Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
il problema dei rifiuti dispersi in mare e lungo le coste (cosiddetto marine litter e beach litter) sta assumendo proporzioni sempre più preoccupanti: i cotton fioc sono il rifiuto che inquina di più le spiagge italiane – circa cento milioni di pezzi – mentre oltre l'80 per cento dei rifiuti sulle spiagge è rappresentato da plastiche;
la plastica costituisce il 97 per cento dei rifiuti in mare e la cattiva gestione dei rifiuti a monte resta la principale causa del fenomeno: un'indagine di Enea ha identificato l'85-94 per cento delle plastiche raccolte come polimeri termoplastici, in prevalenza polipropilene e polietilene a bassa ed alta densità, materiali che per semplice riscaldamento possono essere rimodellati e riciclati;
l'indagine ha monitorato anche le fonti d'inquinamento da microplastiche che, per le dimensioni inferiori a 5 millimetri, non vengono trattenute dagli impianti di depurazione delle acque reflue. I frammenti, prodotti dalla degradazione delle plastiche, rappresentano il 46 per cento degli «oggetti» rinvenuti lungo le spiagge italiane;
le microplastiche sono la causa principale dell'introduzione di plastica nel biota: esse vengono ingerite direttamente dagli organismi acquatici con conseguenti lesioni interne, ridotta fecondità, disturbi ormonali, intossicazioni da sostanze chimiche e bioaccumulo nella catena trofica;
la misura del fishing for litter, ovvero del coinvolgimento dei pescatori nella raccolta dei rifiuti in mare, indicata nell'ambito della strategia marina del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, è buona ma non basta. È indispensabile prevenire il problema, attuando campagne di sensibilizzazione e lavorando sull'innovazione di processo e di prodotto e sull'avvio di una filiera virtuosa del riciclo;
è, inoltre, necessario espandere gli accordi di programma previsti dall'articolo 27 della legge n. 221 del 2015 (cosiddetto collegato ambientale), anche attraverso l'emanazione del decreto previsto dal comma 2 del medesimo articolo;
secondo l'Unep (United Nations environment programme) l'impatto economico derivato dai rifiuti nei mari del pianeta è di 8 miliardi di euro l'anno e la spesa europea per la pulizia annuale delle spiagge è stimata in circa 412 milioni di euro;
il 4 dicembre 2017 è iniziato a Nairobi un vertice Onu per un accordo globale contro l'inquinamento legato ai rifiuti di plastica negli oceani e nei mari, con rappresentanti di circa cento Paesi, per scongiurare lo scenario dell'Unep che prevede che nel 2050 la quantità di plastica eguaglierà quella dei pesci –:
quali siano le iniziative e le strategie del Governo in relazione al problema del marine litter.
Seduta del 6 dicembre 2017
Illustra Enrico Borghi, Risponde Gian Luca Galletti Ministro dell'Ambiente, Replica Enrico Borghi
Illustrazione
Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, c'è un tema di carattere globale che interessa anche il nostro Paese e cioè il tema relativo ai problemi dei rifiuti dispersi in mare e lungo le coste. Potrà sembrare paradossale, ma uno dei problemi più rilevanti sotto questo profilo è derivante dalla presenza di 100 milioni di pezzi di “cotton fioc” oggi presenti sulle nostre coste e l'80 per cento dei rifiuti sulle nostre spiagge è rappresentato da plastiche che stanno assumendo dimensioni di microplastiche e in conseguenza di ciò entrano nei cicli alimentari degli organismi acquatici e da lì direttamente all'interno del ciclo alimentare anche delle persone. Noi siamo preoccupati del fatto che non si dia seguito a quanto previsto dal collegato ambientale sotto questo aspetto e più in generale chiediamo quali siano le iniziative e le strategie del Governo in merito.
Risposta
Grazie, signor Presidente, e grazie anche all'onorevole interrogante. Il problema della marin litter è da tempo al centro, come l'onorevole Borghi sa, dell'attenzione del Ministero dell'ambiente, è oggetto di programmi e iniziative, sia a livello nazionale che internazionale, per contrastare la dispersione dei rifiuti nell'ambiente marino.
Già dal 2011 il Ministero ha finanziato i primi studi sull'impatto delle microplastiche sugli organismi marini, un'iniziativa coerente con la messa al bando degli shopper che l'Italia, primo Paese in Europa, ha deciso già nel 2010.
L'Italia ha posto la questione globale della spazzatura marina fra i temi centrali del G7 ambiente che si è svolto a giugno a Bologna. Nella dichiarazione conclusiva di quel summit, tale impegno è stato riaffermato da tutti gli Stati, confermando il piano d'azione per combattere rifiuti marini ed esprimendo preoccupazione, in particolare, per i rifiuti di plastica e le microplastiche, che rappresentano, come diceva lei, una vera minaccia della biodiversità globale.
In questo ambito è stata riconosciuta l'esigenza di riduzione progressiva delle plastiche monouso e delle microplastiche, per evitarne la dispersione nell'ambito marino, anche attraverso la ricerca sui loro sostituti. Su questo, come ho detto, l'Italia si è posta da tempo in una posizione avanzatissima, non solo a livello legislativo, ma anche grazie allo sviluppo di un settore come quello della chimica verde, caratterizzato da innovazione e ricerca di soluzioni ambientalmente più sostenibili.
Ricordo, inoltre, che nell'ambito della recente presidenza italiana del G7, l'Italia ha promosso il settimo programma d'azione per l'ambiente, nonché la strategia per l'ambiente marino. Sempre in quella sede, il Ministero ha rinnovato il suo impegno con un evento condiviso con la Francia nell'ambito della coalizione internazionale Stop Plastic Waste, rafforzando l'impegno lanciato in occasione della Cop22 a Marrakech.
Nell'ambito del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca sono stati inoltre aperti bandi europei che hanno quale attività prioritaria la riduzione dei rifiuti marini.
Il Ministero dell'ambiente ha avviato, nel 2015, un importante programma di monitoraggio nazionale per la valutazione continua dello stato ambientale delle acque marine. Le attività sono state affidate alle ARPA e coprono tutte e tre le sottoregioni marine italiane.
Vi è, poi, la strategia marina, con tre nuove misure in relazione ai rifiuti marini, e nel luglio scorso è stato sottoscritto l'accordo di programma per la pulizia dei fondali marini per il porto di Porto Cesareo ed è in corso di sottoscrizione l'accordo per i porti di Savona e di Vado Ligure.
Replica
Grazie, Presidente. Come Partito Democratico esprimiamo soddisfazione per le assicurazioni e le informazioni che ci sono state consegnate qui dal Governo. È importante che l'Italia permanga nel gruppo di testa delle nazioni che ritengono di dover dare seguito alle indicazioni che le Nazioni Unite hanno voluto dare anche alla Conferenza degli oceani dello scorso giugno a New York, in considerazione del fatto che, sulla base delle analisi di scenario fornite, il 2050 potrebbe essere addirittura l'anno in cui, qualora non si adottassero delle politiche attive e degli interventi, la quantità di plastica negli oceani raggiungerebbe la quantità degli organismi viventi nei medesimi. Quindi, capiamo e già questi elementi ci fanno comprendere quanto sia importante intervenire ed è importante il fatto, come ha ricordato il Ministro, che si lavori sull'introduzione nell'innovazione di processo e sull'introduzione di questi temi all'interno del riorientamento delle filiere economiche e produttive. In una battuta, potremmo dire che deve diventare conveniente salvaguardare il mare, non inquinare di plastiche le nostre spiagge e rendere opportuna una migliore fruibilità. E in questo senso riteniamo che le indicazioni legislative che questa legislatura che si va compiendo ha dato sono assolutamente rilevanti e pensiamo che la diciassettesima legislatura, sotto questo profilo, sarà ricordata come un momento di svolta in questa direzione.