Esame delle questioni pregiudiziali
Data: 
Martedì, 7 Maggio, 2019
Nome: 
Stefano Ceccanti

Grazie, Presidente. Prendiamo atto, nel dissenso, di questa sua scelta di tenere in pectore la declaratoria di inammissibilità. In genere i Papi tenevano in pectore le nomine di cardinali per evitare che a loro succedesse qualcosa di male; qui, invece, tenendola in pectore, tiene solo all'oscuro i parlamentari di quanto la giurisprudenza, che lei ha fatto valere per la Commissione, sia confermata o meno dalla sua declaratoria, cosa che sarebbe stata utilissima per il dibattito e per la presa di coscienza dei singoli parlamentari.

Ora, già di per sé sarebbe evidente la ragione di questa questione pregiudiziale, questo fascicolo ha 38 pagine, sono una sessantina di emendamenti. Ma davvero si vuole usare una declaratoria di incostituzionalità drastica, di inammissibilità drastica, di fronte a un atteggiamento delle opposizioni che non è ostruzionistico? Perché spesso la declaratoria di inammissibilità è utilizzata in maniera restrittiva e flessibile di fronte atteggiamenti dilatori, atteggiamenti ostruzionistici. Qui non c'è il Calderoli delle migliaia di emendamenti in Commissione o dei milioni di emendamenti in Aula, ci sono 38 pagine. Quindi, avendo i numeri, avete paura di discutere e di votare non nel merito alcuni emendamenti, e mascherate questo con la inammissibilità.

La Corte costituzionale, nell'ordinanza n. 17 del 2019, ha detto che il potere di emendamento dei parlamentari deriva direttamente dalla Costituzione; i Regolamenti sono chiamati a specificarlo, ma deriva dalla Costituzione. Quindi, abbiamo a che fare con una serie di poteri e prerogative che sono garantiti dalla Costituzione. Per di più, il nostro Regolamento Camera, interpretando in modo intransigente la Costituzione, ci dice che “debbono essere dichiarati ammissibili tutti gli emendamenti che non hanno frasi sconvenienti o argomenti affatto estranei all'oggetto della discussione”. Ora, voi mi volete dire che, diminuendo i parlamentari con una Camera unica, non ha niente a che fare col numero dei parlamentari? Cioè, sfidiamo veramente la logica. La questione è che voi non volete votare “no” ad una Camera unica, non volete votare “no” al voto ai diciottenni al Senato e, per non votare “no”, avete creato questa cortina fumogena dell'inammissibilità in un provvedimento dove l'inammissibilità non c'è, né per ragioni oggettive, frasi sconvenienti oppure argomenti affatto estranei, e quindi siete entrati in questa logica di compressione indebita delle prerogative parlamentari. Ora, veramente, il procedimento di revisione costituzionale è in assoluto il procedimento più importante, perché lascia tracce durevoli nell'ordinamento. Di fronte a questo, tagliare le possibilità di discussione, di votazione, rappresenta veramente un vulnus gravissimo.

Nelle settimane scorse, il Vicepresidente Di Maio ci ha rivolto un invito a redimerci, alla redenzione, un po' pericoloso questo invito, il grande teologo Bonhoeffer dichiarava che i miti della redenzione sono pericolosi, perché ci fanno smarrire la responsabilità immediata e ci proiettano in un futuro indistinto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi la responsabilità la esercitiamo, non diciamo a voi di redimervi, però vi diciamo che l'idea che il Presidente della Camera ha espresso nella sua lettera, in base alla quale il Presidente è il servitore della maggioranza, perché il Presidente si attiene sulle declaratorie di inammissibilità alle decisioni politiche della maggioranza, è una rottura della Costituzione. Nell'ordinanza, la Corte dice che se viene compresso il potere di emendamento dei parlamentari, il Parlamento è altrimenti ridotto a una mera funzione di ratifica di scelte maturate altrove, di scelte degli equilibri di una maggioranza di Governo che fa finta di litigare per prendere voti alle elezioni europee, ma nei momenti chiave, quando si tratta di violare la Costituzione, è unita e compatta e la viola e noi, per questo, chiediamo a tutta l'opposizione di votare convintamente e ai deputati liberi della maggioranza che sono interessati a difendere non le prerogative nostre, di oggi, ma anche le loro di domani, di votare a favore di questa pregiudiziale