il provvedimento è ampiamente noto, perché siamo alla seconda lettura e già gli interventi che mi hanno preceduto lo ricordano. Voglio però ricordare un paio di elementi. Prima di tutto l'elemento dell'autogoverno: la protezione delle minoranze non è protezione di oggetti ma è valorizzazione di soggetti, e questo provvedimento va nella direzione di valorizzare la soggettività e il protagonismo politico della minoranza ladina, sia con le forme di rappresentanza dei ladini dentro le istituzioni rappresentative, sia dentro la commissione paritetica sia, per quanto riguarda la provincia autonoma di Trento, il riconoscimento delle forme anche originali di organizzazione della loro autonomia come il Comun General de Fascia, che trova qui per la prima volta nello statuto il suo riconoscimento e la sua valorizzazione. Perché questa è l'autonomia: non solo protezione di lingua, non solo protezione di cultura, ma riconoscimento della soggettività politica, valorizzazione delle capacità di autogoverno, e anche della creatività istituzionale delle minoranze.

A me pare che di questo provvedimento per questa ragione possiamo essere tutti orgogliosi. Questa è l'idea degli ordinamenti politici come comunità, di comunità. E in questo senso quello che qui stiamo facendo, trovando una più forte valorizzazione e una migliore armonizzazione della comunità ladina entro la più ampia comunità provinciale e regionale, nazionale ed europea va esattamente in questa direzione, di una rafforzamento della nostra idea di comunità. Per questo il Partito Democratico esprime il suo pieno sostegno a questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).