Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, anch'io voglio ringraziare l'onorevole Piccoli Nardelli e la relatrice di maggioranza, onorevole Carbonaro, per l'impegno profuso per incardinare prima e, poi, portare alla luce un lavoro sinergico che ha visto il coinvolgimento di tutti quanti i membri della Commissione che, effettivamente, hanno lavorato con grande capacità di condivisione. Vorrei, prima di tutto, fare, quindi, questo ringraziamento, per la fermezza e la tenacia di Flavia Piccoli Nardelli, per la sua esperienza e le sue competenze. Oggi, ha permesso di discutere in Aula una legge che promuove la lettura come elemento irrinunciabile, non solo per la diffusione della cultura, ma come strumento di promozione sociale e del benessere dei cittadini.
È significativo che in questa contingenza storica, fatta di porti chiusi, di fake news, di insulti social, si trovi il tempo di dedicare il dibattito istituzionale alla necessità di incentivare la buona lettura, rinnovandone la fruizione rispetto alla modernità. La lettura, quindi, per capire noi stessi, ma soprattutto per capire il mondo in cui viviamo e per affrontare le sfide del presente e l'incertezza del futuro. Il presente, che lo si voglia o meno, è multiculturale, anche nel nostro Paese e l'integrazione fatta di regole condivise è, alla fine, l'unica risposta efficace alle migrazioni attuali e a quelle che si verificheranno nei prossimi anni. L'integrazione virtuosa nasce, inevitabilmente, dalla comprensione dell'altro e trae, quindi, il suo fondamento dall'apprendimento e dalla conoscenza. Todorov, teorico della letteratura, sottolineava come le differenze tra culture siano indispensabili per il cammino stesso dell'umanità e per prepararci all'incontro tra culture assume un ruolo fondamentale la lettura.
Fatta questa premessa, necessaria per inserire il provvedimento che stiamo discutendo nell'attualità dei nostri tempi, vorrei dedicarmi ad un aspetto di questa legge che reputo, quindi, fondamentale, quello cioè dedicato ai patti locali per la lettura. L'articolo 3 del provvedimento dispone, infatti, che, a livello locale, le regioni e gli altri enti territoriali diano attuazione al Piano d'azione nazionale, attraverso la stipula di patti locali per la lettura, intesi a coinvolgere le biblioteche e altri soggetti pubblici, in particolare le scuole, e privati, operanti sul territorio. Più nello specifico, i patti locali prevedono, sulla base degli obiettivi generali individuati dal Piano d'azione nazionale e delle specificità territoriali, interventi finalizzati ad aumentare il numero dei lettori abituali. A tal fine, sono previsti specifici finanziamenti nell'ambito dei bilanci degli enti territoriali e degli altri soggetti coinvolti.
Perché incentivare la realizzazione dei patti locali per la lettura nella società di oggi, dove quello che si legge con maggior frequenza, anche tra i politici, sono le offese sui social? Perché ce n'è la necessità. Il nostro è un Paese dove i livelli di alfabetizzazione sono bassi, dove c'è un tasso ancora troppo alto di dispersione scolastica, dove si va poco all'università; sono dati desolanti da tutti i punti di vista.
I dati ISTAT e Save the Children sono, infatti, allarmanti e molto spiegano in termini di emergenza cultura. Si registra una continua flessione del numero di lettori di libri, sceso dal 42 per cento nel 2015 al 40,5 per cento nel 2016, e a dover preoccupare non sono soltanto le percentuali sulla lettura, i dati di Save the Children Italia molto dicono sulla povertà educativa dei bambini e dei ragazzi italiani. Circa un quinto dei minori, infatti, non raggiungerebbe le competenze minime in matematica e lettura, più di uno su dieci abbandona prematuramente gli studi e sei su dieci non partecipano ad attività culturali, ricreative e sportive.
Anche per cercare di contrastare questo trend devastante, da anni, in via sperimentale, sono nati in tutt'Italia progetti formativi locali, con l'obiettivo di aumentare il numero di lettori abituali, partendo dai bambini, trasformando, quindi, i piccoli di oggi nei lettori di domani, dal momento che la lettura è una risorsa strategica in una logica di lungo periodo, un bene anche per lo sviluppo del Paese, essendo dimostrata l'esistenza di una relazione diretta tra gli indici di lettura di uno Stato e la sua situazione socio economica.
L'articolo 3 di questa legge vuole, quindi, valorizzare ed implementare questi progetti, riproponendo in sostanza su scala nazionale le pratiche attivate dalla Toscana a livello regionale. La regione Toscana, che è poi la mia regione, ha recentemente istituzionalizzato, con una propria delibera, il patto per la lettura, promuovendo un'alleanza con tutti i soggetti della filiera del libro per incentivare la lettura e fare in modo che diventi un'abitudine sociale quotidiana.
Il Patto regionale per la lettura è infatti un protocollo di intesa e di alleanza tra regione Toscana e altri soggetti pubblici e privati rappresentativi di associazioni, reti e sistemi della filiera del libro e della lettura, che impegna le parti a definire, attuare e promuovere in modo organico, trasversale e strutturato azioni e progetti di promozione del libro, nel rispetto del diritto di tutti alla lettura come strumento indispensabile per esercitare una cittadinanza piena e responsabile e come mezzo di conoscenza, di accesso all'informazione e come elemento di coesione e inclusione sociale, contro la povertà educativa e per lo sviluppo di una nuova idea di cittadinanza.
Viene quindi sancito un nuovo formidabile diritto: il diritto di tutti di poter leggere, perché leggere è un'attività etica, libera e necessaria, è uno strumento indispensabile per esercitare una cittadinanza responsabile.
I libri e la lettura devono quindi essere accessibili a tutti.
La biblioteca pubblica e i suoi spazi hanno un valore sociale irrinunciabile e la sua fruibilità deve essere efficace e implementata anche attraverso i nuovi supporti tecnologici.
Con questa legge, il modello toscano, ancora una volta all'avanguardia nel nostro Paese, potrà essere istituzionalizzato in tutta Italia.
Mi auguro che questa proposta di legge, proprio per i contenuti innovativi che presenta e per gli obiettivi che si prefigge, possa essere approvata dall'Aula all'unanimità.
La lettura non ha infatti per definizione connotazioni politiche: se le avesse non sarebbe lettura, ma regime.
La lettura deve servire a formare l'individuo, a orientare le sue scelte, a mettere in dubbio convinzioni infondate.
La lettura ci mette in discussione ed in periodi come questi, dove molti preferiscono nascondersi dietro la propria verità per non assumersi evidenti responsabilità o obblighi, dove i problemi hanno sempre una causa esterna, dove l'università della vita pare l'illusorio riscatto al fallimento, è proprio la lettura il migliore alleato per capire meglio il mondo e per creare e per cercare di viverci nel miglior modo possibile.