A.C. 1603-bis-A
Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, mi sia concesso di iniziare queste dichiarazioni di voto con una metafora sportiva: noi stiamo giocando gli ultimi minuti di un secondo tempo di una partita sulla quale ovviamente lascio a voi decidere la disciplina, però dove non c'è stata concessa, non ci è stata data la possibilità di giocare il primo tempo: è accaduto durante la legge di bilancio, quando, con un comma, si è deciso di riorganizzare la governance dello sport. Guardate, noi siamo consapevoli che rappresentiamo il nostro Paese un po' in una situazione abbastanza particolare, unica, con quello che è stato quell'organismo, che è il CONI, che da 105 anni, con quelli che poi sono stati anche i diversi decreti che sono intervenuti rispetto alle proprie funzioni, ha rappresentato un po' il soggetto di riferimento, anzi il soggetto di programmazione delle politiche sportive, ha rappresentato il soggetto di relazione col mondo politico del Governo. Ed è chiaro che noi abbiamo visto all'interno di quell'iniziativa, cari membri del Governo, un potenziale vulnus, un caos istituzionale, perché ovviamente, da un lato, chi doveva fare, che in base alla normativa presente era il CONI, non aveva e non ha le risorse, e chi ha le risorse in questo momento ovviamente non doveva far nulla. E, quindi, l'abbiamo detto fin dall'inizio, però il metodo è una parte fondamentale, importante del percorso di approdo di questa legge delega, perché prima di spogliare il CONI del 90 per cento delle risorse che gli sono state assegnate annualmente fino a oggi per trasferirle alla nuova società Sport e Salute Spa noi ritenevamo che fosse opportuno, preliminare, fondamentale, doveroso delimitare quelli che erano gli ambiti di competenza del CONI, delle federazioni, quindi preoccupandosi prima delle competenze rispetto alle risorse, attraverso anche un confronto, che era opportuno fosse preventivo e partecipato in modo diverso. Ciò anche perché si sono usati in questa riforma termini come trasparenza, partecipazione, sostegno al movimento dilettantistico, una narrazione che ha un'ambizione di ridisegnare lo sport nel nostro Paese, però nel risultato finale si è passati, in questo momento, da quello che era un percorso di coinvolgimento sì partecipato di 12 milioni di tesserati, tra federazioni sportive nazionali, enti di promozione sportiva e discipline sportive associate, alla nomina, da parte del Governo, di tre membri della nuova società che rappresenta e rappresenterà la cassaforte appunto dello sport italiano. E ribadendo quello che abbiamo detto in questi mesi - ma ve lo dico tranquillamente, speriamo anche di sbagliarci, nel caso saremo i primi a riconoscere l'errore -, si rischia e si toglie quell'autonomia fondamentale che un settore trasversale come quello dello sport ha, e questa autonomia viene sottoposta, dal nostro punto di vista, prima di tutto al potere politico.
Ma come dicevo all'inizio, siamo bravi sportivi, abbiamo quindi provato a giocare il secondo tempo, consapevoli non tanto del divario tecnico in campo, ma della forza fisica, quella sì, quella dei numeri, senza però riuscire a ottenere alcun risultato di fronte a una maggioranza che, in nome e per conto di una riforma epocale prodotta dal Governo del cambiamento, aveva già deciso quella che era l'impostazione, contenuta tutta in quella legge di bilancio. E nonostante - e li ringrazio - sia il relatore che il sottosegretario Giorgetti e il sottosegretario Valente ieri abbiano dimostrato un'attenzione all'ascolto, devo dire, però, che, dal nostro punto di vista, quello che era l'impianto complessivo del provvedimento che è stato portato, soprattutto quella che era stata una serie di nostre proposte che non sono state accolte, risulta essere per noi ovviamente un'iniziativa che era già stata decisa. È stato così sull'articolo 1, il cuore del provvedimento, e le nostre proposte le abbiamo fatte per ribadire che affidare al CONI il solo ruolo di governo dell'attività olimpica rappresenta un errore, perché non si può pensare di separare, di scindere la preparazione olimpica dal lavoro delle tante società sportive dilettantistiche di base iscritte alle federazioni, che rappresentano la forza del movimento sportivo italiano e che sono il primo luogo di contatto tra lo sport e i futuri campioni. E se si vuole dare risposta e attenzione a quell'importante mondo, faccio presente alcune delle problematiche che quel mondo solleva: si parla di responsabilità personale dei legali rappresentanti in quel mondo, si parla del problema della fiscalità e del rapporto con l'Agenzia delle entrate; in quel mondo, lì si, parla delle difficoltà delle risorse economiche private, in riduzione, a fronte della crisi che ha toccato il nostro Paese, si parla di mancanza generazionale nel ricambio del volontariato, si parla di investimenti sull'edilizia sportiva. Pensate che la regione dalla quale provengo, che è la ricca Emilia Romagna, ha impianti sportivi che per il 76 per cento sono stati realizzati prima del 1990, prima dei Mondiali di calcio. Ecco, queste sono le tematiche che io ritengo essere sentite dallo sport di base.
Attraverso la nostra azione abbiamo cercato di rendere più stringente la delega del finanziamento da parte di Sport e Salute alle federazioni, agli enti di promozione sportiva, alle discipline sportive e sociali, con criteri trasparenti, oggettivi, certi, nonché ai centri sportivi scolastici, perché se siamo onesti intellettualmente - voi tutti lo sapete -, è sicuramente una delega con principi validi, ma se non ha la necessaria copertura economica e finanziaria è una delega che non troverà attuazione. Ed è stato così sulla disciplina del limite dei mandati, sulla disciplina delle rappresentanze delle società degli atleti e gli agenti sportivi, sulla costruzione e sulla ristrutturazione degli impianti sportivi, sulle discipline della mutualità dello sport professionistico. Vi abbiamo invitato a votare emendamenti abrogativi perché - lo abbiamo detto anche ieri in Aula -, più che pensare a nuove norme attraverso ulteriori decreti, era meglio rendere attuative e far funzionare norme già esistenti che il precedente Governo, nella passata legislatura, con il Ministro Lotti aveva messo in campo.
Ed è stato così quando, ultimamente, abbiamo evidenziato anche l'errore di introdurre una norma sulla rappresentanza di tifosi con organi consultivi negli atti costitutivi delle società sportive: non tanto perché contrari in modo aprioristico al coinvolgimento dei tifosi, che con la loro passione… riconosco la loro importanza in questo sistema, nella vitalità dello sport; ma perché sono stati introdotti criteri di delega stringenti, come la platea dei votanti, la tipologia di voto, l'espressione di pareri vincolanti, in assenza – perché è stato introdotto in un secondo momento – del coinvolgimento delle leghe professionistiche dilettanti.
Ed è stato così sull'estensione del professionismo alle donne. Io riconosco l'attenzione dimostrata anche ieri dal Governo, e ne sono grato, accogliendo nella delega sul rapporto di lavoro sportivo il tema delle pari opportunità nell'accesso, sia nel settore dilettantistico che nel settore professionistico. Intervenendo però, come abbiamo cercato di fare, con un nostro emendamento sulla legge n. 91 del 1981, avremmo dato una risposta immediata, puntuale, a quello che è un principio che oggi trova un ampio consenso anche nell'opinione pubblica, certo, che sicuramente è il frutto di un risultato, dell'entusiasmante avventura azzurra che le nostre ragazze stanno compiendo ai Mondiali di Francia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Tra pochi minuti il Governo otterrà da questo ramo del Parlamento la delega; ma proprio per il bene e l'attenzione, membri del Governo, che noi vogliamo a questo importante sistema che è quello dello sport, per il valore che esso stesso rappresenta nel mondo delle politiche pubbliche da un punto di vista educativo, da un punto di vista sociale… L'ultima indagine ISTAT ci ricorda come lo sport è caratterizzato e vive grazie al volontariato: stiamo parlando di 1 milione di persone, nove persone su dieci lo fanno in modo gratuito. E quindi per il valore anche aggregativo che ha lo sport, per il valore di crescita collettiva, di sviluppo del benessere della persona e anche di crescita economica che lo sport rappresenta, io confido che il Governo qui rappresentato, nel redigere i vari decreti legislativi di riordino e di riforma, renda partecipi di questo lavoro i tanti portatori di interessi positivi che il mondo dello sport ha. E sono sia i vertici che la base, siano esse le federazioni, gli enti di promozione sportiva, le discipline sportive associate, le leghe, le associazioni di atleti e atlete, gli agenti, i tecnici, i direttori, gli enti locali, con l'attenzione che ovviamente queste persone e questi corpi intermedi meritano: perché siamo arrivati ad importanti risultati nello sport, ma basta veramente poco per mettere in tensione il sistema sportivo italiano.
Avremmo voluto esprimere - e lo dico chiaramente - un voto diverso rispetto a quello contrario, perché lo sport, per sua natura, è inclusivo, non divide; e personalmente l'immagine dello sport è quella bellissima foto, a pochi minuti dalla proclamazione a Losanna con l'assegnazione a Milano-Cortina, dove le istituzioni sportive, le istituzioni politiche, insieme, hanno festeggiato il risultato: quella, per noi, è l'immagine. E ce lo ricordava, proprio in audizione, un autorevole membro italiano del CIO, come dal 1945 ad oggi appunto su questa materia ci siano sempre stati sostegni trasversali; ma oggi, purtroppo, non sarà così.
In conclusione – concludo veramente, signor Presidente –, vorrei rivolgere un augurio di buon auspicio. La cronaca sportiva in modo ricorrente porta alla nostra attenzione storie come quella di Great Nnachi, figlia di nigeriani, nata in Italia, la quale, seppur cresciuta nel nostro Paese, non ha visto riconosciuto il suo record di salto con l'asta nella categoria. Nonostante abbia studiato in Italia, e di fatto la sua educazione ed i suoi valori siano italiani, esattamente come quelli dei suoi coetanei, in quanto straniera il suo eccezionale risultato sportivo non può essere omologato. Di storie come quella di Great in questo Paese ne esistono tante, e seppur non arrivino alla cronaca nazionale perché non hanno superato record, raccontano di sacrifici, impegno nello sport, fatiche, speranze deluse: un tradimento morale il nostro, quello nei confronti di tanti giovani di origine straniera che credono nell'Italia e che vorrebbero far parte a tutti gli effetti di una comunità, passando attraverso quello che è il settore da sempre che unisce i popoli, le culture, le tradizioni, attraverso la passione comune, senza frontiere. Ecco, l'augurio che voglio rivolgere è appunto che lo ius soli sportivo, come credo, valga tutto questo; l'augurio che la politica sappia dare risposte ai sogni sportivi di questi giovani, che sono il futuro del nostro Paese, il simbolo di un'Italia che non arretra e di un'Italia che non ha paura.