Data: 
Lunedì, 22 Luglio, 2019
Nome: 
Matteo Orfini

A.C. 1913-A

 

Grazie, signora Presidente. Cercherò di esporre qui le ragioni della nostra opposizione e della nostra contrarietà a questo decreto, a questo provvedimento che - sicuramente lo riconosco ai rappresentanti del Governo – è un provvedimento importante, politicamente importante, perché è un provvedimento manifesto di questo Governo e del suo leader effettivo, Matteo Salvini, il Ministro dell'Interno. È un provvedimento che ovviamente va letto come continuazione del suo predecessore; abbiamo capito che ce ne saranno altri, sono già stati annunciati: abbiamo avuto il “decreto sicurezza”, poi ci saranno il “due”, il “tre”, il “quattro”, e il “cinque”, non sappiamo quando ci fermeremo, è un po' come quei film di serie “B” dell'orrore, che si susseguono in episodi successivi, cercando di avere successo senza riuscirci mai. È un provvedimento manifesto di un Ministro che però non governa questo Paese, non lo fa, perché governare significa studiare i problemi, cercare di affrontarli e tentare auspicabilmente di risolverli e fare il Ministro dell' Interno comporta qualche responsabilità in più, perché un Ministro dell'Interno ha il dovere di garantire la sicurezza degli italiani, di sopire le tensioni che ci sono nel Paese, di spegnere i focolai d'odio. Ora capite che, se queste sono le caratteristiche che deve avere un Ministro dell'Interno - e penso che su questo saremo tutti d'accordo almeno in quest'Aula -, io fatico a vedere in Matteo Salvini il prototipo di quello che dovrebbe essere un Ministro dell'Interno perché noi da un anno assistiamo esattamente all'opposto di quello che servirebbe, c'è una quotidiana e politicamente anche violenta azione che ha un solo obiettivo, quello di soffiare sul fuoco per lucrare dei voti sull'incendio che si è scatenato nel Paese, di aumentare le tensioni, invece che di sopirle, di creare divisioni, invece che di comporle, si accendono fuochi invece di spegnerli. Dopo un anno si vedono i risultati di questa azione politica: il razzismo è sdoganato in questo Paese; oggi si urla nelle strade, sui giornali, nelle televisioni, sui social, quello che prima non si osava forse nemmeno pensare o dire da soli nella propria casa, lo si fa come fosse normale, la violenza verbale è la cifra di questa nostra fase politica ed è tollerata, esattamente come sono tollerati i numerosi atti di razzismo che sono segnalati nel Paese. I fatti di cronaca sono sotto gli occhi di tutti - li leggiamo ogni giorno -: intimidazioni, intolleranze, a volte anche aggressioni a stampo razzista, e non c'è mai una radicale, vera e sincera presa di distanza da tutto questo; anzi, c'è qualcosa di peggio: si coccolano e si proteggono organizzazioni neo fasciste che nel nostro Paese dovrebbero essere illegali. Mi chiedo e chiedo ai rappresentanti del Governo: perché nell'elenco degli sgomberi che è stato presentato non c'è CasaPound? Perché non ci sono quelle organizzazioni che violano i principi della nostra Costituzione? Ma soprattutto, in questo provvedimento e in quello che l'ha preceduto si crea un nesso, per noi inaccettabile, tra il tema della sicurezza e il tema dell'immigrazione, come se da una guerra dichiarata ai migranti dipendesse la sicurezza degli italiani. Non è così; io lo so che forse non è popolare dirlo, ma lo dico: non è così, non è da questo che dipende la sicurezza degli italiani e ce lo racconta la realtà, basta leggerla, basta guardarla ogni giorno. Non è aumentata la sicurezza in questo Paese da quando è stata scatenata quella guerra, non è aumentata nelle nostre periferie, dove la condizione di insicurezza continua a essere percepita e costante e dipende da altro. Non è dichiarando guerra ai migranti che si risolve il problema, non è smontando le politiche di integrazione che si risolve il problema. Vedete, Rampelli ci ha ricordato e ci ha comunicato che lui ha visitato le tensostrutture - non solo lui ovviamente, lo abbiamo fatto in molti - dove sono ammassati centinaia e centinaia di migranti, raccontando le condizioni inaccettabili in cui si vive in quei luoghi.

Segnalo che la politica di questo Governo non è stata quella di smontare, ma anzi di ricostruire e rafforzare quel modello, invece di dichiarare guerra e smontare quello degli SPRAR che funzionava e che funziona, perché significa accoglienza diffusa, significa integrazione e significa costruire dei processi veri che producono integrazione e che, quindi, producono sicurezza. Invece qui si è fatto esattamente l'opposto. E anzi, smontando quei meccanismi e le norme che li favorivano, si è prodotto un effetto abbastanza prevedibile, noi lo avevamo detto quando si era discussa la prima puntata di questa triste storia, di questa triste serie, cioè che sarebbero aumentati gli irregolari, perché espellendo migranti da quei circuiti di integrazione si favorisce semplicemente la crescita dell'irregolarità, si producono nuovi invisibili, che a quel punto, essendo fuori da ogni circuito di integrazione, rischiano di diventare carne da macello per la criminalità organizzata, rischiano di diventare ostaggio della criminalità organizzata e quindi di creare maggiore insicurezza.

Certo, io lo capisco che chi non vuole governare o non sa governare, ha la necessità costante di creare un nuovo nemico, eppure noi viviamo in un Paese in cui, per uno che fa il Ministro dell'Interno, ce ne sarebbero tanti di nemici da scegliere, e li scegliesse, avrebbe persino il nostro sostegno. Ci sarebbe da combattere la criminalità organizzata: noi siamo un Paese in cui intere parti del nostro Paese sono in qualche modo controllate o infiltrate dalla mafia, non solo nel Mezzogiorno d'Italia, ormai la mafia è ovunque, controlla attività economiche, controlla flussi finanziari, controlla militarmente pezzi del territorio anche nella città che ospita il Parlamento. Ci sarebbe tanta gente che vive alle spalle degli altri italiani, noi siamo uno dei Paesi con il più alto tasso di evasione fiscale, potremmo dichiarare guerra alla mafia, potremmo dichiarare guerra agli evasori, potremmo dichiarare guerra alla corruzione, potremmo fare tante cose, tutti insieme. E invece no: non sono questi i nemici del Governo e del Ministero dell'Interno, i nemici sono le ONG. Il principale pericolo per questo Paese è individuato nelle navi di chi salva vite umane. Dichiariamo guerra alle ONG, dichiariamo di dover difendere i nostri confini, chiediamo che venga schierato l'Esercito, proponiamo di confiscare immediatamente le navi. Al sottosegretario Sibilia chiedo di portare i miei personali apprezzamenti al Vicepremier Di Maio che ha rivendicato questa norma folle, dimostrando semplicemente che questa continua rincorsa al suo collega Salvini lo sta portando a trasformarsi definitivamente in un succedaneo di Salvini, quello che oggi è il MoVimento 5 Stelle.

Ecco, in questa guerra alle ONG, principale problema del Paese che mina la sicurezza degli italiani, si richiamano in servizio anche i riservisti, come nelle condizioni di grande difficoltà. Abbiamo sentito gli interventi di Fratelli d'Italia, abbiamo sentito Forza Italia parlare in questi giorni, in quest'Aula e in Commissione. Si crea un grande schieramento che si unisce intorno a una guerra assurda e inutile: il nemico per tutti voi è chi salva vite umane. Sì, io sono tra quelli che sono saliti sulla Sea-Watch, ho sentito in questi giorni tante parole di critica per questo da parlamentari della maggioranza, sui giornali e in quest'Aula. L'ho fatto con convinzione, lo rifarei, lo rifarò se dovesse tornare ad essere necessario, spero di no, perché resto convinto che tra chi chiude i porti e sequestra su una nave, inutilmente, delle persone, che hanno la sola colpa di scappare da una guerra e che sono vittime di un naufragio, tra chi li sequestra e chiude i porti e chi li salva, io starò sempre dalla parte di chi salva e credo che nel farlo si servano al meglio i principi che stanno scritti nella nostra Costituzione, con buona pace di chi ci governa.

Però, tutto questo per voi non è ancora sufficiente, non vi è bastato dichiarare guerra ai migranti, avete deciso di dichiarare anche guerra alla povertà. L'avevate abolita, in realtà, mi ricordavo, poi ho capito che quell'obiettivo ambizioso, quella dichiarazione un po' roboante, aveva un significato diverso.

E mi è tornato in mente un gruppo che andava abbastanza di moda - non troppo, perché non era così famoso - negli anni Ottanta, che si chiamava Dead Kennedys, che divenne famoso per una canzone che si chiamava Kill the poor (Ammazziamo i poveri), che era ovviamente una provocazione al Governo degli Stati Uniti di quegli anni e che denunciava come alcune politiche messe in campo servissero solo a criminalizzare la povertà. La povertà diventa una colpa e, quindi, suggeriva provocatoriamente: a questo punto ammazziamoli, i poveri, così risolviamo direttamente il problema. Ecco, a volte sembra che quella provocazione l'abbiate presa sul serio e che, in qualche modo, sia diventata per voi fonte di ispirazione. Lo penso quando vedo che qualche vostro esponente nei territori prova addirittura a vietare la mensa ai bambini figli di gente povera, punendo un bambino per la condizione di povertà della sua famiglia, o quando vedo che la soluzione al problema della casa viene individuata con una lunga serie di sgomberi fatti nei confronti di persone che vivono in condizioni di emergenza abitativa, senza prevedere la necessità di costruire delle soluzioni alternative: la sicurezza è mandare la gente in mezzo a una strada. Io lo so che è un problema complicato, lo so che occupare una casa è illegale, lo so che occupare un immobile sfitto, nei casi di cui stiamo parlando, pubblico e sfitto e abbandonato è legale, dopodiché ragiono anche da padre, come spesso fa il Ministro dell'Interno, e penso che, se io mi trovassi in una condizione di povertà, con dei figli che non hanno un tetto sotto il quale dormire, probabilmente considererei quella soluzione illegale, ma giusta.

E allora mi chiedo, e chiedo: il punto è che noi dobbiamo sgomberare quelle realtà lasciando la gente per strada o che forse dobbiamo cacciare dalle case popolari quegli abusivi che ci stanno a sbafo? Oppure che dobbiamo smontare il racket mafioso che in alcune città di questo Paese gestisce le case popolari? Oppure che dobbiamo immaginare delle politiche che rilancino l'edilizia residenziale pubblica e che diano davvero una casa a chi ne ha bisogno? Perché molti di quelli lì, che voi butterete in mezzo alla strada, intanto sono italiani, ve lo comunico, e questo tradisce anche la vostra… andate un po' in corto circuito quando cadono capitano queste cose… sono italiani, ci sono anche i migranti, ma sono anche italiani. Noi non distinguiamo in base al passaporto le persone povere, pensiamo che debbano essere aiutate e sostenute, ma alcuni di quelli hanno anche diritto a una casa popolare, che non viene data loro per le ragioni di cui sopra. Allora mi chiedo e vi chiedo: è giusto buttarli in mezzo ad una strada senza una soluzione alternativa o forse dobbiamo cercare delle soluzioni e fermarci? Perché anche quello è un pezzo di una politica propagandistica, volta ad individuare il nemico e non a trovare le soluzioni, anzi, ad alimentare i problemi su cui poi si prova a lucrare qualche voto.

Cos'è la sicurezza per voi? È questo: è cercare il nemico, è alimentare i conflitti, è incendiare il Paese. Per noi la sicurezza non è quella che sta scritta in questi decreti. Qui ci sono solo norme sbagliate, dannose, probabilmente, anzi sicuramente anticostituzionali, come più autorevolmente di come potrei fare io è stato spiegato. Un Paese è più sicuro quando c'è sicurezza sociale, quando c'è lavoro, quando c'è sicurezza sui luoghi del lavoro, quando c'è welfare, quando c'è assistenza, quando tutti hanno una casa, quando nei luoghi abbandonati si riaccendono delle luci, quando le persone escono di casa sentendosi tranquille, quando la cultura illumina quel buio. Qualche sera fa, nella mia città, in uno dei quartieri più complicati della mia città, a Tor Bella Monaca, per tre giorni, una delle principali piazze di spaccio di quel quartiere è stata occupata da delle associazioni che ci hanno portato uno schermo, un proiettore e delle sedie, e l'hanno trasformata in un cinema a cielo aperto. Per quei tre giorni, quella piazza non è stata più una piazza di spaccio, ma è diventata una piazza dove le persone si ritrovavano e riconquistavano il loro diritto a vivere in sicurezza in quel quartiere. Ecco, c'è molta più sicurezza e diritto alla sicurezza e costruzione di sicurezza in quell'azione di quelle associazioni, che in quello che avete fatto voi in questi due decreti. La sicurezza c'è quando si ricostruisce una comunità, quando si ricostruisce la civitas, quando la speranza e la fiducia nel futuro riescono a scacciare la paura e la rabbia. Voi state facendo esattamente il contrario di quello che servirebbe. Voi quelle luci di speranza le avete spente. Noi abbiamo il dovere di contrastare le vostre politiche e di provare a riaccenderle.