Grazie, Presidente. Il Documento di economia e finanza che l'Aula si appresta a votare ci consegna, signor Presidente, il primo ossimoro di questa legislatura. Ci ritroviamo di fronte ad un legame molto stretto tra il Governo Conte e il DEF Gentiloni, e io mi sarei aspettato un gesto di buonsenso questa mattina dal relatore e dal Governo, che, penso sbagliando, ha dato parere favorevole ad una risoluzione che è piena di contraddizioni. Presidente, il DEF non ha all'interno tutte le sezioni, lo ricordava il collega Crosetto poco fa; e non ce le ha per scelta della maggioranza, non delle opposizioni. Ho sentito in discussione sulle linee generali alcuni colleghi, probabilmente informati male dai rispettivi gruppi parlamentari, che il Documento di economia e finanza sarebbe arrivato tardi, sarebbe stato trasmesso tardi alle Camere. Il Documento di economia e finanza era pronto dalla settimana precedente la propria scadenza, il 10 aprile, ed è arrivato tardi semplicemente perché non c'era una maggioranza e, per un corretto rispetto istituzionale, il Presidente Gentiloni ha aspettato che quella maggioranza nascesse.Ha dovuto prendere tempo, quel tempo è stato concordato con Bruxelles, e, quando il quadro tendenziale, il quadro a legislazione vigente, è stato trasmesso alle Camere, c'era tutto il tempo per trasformare il cosiddetto contratto di Governo in un programma, e quindi trasformare quel quadro tendenziale in un quadro programmatico. Avete deciso di non farlo: assumetevene la responsabilità di fronte al Paese ed evitate di far sì che questa cortina fumogena che avete deciso di tenere in vita fino a settembre nasconda le contraddizioni che oggi quest'Aula si ritrova davanti.
La maggioranza voterà il tendenziale del Governo Gentiloni. E ora arrivo sul passato, perché oggi è stato detto di tutto e il contrario di tutto. Non riprenderò le argomentazioni utilizzate dal collega Marattin, perché penso non lascino spazio a grandi interpretazioni. La maggioranza vota un tendenziale che, di fatto, vi sta consegnando un Paese preso all'inizio della scorsa legislatura, e vorrei che questi numeri restassero impressi nella mente di tutti: i portoni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica la scorsa legislatura si sono aperti con il Paese a meno 2.8 e si sono chiusi con il Paese a più 1.5. Lo dico a tutti i colleghi che hanno parlato della complessa validazione del bilancio di previsione 2018-2020, lo ribadiamo qui, oggi, in quest'Aula: vi stiamo consegnando il Paese a più 1.5.
Ve lo consegniamo sperando che abbiate la stessa cura che è stata avuta in questi anni. La verità di oggi è che in questi impegni del DEF, di fatto, siamo d'accordo su due punti su tre, e cioè il disinnesco delle clausole di salvaguardia. Ve l'abbiamo proposto nella prima seduta della Commissione speciale; ci siamo sentiti dire per 40 giorni che non era una priorità. Così come vi abbiamo proposto il secondo punto degli impegni, e cioè di mantenere la stessa formula che i Governi precedenti avevano utilizzato con Bruxelles, e cioè la possibilità di utilizzare gli spazi di flessibilità. Presidente, questi aspetti sono fondamentali per evitare che la cortina fumogena cancelli tutto.
Ho sentito il Ministro Tria raccontare all'Aula che è necessario continuare il percorso di consolidamento dei conti pubblici. Rispetto a questo punto non possiamo non sottolineare il lavoro straordinario fatto dal Ministro Padoan in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se il Paese è in queste condizioni è perché per cinque anni, come le formichine - e vi consiglio di non interpretare la vita come le cicale, perché questo sì potrebbe essere un problema molto serio, collega Borghi - sono stati messi da parte, giorno dopo giorno, i viveri per i tempi più complessi. Se siamo qui a parlarne con il Paese stabile sul piano finanziario è perché il debito è stato sempre sotto controllo, ed è stato sotto controllo per un mix di politiche pubbliche e di politiche economiche coerenti. A chi nella maggioranza ha rivendicato la necessità di dare una risposta a questo mix che facciamo fatica a capire come potrà rivelarsi, il mix di più investimenti pubblici, meno riduzione della pressione fiscale, più sostegno ai redditi bassi, o ci dite come si fa o state prendendo in giro prima il Parlamento e poi il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). O ci spiegate come si fa, e lo dite qua, o continuate a raccontare al Paese cose irrealizzabili. Potevate farlo: avete deciso di non farlo. Avremmo aspettato un'altra settimana per leggere il quadro programmatico del Governo Conte; avete deciso che non era ancora il tempo e abbiamo scoperto oggi che il tempo sarà a settembre.
Il Ministro Tria ci ha ricordato, molto opportunamente, gli impegni in Europa. Signor Presidente, gli ultimi atti della legislatura che abbiamo alle spalle sono stati il “no” al recepimento del fiscal compact e il “sì” ad una serie di proposte della Commissione a certe condizioni.
Tra queste, lo ha ricordato il collega Marattin, c'è il Fondo monetario europeo. Mi auguro che la maggioranza, dopo aver detto che in Europa non funziona nulla e che vorranno cambiare tutto, si ricordi di partecipare ai tavoli del negoziato sul Fondo monetario europeo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché, se non dovesse andarci, se dovessimo dire, attraverso le posizioni del cosiddetto contratto di programma, che non ci piace nulla, occhio perché decideranno gli altri per noi, occhio che decideranno i tedeschi per noi.
E sarà complicato, poi, far sì che quel Fondo monetario europeo, che inevitabilmente è il punto d'approdo nella stagione successiva al quantitative easing, possa essere utile per un Paese come l'Italia. Dipende da cosa si scrive oggi, ma, per far sì che si scrivano cose coerenti, l'Italia deve essere su quel tavolo e deve esserci in maniera autorevole.
Concludo, Presidente, facendo riferimento alle sfide che abbiamo di fronte. Noi abbiamo di fronte sfide straordinarie. Il Ministro Tria ha richiamato la complessità della condizione in cui siamo, parlando della diminuzione di ore lavorate e di un PIL che ha una congiuntura davanti complessa, che dovrà inevitabilmente essere condizionato alle politiche pubbliche.
Bene, noi auspichiamo che qualcuno di voi, ad un certo punto, si confronti davvero con la realtà e spieghi al Vicepresidente Salvini che le politiche di Trump, quelle sui dazi, che a lui tanto piacciono, sono le stesse che ha criticato oggi il Ministro Tria molto opportunamente. Noi siamo d'accordo con Tria. Quando Tria ci ricorda che le politiche protezionistiche hanno fatto sì che la congiuntura diventasse sfavorevole, dice una cosa sulla quale siamo d'accordo. Peccato che è uno degli assi su cui è nato l'accordo di programma, uno dei punti fermi del programma economico della Lega Nord. E rispetto a questo, ad un certo punto, il nostro Paese in Parlamento dovrà fare i conti con le politiche protezionistiche di Trump. Su questo io mi aspetto la verità, una voce di verità anche dentro i partiti che compongono la maggioranza.
Concludo, signor Presidente, ricordando semplicemente che questa rivoluzione capitalistica moderna che viviamo, la cosiddetta rivoluzione digitale, per la prima volta ci porta di fronte ad un tema al quale non eravamo abituati: può crescere il PIL con grandi difficoltà, ma può anche non esserci un correlato gettito fiscale. Ci vuole coraggio, signor Presidente. Ci vuole coraggio che queste forze politiche non hanno dimostrato di avere nel cosiddetto contratto di programma.
Su fintech, logistica, commercio, privacy, sicurezza, vorremmo parole chiare, parole chiare di forze politiche, che non possono dipendere né da forze esterne né da lobby esterne. Vogliamo parole chiare su come questo Governo interpreta la rivoluzione moderna e il capitalismo al tempo del digitale, con alle spalle gruppi che di chiaro non hanno nulla (Applausidei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).