• 31/05/2019

“Per comprendere meglio la sentenza della Cassazione, relativa alla commercializzazione dei prodotti a base di canapa, e sulle preoccupazioni sulle ricadute occupazionali che sono sorte tra gli operatori del settore, attendiamo le motivazioni allegate alla sentenza. Purtroppo, la retorica qualunquista sul tema portata avanti da mesi dal ministro degli Interni Salvini, per mera propaganda per altro visto che non si sono visti atti normativi in tal senso, ha creato confusione tra i cittadini e apprensione tra gli operatori del settore”. Lo dichiara Maria Chiara Gadda, capogruppo in Commissione Agricoltura.

“Attualmente – continua - dobbiamo attenerci alla legge che sul punto dice, come definito dall’Istituto Superiore di Sanità, che per i prodotti a base di canapa, la soglia di efficacia drogante del principio attivo THC è di 0,6%, quindi non è un reato vendere prodotti derivati delle coltivazioni di canapa sativa con livelli di Thc sotto questi limiti perché appunto non trattasi di droghe. L’Italia negli anni ‘50 era il secondo produttore al mondo di canapa, che ha moltissimi utilizzi, da quello tessile fino alla cosmesi. In questi ultimi anni il mercato ha visto una crescita importante ed è nata nuova occupazione che va tutelata. Non serve creare confusione ad arte, ma è necessario fare chiarezza. La sentenza può essere di ausilio in questo senso, e se si dovesse rilevare un vuoto legislativo rispetto alla commercializzazione di questi prodotti, siamo pronti a colmarlo per evitare che un settore rimanga nell’ambiguità preservando investimenti e occupazione”.

“Non è accettabile la criminalizzazione strumentale e confondere piani che spesso non hanno per nulla a che vedere con l’uso di droghe o uso ricreativo o terapeutico”, conclude.

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