Signor Presidente, ringrazio vivamente la sottosegretario Biondelli, a cui rivolgo i miei auguri per le sue deleghe e, in particolare, per la soluzione di questo tema, o almeno per una buona gestione di questo problema, che da molto tempo ci occupa e occupa questo dibattito e quest'Aula.
Questa in realtà è una nuova mozione. Ci troviamo a discutere nuove mozioni su una questione che, però, si trascina ormai da diversi anni. In queste settimane, così come d'altra parte nei mesi più recenti, questo problema dei minori stranieri non accompagnati si è riproposto, dopo che è andata crescendo un po’ ovunque l'attenzione dell'opinione pubblica sul fenomeno degli sbarchi via mare, ripresi ovviamente con il buon tempo, con il tempo clemente e favorevole, quindi molto intensificati.
Una particolare attenzione dell'opinione pubblica e dei media ha cominciato a concentrarsi e a riservarsi, comprensibilmente, sulla presenza, tra questi migranti adulti, di giovani e giovanissime persone, con un'età media che va dai 16 ai 17 anni, 17 anni e mezzo. Ma tra loro non sono pochi i tredicenni, i quattordicenni, i quindicenni. Si tratta di persone di età minore e che sono sole, cioè arrivano a sbarcare o arrivano via mare dall'Afghanistan e da altri Paesi – come la Romania, per esempio, che comincia anche a riservare, da questo punto di vista, numeri significativi – non accompagnati, cioè senza la presenza di adulti con loro, di genitori o di parenti di primo o di secondo grado.
Nel meritevole lavoro di informazione su questo fenomeno non è stato infrequente imbattersi nel termine «emergenza»: ebbene, si parla di «emergenza minori». Potrei fare l'elenco dei quotidiani e dei periodici che hanno parlato di emergenza, ma in realtà, come ho cercato già di accennare, la verità è parecchio distante da ciò che questo termine evoca. Tutto è, infatti, quello che sta avvenendo fuorché emergenza. Dopo la cosiddetta «emergenza Nord Africa» del 2011, era, infatti, del tutto prevedibile il ripetersi di questo fenomeno, che ormai tutte le analisi ci dicono essere un fenomeno assolutamente strutturale.
I minori stranieri non accompagnati sbarcati per lo più sulle coste delle regioni meridionali, in particolare in Sicilia, dal 1ogennaio al 31 maggio 2014 sono poco meno di 5 mila.
Ci sono stati dati numeri diversi e anche questo è un fatto preoccupante, che non riusciamo ad avere una cognizione precisa, ma certamente la stima di circa 5 mila è corretta.
Save the children, che fa parte di Praesidium, che è l'organizzazione non governativa che si occupa della gestione del fenomeno dei minori dentro quello più complesso degli immigrati e dell'immigrazione in arrivo, ci dice che più o meno questo è il dato e credo che sia quello più attendibile.
Al 31 gennaio 2014, però, i minori stranieri non accompagnati presenti, quindi censiti in Italia e segnalati dalle comunità al Ministero del lavoro sono circa 7 mila 800, circa 8 mila, ma di questi, come è stato già ricordato, molti – troppi – risultano irreperibili: si stima, secondo i dati ufficiali del Ministero, che siano 1.872 gli irreperibili a quella data.
La maggior parte dei minori stranieri segnalati, come ho detto, è in età compresa tra i 16 e i 17 anni e mezzo e sappiamo che i numeri sono sottostimati, in ragione del fatto che moltissimi sono quelli che fuggono appena sbarcati.
Era il 2009, quando la Commissione per l'infanzia e l'adolescenza, nel suo insieme, propose a questo Parlamento l'approvazione di una risoluzione che aveva per oggetto, appunto, il fenomeno di questi ragazzini, che lasciano i propri Paesi per cercare un destino e una vita migliore, per sé e per le famiglie che lasciano a casa, o per mettersi al riparo da guerre e comunque da violenze nei propri Paesi. Con quella risoluzione, chiedevamo al Governo di mettere in campo azioni di sistema nella gestione del fenomeno, con procedure rapide e non invasive per l'attribuzione dell'età, l'identificazione, l'abbreviazione di quella che resta la fase più delicata e più complicata di questa vicenda, e cioè la prima accoglienza, che resta appunto, da questo punto di vista, la più rischiosa anche per il pericolo di fuga e di scomparsa di questi ragazzi.
Duole dire che proprio due settimane fa ce lo ha dovuto ricordare di nuovo il presidente della Commissione regionale antimafia, Nello Musumeci, che in un'intervista molto allarmante, con riguardo alla scomparsa dai centri di prima accoglienza dell'isola di più di mille ragazzini, quindi avvenuta in questi mesi, dice testualmente che sono tutti potenziali arruolabili dalle organizzazioni criminali mafiose e che questo rappresenta un grande rischio per loro ovviamente, per le loro vite, ma anche per noi, e questo è uno dei punti su cui occorre assolutamente che non solo il Governo, ma il Paese rifletta.
È facile integrare dei giovanissimi cittadini stranieri e non è così costoso. Certamente è meno costoso che ritrovarsi poi queste persone dentro ad un circuito di criminalità o di malavita, incontrarle nelle carceri minorili, come mi è capitato pochi mesi fa, in una visita al carcere minorile di Bologna, dove io risiedo (erano tutti stranieri i ragazzi presenti) o ritrovarli in un CIE. È un circuito pericoloso, costoso, nel quale noi entriamo perché non siamo stati capaci di gestire il fenomeno. E io credo che occorra anche confrontarsi con i dati, che ci parlano di una crescita demografica bassissima in Italia e riflettere sul fatto che questi ragazzi siano avviati o eventualmente accompagnati dove vogliono andare, perché molti di questi fuggono perché proprio non vogliono restare in Italia.
E in questo momento il regolamento Dublino III ci dice che è possibile aiutarli a raggiungere il nucleo familiare non più solo di parenti di primo grado, ma anche di secondo e di terzo grado. Quindi, è un regolamento più favorevole che dovrebbe insegnarci, appunto, a metterli in sicurezza e ad accompagnarli o a farli accompagnare dove vogliono andare. Ma, certamente, lavorare per la loro integrazione non è soltanto un costo, ma evita costi molto gravi successivi.
Dicevo che Nello Musumeci ci ha ricordato questo rischio che, peraltro, ci è ben presente. Ma di recente l'Human Rights Council, che ha al suo interno un gruppo di lavoro, l'InterAgency working group on children on the move, ha licenziato un documento assai significativo su questo tema con cui si salutava con favore la decisione assunta, appunto, dall'Human Rights Council di sollecitare un'ampia discussione sui diritti dei minori stranieri da svolgersi in occasione della sessione di lavoro dedicata ai diritti umani dei migranti.
Tra i dati forniti, colpisce quello relativo ai più giovani tra i migranti che attraversano il mondo. Si stima che il 16 per cento del totale della popolazione migrante sia ormai in un'età giovanissima, al di sotto dei 20 anni. Sono circa 11 milioni i migranti che stanno tra i 15 e i 19 anni di età e che, appunto, attraversano ogni luogo del mondo alla ricerca di una soluzione per le proprie vite. Le ragioni della loro migrazione sono diverse e complesse, come detto mi pare da chi mi ha preceduto, dalla collega Binetti, fino al collega del MoVimento 5 Stelle, con il quale, tra gli altri, ma non solo, abbiamo depositato una proposta di legge che ha già avviato il proprio iter in I Commissione su tale questione dei minori stranieri non accompagnati.
Dicevo che le ragioni della loro migrazione sono diverse e complesse. Ma i Paesi da cui provengono ci suggeriscono da soli e semplicemente la risposta perché sono Paesi come la Somalia, l'Eritrea, l'Egitto, la Siria, il Mali e l'Afghanistan. Sono Paesi lacerati da violenze e da guerre. Ma anche di recente si aggiunge l'Albania e, appunto, come dicevo, la Romania, con numeri più contenuti, ma significativi.
Ed è ancora il report dell'InterAgency working group on children on the move a denunciare l'assenza di servizi di protezione e di sostegno per questi ragazzi. In particolare, mi ha molto colpito, proprio ieri, un report che riguardava gli Stati Uniti d'America dove il Presidente Obama è stato costretto a parlare di ritorno del fenomeno dei minori stranieri che lì, negli Stati Uniti d'America, arrivano dal Messico, e che, invece, a differenza di quanto è per noi, non sono tutelati dalla Convenzione ONU cosa che, invece, riguarda per fortuna quasi tutti i Paesi dell'Europa e l'Italia che l'ha sottoscritta. Quindi, questa Convenzione, come è stato ricordato poco fa dal collega Dall'Osso, deve restare per noi il faro. Non che manchino in Italia buone esperienze da questo punto di vista, ma ancora molto, molto, molto resta da fare.
Per tornare al documento dell'InterAgency working group on children on the move, esso ci ricorda che i minori stranieri sono ad alto rischio di abuso, di violenza fisica, di traffico anche di organi, di sfruttamento sessuale e anche di lavoro forzato, sia durante il viaggio, che nei luoghi di arrivo. Ed è triste dover dire che ciò avviene anche nel nostro Paese. Anche avendo diritto a protezione, come nel caso dei Paesi sottoscrittori della Convenzione ONU, possono trovare e trovano difficoltà nell'accesso a procedure di asilo ed è purtroppo documentato che le forze di polizia al controllo degli ingressi non rispondono adeguatamente alla necessità di questi minori e, comunque, non in modo corrispondente a quello che deve essere il criterio che ci deve guidare, cioè il superiore interesse del minore.
Sono documentati dalla associazione Medu, ma anche dall'associazione Don Oreste Benzi, che lo ha testimoniato in audizione qualche tempo fa nella Commissione bicamerale parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza (ma faccio questi due nomi tra gli altri), casi di respingimento alle frontiere e nei porti che hanno avuto luogo, a mia memoria, durante il Governo Berlusconi e che ancora rappresentano una ragione di vergogna. Respingere un minore e magari costringerlo a nascondersi, come avviene e com’è avvenuto in un passato molto recente, su camion magari frigorifero e ritrovare i cadaveri scaricati per strada come avvenuto in Emilia Romagna qualche tempo fa, credo che sia una cosa della quale ancora oggi dovremmo vergognarci.
Ho concluso, signora Presidente, in particolare il mio auspicio è (ma sarà ricordato nelle dichiarazione di voto) che si possano sbloccare immediatamente le risorse che sono state finalmente messe a disposizione in un apposito fondo che è stato creato e questo è stato certamente un passo avanti che dobbiamo riconoscere. Ci sono 40 milioni già impegnati. Noi chiederemo al Governo che vengano sbloccati al più presto per la gestione di questo problema affinché non cada sulle spalle dei comuni che, da soli, non possono assolutamente farvi fronte.