Grazie, Presidente. È un fatto importante e meritevole di sottolineatura il fatto che il Parlamento, nella programmazione dei suoi lavori, abbia condiviso l'urgenza di una discussione sulla condizione minorile, con riferimento al rischio di abusi e di violenza fisica, psicologica ed emotiva nei confronti dei bambini e delle bambine, e dei minori in genere. Un'attenzione importante, che deve essere il presupposto di un impegno concreto, strutturato, non episodico, non condizionato dai soli eventi e dalla loro dimensione mediatica, capace di una programmazione e di una verifica della necessaria efficacia degli interventi, in grado di aggiornare e rafforzare la rete di protezione dei minori, a tutela della loro incolumità psicofisica e del loro complessivo benessere; un impegno che potrà e dovrà, oltre i voti di oggi, trovare continuità anche nel lavoro della Commissione bicamerale sull'infanzia.
Oggi, intanto, con questa mozione che presentiamo e, in generale, con le mozioni che sono state presentate, cerchiamo di enucleare le priorità su cui questo impegno si dovrà esprimere, partendo dalla consapevolezza che il tema dei maltrattamenti sui minori è problema complesso, multidimensionale, che chiama in causa una pluralità di responsabilità da coordinare e armonizzare, che sfugge a ogni semplificazione sbrigativa, chiede di acquisire un patrimonio di informazioni oggi ancora frastagliato e incerto, ed immaginare conseguentemente strategie di prevenzione differenziate a seconda del contesto, dell'età delle vittime, del tipo di relazione fra vittima e autore della violenza, specie quando questa è relazione intrafamiliare, come nella maggioranza dei casi. Un impegno che muova da una riflessione sulla situazione delle famiglie, su cui vi è uno sguardo che le identifica, spesso in una generica astrazione, come un ammortizzatore e un armonizzatore sociale, quale nella stragrande maggioranza dei casi sono, senza però indagare con sufficiente interesse la necessità di supportare le responsabilità genitoriali, che ne riconosca anche le fragilità e ne rafforzi, laddove necessario, in una logica preventiva, gli strumenti.
Nel corso degli ultimi decenni, in Italia, la situazione delle famiglie, infatti, è stata caratterizzata da profonde modificazioni di ordine sociale, culturale, economico, dalla trasformazione dei ruoli parentali alle modalità di esercizio delle funzioni genitoriali di cura ed educative. Tali cambiamenti sono stati spesso strettamente connessi ai processi di trasformazione a livello economico, sociale e culturale, che hanno interessato l'intera società italiana e hanno evidenziato, accanto alle vecchie, nuove forme di fragilità sociali, educative e relazionali.
Ciò richiede al sistema dei servizi pubblici, sociali, sanitari, educativi, alla comunità in senso lato, da una parte, di mettere in campo interventi di supporto alla genitorialità nelle situazioni in cui essa risulta caratterizzata da maggiore fragilità e, dall'altra parte, di realizzare le linee d'azione innovative nei processi di accompagnamento al sostegno e al recupero delle competenze parentali nelle situazioni in cui i genitori manifestano condizioni di inadeguatezza. In tutte queste fattispecie, particolare attenzione deve essere garantita alla rilevazione delle condizioni di pregiudizio e di rischio psicofisico e sociale dei minori.
Il quadro normativo, internazionale e nazionale, sottolinea la priorità di prevenzione dell'allontanamento delle persone di minore età dal proprio ambito familiare, la necessità invece di attuare soprattutto interventi precoci di sostegno e potenziamento delle competenze e delle risorse familiari. Una dimensione di tutela, che trova una sua eminente espressione nella Convenzione per i diritti del fanciullo, che l'articolo 19 riconosce, il diritto ad essere protetto da ogni forma di maltrattamento, violenza, negligenza e abuso fisico o mentale, nelle situazioni contingenti in cui i fanciulli vivono. La Convenzione individua, nel superiore interesse del minore, la bussola e la regola di tutti gli interventi a sua tutela, interpretandolo come preminente rispetto ai diritti degli altri soggetti, e come la migliore prospettiva nella valutazione concreta di differenti soluzioni di fatto.
Nel corso del tempo il minore è divenuto, insomma, non più soltanto oggetto di diritto, ma soggetto di diritti, ed in questo senso è cambiato conseguentemente il suo rapporto con i genitori, che progressivamente sono stati intesi non più quali titolari di un potere, di una potestà, sul minore, bensì esercenti di una responsabilità nell'interesse dei figli minorenni.
In questa prospettiva, il concetto di responsabilità genitoriale si colloca oggi nell'accezione più ampia del termine, riprende l'origine etimologica che deriva dal latino respondeo, dare risposte: così definito, sembra oggi voler ricordare che essere genitori significa rispondere sempre del proprio comportamento verso i figli e non avere poteri indiscussi su di loro. In questo quadro di riferimento, il riconoscimento del benessere psicofisico del minore deve essere garantito anche, ripeto, in presenza di genitorialità fragile e vulnerabile; come a dire che le diverse responsabilità in capo ai genitori corrispondono alle diverse responsabilità, corrispondono a diritti sempre esigibili dal figlio, anche quando non più minorenne, eventualmente sostenuti e promossi dai servizi.
Tutto questo definisce l'importanza della prevenzione come prima dimensione da sviluppare e rafforzare, come diciamo nella mozione presentata. L'importanza dell'azione preventiva che si colloca prima della patologia sta nel sostegno, ripeto, alle relazioni familiari, che è pensabile in una prospettiva culturale che guarda la famiglia come luogo aperto, che non dimentica la responsabilità sociale e comunitaria verso tutti i bambini e tutte le famiglie, che non reclude, insomma, in una dimensione esclusivamente privata la famiglia, ma la fa oggetto di uno sguardo comunitario che è relazione d'aiuto.
Il Ministero del Welfare, dentro le passate responsabilità politiche e di governo, ha sviluppato negli anni programmi, come il Programma P.I.P.P.I., dal nome stravagante ma dall'efficacia certificata, proprio nell'orientare gli interventi sociali, sanitari ed educativi nella prevenzione dell'allontanamento dei minori dalle loro famiglie, quando ovviamente questo non è necessario, definendo metodologie e tecniche che permettono di raggiungere standard accettabili su tutto il territorio nazionale. È necessario consolidare e finanziare adeguatamente le prospettive di simili interventi realizzati negli anni. La cultura della prevenzione deve farsi sempre più concreta e scientifica, puntando all'impegno delle istituzioni e alla qualificazione degli operatori; una prevenzione che preveda, quindi, interventi larghi, mirati al sostegno delle reti di relazione familiare e comunitaria, assicurando una presenza capillare sul territorio di servizi educativi, di sostegno e di consulenza.
Noi nella mozione indichiamo, nell'istituzione di uno sportello unico per le famiglie, lo strumento possibile, da condividere in sede di Conferenza unificata, come il punto di accesso unitario per le famiglie in relazione alle esigenze e alle difficoltà tipiche del nucleo familiare, con funzioni di informazione, consulenza e supporto, anche in relazione all'accesso ai servizi sociali. Prevenzione è anche garantire - è stato detto - una qualificazione agli operatori dei nidi, della scuola, della medicina di base, in grado di intercettare ma ancora prima di aiutare. Migliorare le competenze di chi lavora con e per i bambini è un obiettivo strategico, promuovendo una formazione specifica nei curriculum di studi degli operatori tutti e, dall'altro lato, predisporre in tutti i servizi educativi pubblici e privati e convenzionati, rivolti ai bambini dell'età 0-6, un sistema di prevenzione e tutela in grado di proteggere i bambini e le bambine da abusi, maltrattamenti e ogni condotta inappropriata. Misure preventive che devono riguardare l'attenzione e la prevenzione del burnout degli operatori e del loro supporto psicologico e formativo, che è strategia ben più efficace e duratura che inserire gli operatori di cura della relazione educativa in una sorta di Grande Fratello, di controllo sociale fatto di telecamere, di sole telecamere, e di presunzione di colpevolezza.
Un secondo elemento di impegno che richiamiamo nella mozione è quello della conoscenza del fenomeno, di una sua analitica osservazione, un'osservazione non solo numerica. La rilevazione dei dati, ad oggi, continua ad essere incerta e non univoca; si parla di un'incidenza della violenza sui minori pari allo 0,9 della popolazione minorile, ma questo dato non coincide con altre rilevazioni esistenti. Proponiamo, quindi, che ci si doti di un Osservatorio nazionale epidemiologico, che indaghi il fenomeno degli abusi e dei maltrattamenti sui minori e che metta in campo un sistema di sorveglianza epidemiologica, caratterizzata dalla semplicità nella produzione dei dati necessari, nella flessibilità e nell'accettabilità da parte delle persone tenute a fornire le informazioni, nell'affidabilità, nell'utilità, nella sostenibilità e puntualità del sistema stesso. Osservatorio che potrebbe rappresentare un punto di riferimento nazionale anche per favorire la concertazione fra le diverse istituzioni coinvolte, sanitarie, sociali, educative, tra le quali va evidenziata anche la magistratura, minorile ed ordinaria.
È necessario che anche su quel fronte ci sia specializzazione e che si individuino modalità del lavoro integrato, mai scontate e certe per sempre e più difficoltose a causa delle sofferenze del mondo giudiziario e a tutti ben note, a partire dagli organici carenti, dalle riforme incompiute, dal rischio di perdere la peculiare specializzazione minorile, in qualche caso nell'ipotesi di una sua abolizione, che per ora speriamo scongiurata.
“Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”, recita un proverbio africano ormai scontatissimo, ma sempre efficace per ricordare com'è necessaria la pluralità di un sistema intero per occuparsi dell'infanzia, ed anche per assicurare una cura efficace, duratura, laddove la prevenzione non riesca ad impedire comportamenti maltrattanti ed abusanti e i danni gravi che ne conseguono. I costi personali, sociali, sanitari sono di portata immensa, e la cultura è un altro elemento a cui va posta grande attenzione. Riconoscere gli aspetti patologici, formare gli specialisti in grado di curare, assicurare standard nazionali certi è un altro elemento sfidante per tutti noi. Il Sistema sanitario deve assumere come prioritario anche questo obiettivo di cura: le cure a carattere psicoterapeutico per i bambini ed anche i loro genitori, affinché possano evitare la ricaduta in circuiti viziosi dove l'abusato diventa spesso abusante e il maltrattato il maltrattante. Sono parte essenziale di una strategia complessiva che voglia occuparsi di questo tema.
Insomma (e concludo, Presidente), intorno a questi obiettivi, che nella mozione dettagliamo, che la mozione richiama, vi è la concretezza di un impegno di protezione e promozione dei bambini e delle bambine, che la politica deve assumere in una dimensione prioritaria nell'agenda politica, perché farlo non è solo occuparci di loro, ma del futuro di tutti noi.