Relatore per la maggioranza
Grazie, Presidente. È stato un lavoro molto lungo, complesso, articolato, non semplice, ma, se siamo arrivati fin qui, è grazie all'impegno che tutte le forze politiche hanno concentrato e dedicato a questo lavoro. Voglio ringraziarli in apertura di questa mia relazione, perché c'è stata, nonostante alcuni momenti più critici, una grande disponibilità di tutte le forze politiche, soprattutto di opposizione, nel comprendere e nel tollerare i fisiologici ritardi che erano connessi alla mole di lavoro concentrata in un tempo ridottissimo. La Camera dei deputati quest'anno ha visto dimezzare il tempo a disposizione, per una serie di ragioni che tutti quanti conosciamo, e in poco tempo abbiamo dovuto concentrare un massa di lavoro che era davvero molto, molto imponente.
Nella relazione di apertura di questa discussione generale vorrei ricordare i tanti interventi importanti che alla fine, grazie all'aiuto di tutti, siamo riusciti a concentrare in questa, che non è solo la legge di bilancio 2018, che si riferisce al bilancio 2018-2020, è anche, di fatto, l'ultimo grande vagone legislativo della legislatura. Ed era inevitabile che, intorno alla legge di bilancio 2018-2020, si concentrassero le attenzioni di tutto il Paese, a volte in maniera anche impropria, perché molti dei problemi irrisolti, molte delle urgenze connesse a vicende e ad emergenze non strettamente riferibili alla legge di bilancio, le amministrazioni centrali, le associazioni di categoria, datoriali o del lavoro, ritenevano che fosse opportuno, essendo questa l'ultima grande misura possibile, risolverli con una norma dentro la legge di bilancio.
Alcune cose sono state fatte, alcune cose sono state recepite, anche ai limiti dei confini della legge di bilancio; per altre era tecnicamente impossibile, perché risultavano norme nettamente fuori dal perimetro della legge di bilancio. Abbiamo fatto tutto il possibile. Quello che viene fuori, però, è un insieme di norme che consentono al Paese di guardare avanti con ottimismo e di guardare avanti anche ritenendo di essere un Paese più agile, più snello, più moderno, più europeo.
Sono state tante le norme che hanno fatto riferimento a riforme che hanno caratterizzato questa legislatura. Vorrei iniziare dall'alto numero di semplificazioni fiscali; abbiamo provato a fare sintesi di una buona parte dei lavori fatti qui a Montecitorio dalla VI Commissione. Il calendario fiscale ha avuto un restyling, che da tempo veniva richiesto da molti degli attori che si erano confrontati: siamo passati dal 730 compilato da CAF e intermediari, con una data chiara, che è il 23 luglio, allo spesometro, alle comunicazioni dei dati, che ora per tutti sarà, solo e comunque, il 30 settembre, per non parlare del modello 770 e per le CU dei redditi, tutte il 31 ottobre, come i redditi IRAP, con l'invio telematico il 31 ottobre . Abbiamo evitato che ci fosse quello che molti professionisti chiamano “il caos dei calendari” applicato al loro lavoro e alla vita dei contribuenti italiani.
Abbiamo affrontato, anche perché non era possibile fare diversamente, per le ragioni che richiamerò ora, il lavoro in Commissione, dividendo per aree tematiche l'imponente legge di bilancio che era arrivata prima da Palazzo Chigi, attraverso l'impianto licenziato dal Consiglio dei ministri, e poi dal Senato. Questo aspetto voglio sottolinearlo in questa mia relazione.
Noi abbiamo avuto - io l'ho chiamata così, scherzandoci un po' in Commissione - una legge di bilancio che aveva due teste e io mi auguro che questo non ricapiti più in futuro, soprattutto per la riforma della legge di bilancio che abbiamo approvato a larghissima maggioranza l'anno scorso e che ci ha consentito di superare le regole che avevano caratterizzato la vecchia legge di stabilità. La legge stabilità non esiste più, oggi abbiamo la legge di bilancio, non a caso abbiamo lavorato su un unico provvedimento, abbiamo messo insieme in un unico provvedimento numeri e parole - la vecchia stabilità e il vecchio disegno di legge di bilancio - e abbiamo anche ridefinito i confini della legge di bilancio.
Devo dire, facendo un'autocritica collettiva, che, per il 2018, noi non abbiamo rispettato fino in fondo le regole che ci eravamo dati con la nuova legge di bilancio. Io auspico che, dalla prossima legislatura, questo non accada più. Quest'anno non è accaduto.
Il Governo, con grande senso di responsabilità, nell'ultima legge di bilancio della legislatura aveva inviato alle Camere una manovra, che il Premier Gentiloni aveva definito snella, dal punto di vista della quantificazione economica, perché questa è una manovra snella, voglio ricordarlo.
È una manovra che vale l'1,2 di PIL, di cui lo 0,9 era andato per disinnescare le clausole di salvaguardia.
Quindi, stiamo parlando di una manovra netta di 5 miliardi e mezzo, non di più, e poi con una serie di misure. Era una manovra thin, snella, agile, ma piena di articoli. Quindi positivo il grande rispetto del premier Gentiloni per il Parlamento, perché di solito, a fine legislatura, si fanno manovre dal punto di vista economico-finanziario che sono quasi dei mostri.
Invece, il Governo non ha approfittato della condizione in cui eravamo, però ci ha inviato una legge di bilancio con oltre cento articoli. E io penso che questo sia stato un errore. Come ho detto più volte in Aula – l'ho ribadito nelle discussioni che abbiamo fatto -, ritengo che il Paese abbia bisogno di fare quel salto di qualità. Oggi ha una legge di bilancio, che consente al Parlamento di ricevere 10, 12, 15 grandi temi (fisco, previdenza, sicurezza, scuola), che poi possono essere legati a disegni di legge collegati, che i singoli ministeri definiscono nei tre-quattro mesi successivi nelle Commissione di merito. Quando avremo fatto questo, il Paese sarà maturato definitivamente anche nel rapporto con la società e con i corpi intermedi, perché concentrare ogni misura in un momento dell'anno, che va tra metà novembre e fine dicembre, trasforma la legge di bilancio, inevitabilmente, in un momento di grande tensione e di grande pressione per tutti.
Come dicevo, abbiamo ricevuto una legge di bilancio, che era fatta da due teste, quella del Consiglio dei ministri e poi - lo ha ricordato il Viceministro Morando in apertura dei nostri lavori in Commissione - un altro testo, fatto solo di articoli aggiuntivi, che ci è arrivato dal Senato.
Quindi, noi abbiamo dovuto lavorare su due testi, quello del Consiglio dei ministri e quello del Senato. La Camera è intervenuta sui testi che ha ricevuto. Ha inserito anche la Camera alcuni alcuni commi , però, di fatto, tutto questo ha comportato interventi molto complessi, che devo dire sono stati omogeneizzati dal lavoro straordinario degli uffici.
Continuo con i contenuti della manovra. Sono stati fatti interventi, che erano molto attesi nel Paese, sugli enti locali e sulle regioni. Sono stati contenuti i tagli alle regioni. È arrivata una riduzione di tagli con 200 milioni di aiuti pieni diretti e altri 100 sono in termini di saldo netto da finanziarie e 75 milioni al trasporto dei disabili, misura votata come tante altre all'unanimità.
Sono state tante, Presidente, le misure votate in Commissione all'unanimità. È ripartito il turnover per le città metropolitane, le province hanno più fondi, sono stati fatti interventi votati anche lì all'unanimità per le città in dissesto.
Sono state date risposte a tutte le città italiane, indipendentemente dal colore politico. Questo ci tengo a sottolinearlo, perché nel dibattito fuori dalla Commissione, spesso, sono state raccontate vicende che non rispecchiavano la realtà.
La misura sulle città, per evitare che chi era in pre-dissesto potesse andare in dissesto, è stata votata all'unanimità e ha messo dentro città, che vanno da Caserta, Terni, Foggia, Catania, Messina, anche se poi le polemiche maggiori sono state fatte su Napoli. Non sono state fatte differenze e alla città di Napoli sono state date le stesse opportunità date a tutta la città. E io penso che sia stato giusto consentire a una grande città, come Napoli, di continuare ad avere la possibilità di programmare i propri investimenti e assicurare i servizi.
Poi siamo intervenuti su scuole e università. Penso agli scatti di stipendio per i professori, al fondo di accesso agli atenei, alla stabilizzazione ATA, alle assunzioni per gli Atenei virtuosi, alla proroga di molte graduatorie. Lavori che, ovviamente, ci hanno portato, come dicevo prima, proprio a causa delle caratteristiche della legge di bilancio a passare da un'area all'altra, come se passassimo da un pezzo all'altro dello Stato: dagli enti locali alle regioni, dall'ambiente all'agricoltura, dalle infrastrutture ai trasporti passando per la sicurezza.
Sono stati fatti interventi che hanno dato risposte definitive ad alcuni corpi che li aspettavano da anni. Ho parlato prima delle graduatorie della scuola, ma siamo intervenuti sulle graduatorie delle forze dell'ordine, siamo intervenuti sui vigili del fuoco, siamo intervenuti su temi, rispetto ai quali il dibattito in Parlamento ha spesso costretto il Governo a dare delle risposte emergenziali.
Penso a temi di come quelli che hanno caratterizzato le risposte date ai professionisti. Abbiamo ritoccato in meglio, precisandolo ancora di più, l'equo compenso, misura che era entrata nel decreto fiscale, che era stata sostenuta da tante forze politiche.
Siamo intervenuti sugli abusi edilizi, ipotizzando un fondo ad hoc per aiutare i comuni negli interventi di demolizione.
Siamo intervenuti anche sulle pensioni. Questo è un aspetto importante. Il Governo ha fatto un accordo con le organizzazioni sindacali e quell'accordo è stato trasformato in un intervento, che il Parlamento ha difeso, ha difeso perché era evidente che c'erano tante altre categorie che ritenevano di potere essere catalogate, tra quelle che necessitavano delle deroghe. Abbiamo difeso tutti insieme quell'accordo - alcune forze politiche hanno sostenuto la necessità di riaprirlo, ma le forze di maggioranza lo hanno difeso quell'accordo perché era giusto coniugare gli equilibri di finanza pubblica con un accordo che aspettavamo da tempo.
E, infine, signor Presidente, siamo intervenuti su alcuni aspetti, che erano un po' più delicati, ma che hanno caratterizzato il nostro dibattito in maniera molto, molto chiara.
Tema detrazioni figli, bonus bebè. Ho letto anche oggi su alcuni giornali che non aveva senso togliere il bonus bebè per i prossimi anni, salvo concentrarlo sul 2018. Io penso invece che, con grande serietà, abbiamo il dovere di limitare gli interventi attraverso i bonus e fare un'operazione, come quella che è stata fatta quest'anno, grazie anche ad alcune forze politiche di maggioranza, che avevano posto come conditio sine qua non la presenza di alcune poste di bilancio, nel bilancio 2018-2020. Aver concentrato le risorse del bonus bebè, da un lato, e averle accompagnate ad un aumento della detrazione sui figli, che passa dagli attuali 2.840 euro a 4 mila euro, io penso che vada nella direzione giusta, perché ci consente di guardare al futuro, concentrando le risorse sulle famiglie e su chi è indietro su un meccanismo automatico. Se sei sotto col reddito, hai quei diritti garantiti. E io penso che questo si faccia andando anche oltre il bonus. E queste misure, questo combinato disposto detrazioni figli - bonus bebè, io penso che sia un risultato importante.
Siamo intervenuti sul fondo risparmiatori. Il Governo ha dato il via libera - e il Parlamento del Governo - al raddoppio della dote del fondo per i risparmiatori vittime dei crack bancari.
Siamo intervenuti con un grande piano idrico sull'adozione di un piano nazionale di interventi nel settore, che sarà finanziato con risorse derivanti dall'applicazione del servizio idrico. E anche qui sarà importante aggregare le tante aziende italiane che si occupano di risorse idriche, se vogliamo garantire intanto agli italiani che l'acqua non vada dispersa, esattamente come accade oggi e come accade oggi soprattutto nel Mezzogiorno, e per farlo ci vogliono aziende sane, bacini su cui si fanno investimenti e, soprattutto, ci vuole lungimiranza e un orizzonte davanti condiviso. E il Piano degli invasi che abbiamo approvato, anche questo con grande convinzione e con il voto di tante forze politiche, garantirà per i prossimi cinque anni investimenti che vanno direttamente sulle reti.
Infine, siamo intervenuti sugli effetti del digitale sull'organizzazione della nostra economia. Io penso sia riduttivo parlare di web tax e chi lo fa è rimasto con gli occhi sul passato. Aveva senso parlare di web tax nel 2012-2013, quando è iniziata questa legislatura, perché in quel momento era evidente che stava cambiando qualcosa nel modello di produzione dei beni e dei servizi. E stava cambiando qualcosa perché per la prima volta nella storia moderna del capitalismo non era così scontato che all'aumento del PIL ci fosse un correlato aumento del gettito fiscale. Quando lo abbiamo detto in quest'Aula nel 2013 erano in tanti a dire che provavamo a fermare il vento con le mani, che la libertà della rete, la presunta libertà della rete, non si doveva fermare neanche di fronte alle regole fiscali. Poi è cambiato tutto. In questi cinque anni di legislatura, permettetemi di dirlo, è cambiato tutto. Anche quelli del ‘ci penserà l'Europa o ci penserà il mondo' hanno cambiato posizione. È evidente oggi che bisogna allineare le regole fiscali online alla vita quotidiana, che è anche fatta da regole fiscali off-line. Non esiste un'altra vita online e non solo sul fisco, anche sulle regole connesse alla sicurezza, alla privacy, al commercio e quindi la web tax cosiddetta di quest'anno altro non è che l'allineamento e il rafforzamento del concetto di stabile organizzazione che era partito nel 2013 e che nel 2018 ci vedrà finalmente - e ho finito signor Presidente - in Europa, dopo l'ultimo consiglio ECOFIN del 5 dicembre, probabilmente, con l'IVA sul commercio elettronico condivisa.
Di lì, parte un'altra storia e parte un'altra vicenda, e accanto a queste riflessioni fatte dal Parlamento abbiamo lasciato tracce del lavoro che spetterà fare alla prossima legislatura, con la norma sul FinTech, con la norma che incide sul trasporto, sulla logistica connessa attorno al commercio elettronico - e ho chiuso - e con la norma fatta sul trattamento dei dati personali.
Chiudo, signor Presidente, ringraziando ancora gli uffici per il lavoro straordinario che ci hanno consentito di fare in queste condizioni e auspicando un dibattito in discussione generale fino alle dichiarazioni di voto finale in linea con il confronto che c'è stato in Commissione.