ignora Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, quando il 28 settembre ci fu l'annuncio dell'approvazione del “decreto Genova” in Consiglio dei ministri lo accoglieremmo come un atto di responsabilità, dopo aver dovuto ascoltare per giorni slogan e frasi ad effetto ad uso social, non immaginando che l'irresponsabilità del cosiddetto Governo del cambiamento, del Governo che si serve del popolo, potesse raggiungere quel livello di inadeguatezza che abbiamo dovuto leggere nel decreto licenziato dal Consiglio dei ministri.
Il 14 agosto è stata inferta una terribile ferita, non solo alla città di Genova, che tanti di noi amiamo pur non essendo genovesi, ma a tutto il nostro Paese, all'Italia: 43 vittime innocenti, un evento drammatico non causato da atti terroristici o da calamità naturali, ma probabilmente da responsabilità, o meglio da irresponsabilità umane. Questo pugno nello stomaco ognuno di noi quel giorno lo ha sentito come proprio. Ma purtroppo questo sentimento non è mai entrato nella testa e nel cuore di chi rappresenta protempore il Governo e abbiamo dovuto assistere all'indecoroso e sciacallesco spettacolo di chi ha usato come una clava la sofferenza e il dolore dei familiari delle vittime contro un presunto sistema dal quale loro erano certamente fuori, anzi, addirittura qualcuno di loro avvocato del popolo.
Così è trascorso un mese e mezzo di rimpalli e di responsabilità, contornato da qualche selfie al mare, lasciando le famiglie delle vittime e gli sfollati in un attonito silenzio senza risposta. Da questa situazione cosa poteva nascere, se non un decreto privo di una strategia complessiva? È una sorta di scheletro vuoto, che nel momento in cui è iniziata la discussione nelle Commissioni gli stessi auditi, dalla Chiesa ai presidenti dei municipi, al presidente della regione, allo stesso sindaco di Genova, oggi anche commissario straordinario, loro ci hanno chiesto di modificarlo, di riempirlo di contenuti, di farne cioè uno strumento effettivo per la ricostruzione del ponte. Ciò perché, voglio ricordarlo, l'hanno fatto altri colleghi, il decreto oggi è vigente, è legge! Se il commissario trovasse in questo decreto gli strumenti per intervenire, potrebbe farlo, ma quegli strumenti, per come oggi è il decreto, non ci sono! E ancora oggi non si capisce se, come e quando sarà ricostruito il ponte.
Oggi questo decreto è stato appunto in parte riscritto nelle Commissioni, gli emendamenti più significativi sono stati presentati dal PD, dalle altre opposizioni, ma in modo furbesco sono stati osteggiati per ore nelle estenuanti discussioni, spesso anche notturne, e poi sono ricomparsi come per incanto negli emendamenti del relatore; un modo furbesco appunto di occultare le proprie evidentissime lacune. Da ultimo, ieri mattina, fuori tempo massimo, è stato recepito interamente quel nostro emendamento che per settimane non hanno voluto approvare, accogliendo finalmente, in un emendamento tardivo dei relatori, le indicazione del presidente dell'Anac di superare le deroghe in materia di legislazione antimafia. Noi l'avevamo detto subito, perché ci è stato ben chiaro da subito il rischio che una lacuna del genere poteva comportare sull'obiettivo finale della ricostruzione. Ma c'è un'altra questione più drammatica, l'hanno detto in tanti: il provvedimento che oggi siamo chiamati ad esaminare sarebbe dovuto essere il “decreto Genova”. Uso il condizionale, perché basta una lettura superficiale per comprendere che gli articoli che riguardano l'emergenza di Genova sono molto pochi. Il nome è stato cambiato, è diventato “decreto emergenze”. Ma andiamo a vedere quali sono, quali sarebbero queste emergenze. Certamente dovevano e potevano essere le questioni ancora da affrontare sul terremoto nel Centro Italia e anche su quello di Ischia, ma se poi però per Ischia il condono assume l'evidenza più rilevante, possiamo sicuramente escludere che il condono in quanto tale sia da considerarsi un'emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! O ancora, avrebbe potuto esserlo se ci fossero in questo decreto misure di contrasto all'abusivismo, ma non ne abbiamo lette. Anzi, ci siamo trovati davanti a un'oscena sanatoria voluta da quel Vicepresidente del Consiglio che nel non lontano 2017 affermava: cercate una mia proposta di legge di condono che riguarda Ischia o qualche altra regione, se la trovate mi iscrivo al PD.
Tant'è che il nostro Tommaso Ederoclite, presidente dell'assemblea metropolitana di Napoli, che ha ripescato quel comizio del 23 agosto, scriveva ieri su Twitter: ti aspetto in federazione, Luigi. Ma oggi apprendiamo dal collega D'Alessandro che quella richiesta, per fortuna, è stata respinta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Una manina, dunque, ha scritto questo articolo 25, una manina che questa volta Di Maio conosce bene, una cambiale elettorale inserita in un decreto per Genova e per il terremoto, secondo il modello della vecchia politica che hanno detto sempre di volere avversare, provando a far credere, come il giorno dei funerali, che il vecchio fossero le forze politiche come il PD, che invece, oggi come ieri, con pacatezza e contenuti di merito, sta provando ad arginare la voracità di questi neofiti della politica dello scambio elettorale, provando appunto a farlo con responsabilità e pacatezza, perché amiamo Genova, a dare un po' di senso e concretezza a questo decreto.
Forse, proprio in nome di questa vecchia politica della cambiale elettorale, la manina di Di Maio non ha messo in questo decreto la Gronda e il Terzo valico, che servirebbero a Genova e all'Italia, per evitare nel futuro quello che è accaduto oggi. Ma c'è, invece, il condono tombale delle mega ville di Ischia, facendo affermare al sarcastico Crozza: se fosse stato abusivo, forse il ponte Morandi sarebbe già stato ricostruito.
E quali sarebbero ancora le altre emergenze? Quella dei fanghi, del loro smaltimento? Anche qui, nel decreto licenziato dal Consiglio dei ministri, c'è una prima versione hard, che ha fatto saltare sulla sedia più di un ambientalista, che ha denunciato la volontà del Governo gialloverde di volere, attraverso il decreto, inquinare e cospargere di idrocarburi l'Italia. Anche su questo punto abbiamo lavorato in Commissione ed è emersa una versione migliore, che però non ci libera dalle preoccupazioni.
Ma quello che preoccupa di più e che preoccupa l'opinione pubblica è una considerazione: dove sono finiti i grillini pan-ambientalisti? Quelli del referendum sulle trivelle? Quelli che denunciavano che il Governo Renzi voleva i pomodori del Camerun? Poi perché li volesse non si capisce. Quelli che “No Ilva!”, “No TAP!”? La verità è che hanno usato le legittime preoccupazioni di un'opinione pubblica sui temi ambientali, solo per prendere consensi. Oggi che sono al potere hanno archiviato tutto. Si sono secolarizzati e hanno secolarizzato la loro “onestà”. Potremmo dire, noi sì, - e qualche collega lo dice spesso e lo ripeto anch'io -: vergogna! Continuano ad essere contro la Gronda e il Terzo valico e, quindi, contro Genova, ma invece autorizzano i condoni e hanno provato a autorizzare questa assurda concimazione delle nostre terre.
Allora, faccio un appello, come hanno già fatto i colleghi e le colleghe che mi hanno preceduto. Infatti, se questo è diventato, non per nostra volontà, un decreto non solo per Genova, proviamo allora a correggere e a intervenire sulle vere emergenze e parliamo di quello che è successo nelle ultime settimane.
Il nostro Paese, soprattutto al sud, è stato flagellato da ondate di maltempo. Calabria, Sardegna, Sicilia, Basilicata, tutte le regioni colpite da eventi alluvionali, che in alcuni casi, come in Calabria, sono costate vite umane. Ancora una volta con altri colleghi, nella nostra funzione di legislatori, abbiamo provato a dare un segnale di attenzione, presentando un emendamento, per aiutare i territori colpiti. È stato dichiarato inammissibile in Commissione. Perché? Motivazione? Non si trattava di ponti. Non ci sembrava possibile avere sentito con le nostre orecchie motivare questo criterio! Fango inquinante sì e fango alluvionale no (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Quel fango alluvionale che si è portato via una mamma con i suoi bambini a Lamezia, che ha spaccato territorio e strade! Ma dove è il rispetto dei cittadini, delle vite umane, degli italiani?
Il Ministro Toninelli - presumiamo in uno dei suoi momenti di stanchezza - ha detto che questo decreto è stato scritto con il cuore. Avendolo letto bene, si può escludere con matematica certezza che sia stato scritto con il cervello. Il 14 agosto è stata ferita l'Italia e, nonostante gli insulti, l'arroganza e la ricerca di addossare colpe e responsabilità, abbiamo noi usato il cuore sì, per il rispetto di Genova e dei genovesi. Vedremo, allora, se anche in quest'Aula il buonsenso prevarrà e sarà sconfitta per una volta l'approssimazione e la superficialità.
Già avete costretto i cittadini ad assistere sconfortati a paradossali dichiarazioni su abolizione della povertà per decreto, inverosimili garanzie di un'esistenza dignitosa e altre roboanti dichiarazioni, mentre la realtà dei fatti bocciava la vostra manovra finanziaria, scritta con i piedi e firmata con le scarpe, esattamente come questo decreto.
E non basta continuare a riempire la testa degli italiani di belle parole, che poi diventano incredibilmente molto brutte, quando si getta la maschera e Grillo insulta ignobilmente le persone affette da autismo, alla manifestazione pubblica del MoVimento, come se la vergogna fosse la disabilità.
Lo chiedo, allora, a tutti i colleghi in quest'Aula: c'è la possibilità di decidere per il bene di Genova e del Paese? Perché la politica è la possibilità concreta di cambiare le cose. Ebbene, cambiamolo questo decreto, insieme. Chiediamo per una volta a questo Governo e a questa maggioranza di uscire dai social. Chiediamo ai due Vicepremier di trovare il tempo di venire qui, tra un talk show e un altro. Fatelo ora, perché verrà il momento - e, credete, verrà prima di quanto pensiate, anzi a Genova è già arrivato - in cui quel popolo, di cui tanto vi riempite la bocca, vi chiederà conto di tutto, come lo ha chiesto anche ad altri ovviamente. Allora non ci sarà più post di Facebook o Twitter o comparsata televisiva, che potrà mettervi al sicuro da quei fischi, che per anni avete evocato, e da quegli insulti che oggi continuate ancora ad evocare per i vostri avversari.