Sì, grazie, Presidente, io non deposito la relazione, primo perché non l'ho scritta, secondo perché vi devo confessare di essere un po' perplesso da questo atteggiamento. A tutti noi piacerebbe essere in un luogo diverso il venerdì alle otto e un quarto, ma nonostante io rifugga da ogni considerazione sloganistica e demagogica, che invece sembra appassionare tanti miei colleghi, mi chiedo cosa ci sia di strano se, per una volta, ci troviamo il venerdì sera tardi a fare il nostro lavoro, soprattutto se ci troviamo in questa situazione per responsabilità di chi applaude quando qualcuno dice che deposita la relazione, e non vi fa perdere tempo.
Comunque, non vi farò perdere molto tempo neanch'io, e non vi svelo un segreto se vi dico che il Partito Democratico si era approcciato a questo decreto in modo molto laico; noi non escludevamo un voto di qualsiasi natura quando è stato annunciato un provvedimento sulla crescita, perché la crescita è il problema principale del nostro Paese; sono più di trent'anni che il nostro Paese cresce meno della media europea e sono vent'anni che, in pratica, il Paese non riesce più a crescere a un ritmo sostenuto. Eravamo ansiosi di leggere il decreto, anche perché in quel momento stavano cominciando a venir fuori le illusioni della legge di bilancio; voi ricorderete, in quest'Aula a lungo si è detto: quando entrerà in vigore la legge di bilancio che abbiamo preparato con così tanta voglia, entusiasmo, eccetera, la crescita si materializzerà, in questo Paese. Ebbene, abbiamo visto che nel primo trimestre 2019 la crescita italiana è stata dello 0,1 per cento e ieri l'Istat ci ha preavvertito che nel secondo trimestre, invece, avremo un risultato negativo. Quindi, eravamo ancora più ansiosi di vedere un “decreto crescita” nel momento in cui stava venendo fuori che anche la legge di bilancio 2019, così tanto spinta dalla maggioranza, in realtà, la crescita non la stava portando.
Allora, abbiamo visto il “decreto crescita”; siamo stati un po' perplessi dalla stima che lo stesso Governo dava dell'impatto sulla crescita, cioè, secondo voi – non secondo noi –, questo decreto aumenta il tasso di crescita del PIL nel 2019 dello 0,05 per cento, quindi un pochino perplessi dal fatto che un decreto si chiami crescita e comporti un aumento dello 0,05 per cento, lo eravamo, però poi abbiamo assistito a uno spettacolo che non esito a definire piuttosto indecente. Questo è un decreto che è stato approvato, per la prima volta, in Consiglio dei ministri il 4 aprile, però dentro non c'era nulla, tanto è vero che è stato riapprovato venti giorni dopo, poi è un decreto che è stato tre settimane nelle Commissioni bilancio e finanze riunite, dove è successo praticamente di tutto: rinvii, votazioni sbagliate, approssimazioni errori, e la cosa che più mi ha stupito è che molte volte alcune colleghi del MoVimento 5 Stelle, ma non solo, di fronte al procedere lento dei lavori dovuto al fatto che il Governo o non aveva i pareri o aveva cambiato parere o non era pronto, si girava verso di noi e diceva: ma basta, insomma, come se fossimo noi a fare ostruzionismo. La verità è che quei colleghi non riuscivano neanche a capire che il motivo di quei rallentamenti non era affatto nell'atteggiamento ostruzionistico dell'opposizione, ma era in tutta quell'approssimazione e superficialità che il Governo stesso stava mettendo in quel decreto, poi è arrivata la Ministra Lezzi, a un certo punto, a parlare di un parere negativo della Ragioneria generale dello Stato, che in realtà non c'era. Insomma, è stato un festival di approssimazione, di superficialità e di incompetenza in alcuni punti.
Poi abbiamo visto il decreto, abbiamo visto Industria 4.0, il Ministro Di Maio all'assemblea di Confindustria ha detto: abbiamo capito che è stato un errore ridimensionarla, la rimetteremo in piedi; eppure, in questo decreto c'è un ripristino molto parziale di Industria 4.0, non c'è nulla in pratica sul ripristino del credito d'imposta in formazione, Formazione 4.0, il credito di imposta in ricerca e sviluppo. Quindi, il Ministro Di Maio era andato a Confindustria a dire un qualcosa che, in realtà, poi non si è realizzato. Abbiamo visto un emendamento ficcato all'ultimo momento sul cosiddetto contratto di espansione, che consente alle imprese oltre i mille dipendenti uno scivolo di cinque anni di prepensionamento, ma quella non è un'azione di politica economica per garantire il ricambio generazionale nelle aziende, quello è un favore fatto a una grande impresa che ve l'ha chiesto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e l'avete infilato lì, lo sappiamo tutti, non è che siamo proprio gli ultimi arrivati; non si fanno le riforme del mercato del lavoro per fare un favore a una grande impresa. Abbiamo visto, sulle banche, tre provvedimenti che se li avessimo fatti noi, nella scorsa legislatura, non oso immaginare cosa sarebbe successo; provvedimenti giusti, che noi condividiamo, su Genova, perché estendete la garanzia dello Stato alle emissioni obbligazionarie che Carige farà; sulla Popolare di Bari l'avete nascosta bene come norma per avere anche il placet europeo, ma è una norma che consente alla Banca Popolare di Bari di uscire dai guai, e il relatore leghista di maggioranza, che ringrazio ancora una volta per la sua onestà intellettuale, ha pronunciato la seguente frase: è un problema se le banche vanno in difficoltà in questo Paese, quindi è giusto salvarle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); quando lo dicevamo noi sono successe cose irripetibili, nella scorsa legislatura. Avete ridotto fortemente le tasse alle banche che pagano le imposte catastali per il trasferimento di immobili quando cartolarizzano i crediti, un'operazione finanziaria che se avessimo ridotto noi le tasse per chi fa operazioni finanziarie di quel tipo non so cosa sarebbe successo. Sono tre provvedimenti giusti, che noi approviamo, perché quello che il relatore di maggioranza leghista ha detto, con molta onestà, recentemente, noi l'abbiamo sempre sostenuto e ci siamo presi insulti di ogni tipo. Abbiamo visto un balletto sul cosiddetto “salva Roma”, che è stato politicamente e mediaticamente molto intelligente: avete fatto credere agli italiani che la norma salvasse il comune di Roma, quando non era affatto così, soltanto poi per permettervi, con un accordo fra Lega e 5 Stelle, di salvare veramente i comuni in dissesto o in pre-dissesto, ma non c'è nessun apprezzamento in queste parole, perché l'atteggiamento che si deve avere nei comuni in pre-dissesto e dissesto non è quello di togliere fondi a Industria 4.0, come avete fatto voi, per regalarli ai comuni che non sono stati in grado di tenere i bilanci in ordine (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
L'atteggiamento che bisogna avere nei comuni in difficoltà è supportarli in un processo di sforzo graduale verso il risanamento, ad esempio supportando i loro investimenti, non buttando i soldi in un pozzo senza fondo perché sono comuni amici e ne salviamo uno del MoVimento 5 Stelle e uno della Lega perché così andiamo avanti ancora qualche settimana in questo spettacolo che state offrendo al Paese.
Poi, abbiamo visto una norma, ficcata all'ultimo ieri, che dice che le regioni possono, per alcuni debiti fuori bilancio, che sono quelli derivanti da sentenze esecutive, non passare per il consiglio regionale, lo dicevamo ieri in quest'Aula. Non si è capito il perché e, fra l'altro, avete pure scritto la norma male e sarà completamente inapplicabile, ma ciononostante, l'avete voluta portare avanti lo stesso.
Inoltre, abbiamo visto Alitalia buttare via tutto il percorso fatto nella scorsa legislatura, che era quello di prestito ponte per arrivare da qualche parte. Quando si fa un ponte lo si fa per arrivare dall'altra parte del fiume, non per buttare soldi pubblici. La nostra strategia su Alitalia era chiara: il ponte era per arrivare a una partnership con un partner europeo forte, che era anche già stato individuato. Voi avete buttato all'aria, legittimamente, ma secondo noi sbagliando, questa strategia, per prendere un'altra caterva di soldi pubblici e buttarli di nuovo nel pozzo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), in uno spettacolo che, ancora una volta, come da diversi anni a questa parte, per responsabilità un po' di tutti è indecente.
Abbiamo visto ridurre il costo del lavoro nell'unica maniera sbagliata possibile. Non è facile provare a ridurre il costo del lavoro sbagliando: voi ci siete riusciti. Infatti, noi vi diciamo, da qualche tempo, che l'unico modo per ridurre il costo del lavoro è ridurre sul lato dell'impresa i contributi previdenziali assicurando nel frattempo che vengano fiscalizzati, cioè pagati dalla fiscalità generale, in modo che il lavoratore non abbia problemi di pensione. Voi, invece, che cosa avete fatto? Avete tagliato i premi assicurativi per l'INAIL in modo tale che, fra l'altro, in primo luogo ci sarà un buco nel 2022, questo è il primo caso di riduzione del costo del lavoro che non è lineare, ma a un certo punto si ferma e poi riparte e, in secondo luogo, mettendo a rischio la funzionalità dei controlli sulla sicurezza del lavoro, perché i premi dell'INAIL aiutano anche a far funzionare una struttura di verifica e di prevenzione su incidenti del lavoro. Voi stessi l'avete ammesso dicendo: ma di questo ne parleremo più avanti e ci guarderemo.
Insomma - e sto finendo, Presidente - sul “decreto crescita” a noi viene il dubbio che l'unica crescita ottenuta in questo Paese sia quella del fatturato della Casaleggio Associati che nel 2018 aumenta del 60 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e che vede il suo utile aumentare del 786 per cento, sicuramente beneficia anche dei contributi che generosamente i miei colleghi gli versano tutti i mesi, in cambio di una carezza.
Concludo, sa come concludo? Con una frase che il presidente Blangiardo, che è il presidente dell'Istat nominato da questa maggioranza, ha detto ieri, all'atto della presentazione di un rapporto Istat molto interessante, che dovrebbe essere letto da chiunque abbia veramente a cuore la crescita di questo Paese. Il presidente Blangiardo diceva Il presidente Blangiardo ha detto, ieri: “Viene da chiedersi se siamo e saremo ancora un popolo che guarda avanti e investe sul futuro o se, invece, dobbiamo per lo più sentirci destinati a gestire il presente”. Io credo che non ci sia, in questa fase, per commentare questo decreto e per annunciare il voto contrario del Partito Democratico, miglior modo per affermare che o questo Paese comincia ad abbandonare la logica dell'inseguimento del consenso immediato, sui social magari, e pensare a inseguire il futuro… oppure davvero avremo problemi molto gravi.
La ringrazio per questo atteggiamento molto collaborativo, Presidente.