Grazie, Presidente. Manca il Paese reale in questo decreto, Presidente, manca il Paese reale, mancano le imprese, mancano le famiglie, mancano i lavoratori, mancano i giovani, mancano le donne, manca il nord, manca il sud. Le ragioni del nostro dissenso profondo, rispetto a quello che abbiamo vissuto in quest'Aula e al merito del decreto che abbiamo cercato di discutere in questi giorni, sono radicali e sono radicali perché questo è un decreto ideologico, propagandistico purtroppo per il Paese.
È un decreto figlio di una necessità politica di un pezzo della maggioranza, in particolare il MoVimento 5 Stelle che, nella rincorsa quotidiana alla competizione con l'altro pezzo della maggioranza, la Lega, ha cercato di inventarsi un provvedimento per fare la rivoluzione, ma sta creando un danno incalcolabile al Paese.
Non lo diciamo solo noi, lo dicono tanti, fuori di qui, che hanno cercato, anche in queste settimane, dopo gli annunci roboanti nella presentazione di questo decreto, di avvertirvi sugli effetti concreti, quotidiani, reali, di quello che avete proposto a quest'Aula. C'è un radicale dissenso di metodo, innanzitutto perché noi non ci aspettavamo in quest'Aula un Governo muto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non mi basta la presenza del Vicepremier! Quando si utilizzano parole come quelle della dignità, si ha la dignità di aprire la bocca in quest'Aula e di dire chiaramente, alle forze di opposizione, che in quest'Aula hanno provato a suggerirvi miglioramenti, perché sì, perché no; perché si prendono degli indirizzi, per quale ragione non si ascoltano alcune proposte.
Non basta la presenza, non mi accontento di questo, perché lo trovo, da questo punto di vista, un atto d'ufficio. Ci mancherebbe altro, che un Ministro della Repubblica che utilizza parole come queste non venga in quest'Aula a discutere il problema, che non ha discusso! Non ha discusso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Questo è un provvedimento che creerà problemi al Paese, e io vorrei che ci fosse almeno la possibilità di discutere dentro quale momento collochiamo queste scelte. Guardiamo l'Italia, in Europa e nel mondo, e avvertiamo i rischi economici, finanziari, di stabilità che l'Italia corre nel cuore dell'Europa, nel cuore di alcune partite internazionali delicatissime come la vicenda dei dazi, la fine di alcuni strumenti fondamentali sul fronte europeo, un mercato del lavoro che in questi anni, per fortuna, ha ripreso e che adesso dovrebbe essere spinto in là, più avanti, verso una qualità del lavoro superiore, invece qui ci sono solo i segnali di un pericoloso ritorno al passato. Ci sono i segnali di un irrigidimento che creerà problemi per le imprese e per i lavoratori. Domandatevi se alla fine di questo provvedimento il potere contrattuale dei lavoratori e dei precari esce più rafforzato: la parola è “no”, la risposta è “no” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Ne esce più debole la persona, il lavoratore, il precario, ma ne esce più debole anche l'imprenditore, perché, dentro la competizione che sta vivendo, di fronte ai provvedimenti, alle scelte di questo decreto, ne uscirà più debole anche l'imprenditore.
E se non vi convincono le nostre parole, perché non vi convincono le parole di tanti fuori di qui? Perché non vi convincono le parole di Mario, che è un insegnante disabile di Milano e ha scritto una lettera accorata a voi e a tutti noi per dire chiaramente che rischia, non solo il posto di lavoro ma una prospettiva familiare? E voi non avete saputo rispondere a quella domanda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Perché non vi convince Laura, che è una lavoratrice che rischia di non avere il contratto a tempo determinato rinnovato per la vostra follia ideologica? Perché non vi convincono tanti imprenditori, non solo del Nord-est - innanzitutto dal Nord-est, ma di tutto il Paese -, che vi hanno scritto e detto che così rischiano di non assumere e di vedere le prospettive delle loro imprese sostanzialmente ridimensionate? Perché non vi convincono le loro parole, non le nostre? Ci sta, che in una dinamica tra maggioranza e opposizione decidiate di fare scena muta, anche se per me è un grandissimo errore, su un tema come questo, ma davanti a loro, almeno di fronte alle loro richieste! Non so per chi abbiano votato, probabilmente hanno votato per voi, ma sono sicuro che da oggi in poi penseranno due volte a quel voto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Penseranno due volte alle parole roboanti che avete utilizzato per propagandare un cambiamento che non c'è, e, se c'è, è peggiorativo, non è migliorativo di una condizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Avrei voluto, avremmo voluto, una discussione all'altezza del problema. Sappiamo anche noi che c'è ancora, il problema; abbiamo fatto delle cose in questi anni, siamo i primi a domandarci come fare di più, come fare meglio. Avete raccontato che avreste scardinato completamente l'impianto fondamentale delle nostre scelte: non è vero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il contratto a tutele crescenti rimane il pilastro - per fortuna, almeno questo - degli strumenti del mercato del lavoro italiano. Avete promesso mari e monti - abolizioni di articoli, reintroduzioni di articoli -, salvo poi smentire tutto e tutti. Ma guardate che questa politica si inserisce dentro una strategia che mi preoccupa, perché tiene insieme una serie di scelte che hanno sostanzialmente una sola ragione: l'ansia distruttiva per tutto quello che in qualche modo è stato generato con fatica dal Paese, non dal Governo precedente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Dal Paese, in questi anni durissimi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! L'ansia distruttiva è l'ansia distruttiva del decreto, è l'ansia distruttiva del blocco delle grandi infrastrutture, è l'ansia distruttiva che misuriamo su una vicenda delicatissima come quella dell'Ilva di Taranto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! È l'ansia distruttiva che porta, sempre voi, ad utilizzare parole che appunto meriterebbero quanto meno una riflessione più accorata, proprio perché siamo in un tempo complicato, e non è consentito al Paese giocare su queste scelte.
Io sono preoccupato, non solo per la discussione che abbiamo vissuto in questi tre giorni. È vero, le opposizioni hanno fatto fino in fondo, nella loro pluralità, uno sforzo vero, propositivo. Voi no! Voi no (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Voi avete deciso di alzare un muro, silenzioso, di gomma. E mi dispiace, perché tra un po', quando discuteremo insieme degli effetti di quello che andrete a votare tra poco, discuteremo di dati, discuteremo di tendenze che avranno indebolito il Paese. Abbiamo provato a costruire controproposte, su tutto, a cominciare dalla questione delicatissima degli insegnanti: altro che dignità, li avete schiaffeggiati nella loro dignità! Da quella questione alla questione fondamentale di centrare tutto lo sforzo possibile delle istituzioni, oggi, a sostegno del lavoro a tempo indeterminato, a sostegno del lavoro stabile. Una proposta abbiamo fatto innanzitutto: portiamo tutte le energie che abbiamo, finanziamenti e non solo, per fare in modo che il tempo di lavoro indeterminato, il tempo di lavoro stabile, costi meno del tempo di lavoro determinato, ma non avete preso neanche questo.
Allora, caro Presidente - mi rivolgo a lei, ma mi rivolgo in particolare ai rappresentanti del Governo -, voi non avete costruito la Waterloo del precariato, questa è la Caporetto della vostra propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! E' la Caporetto della vostra propaganda! Ma il peggio è che rischia di pagarla il Paese, questa sconfitta. Io non sono contento, perché sento, come sentite voi, che il Paese ha bisogno, invece, di qualche segnale di certezza in più, in ragione di quello che ho provato a dire anche prima.
Allora un ultimo appello: io mi aspetterei, caro Ministro Di Maio, che lei, alla fine di questo percorso parlamentare, abbia almeno l'umiltà di chiedere scusa agli italiani, per la propaganda fatta su un valore come quello della dignità della persona (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non si scherza con una questione come quella della dignità delle persone. La dignità non si dà per decreto! Abbia almeno il coraggio di riconoscere che l'ansia di propaganda che l'ha portato a titolare questo provvedimento dannoso per l'Italia in quel modo non è uno schiaffo alle opposizioni, è uno schiaffo agli italiani.