Presidente, colleghi, sottosegretaria, si è svolta lunedì una interessante discussione generale su questo tema, interessante e, anche, molto competente, da cui si evince che siamo tutti d'accordo che l'obesità è un tema centrale, non solo sanitario, come avete sentito adesso, ma anche sociale ed economico.
Allora, l'obesità, come hanno già detto tutti e come lei conosce bene sottosegretario, è la vera epidemia dei nostri giorni; noi abbiamo lottato contro epidemie molto più gravi, penso alle malattie infettive, che sono ormai scomparse, ora, dobbiamo combattere contro questa nuova epidemia che sta creando una vera emergenza.
Perché è un'emergenza? Perché le persone obese hanno, di fatto, una aspettativa di vita più breve, circa tre anni in meno, e perché l'8 per cento del bilancio sanitario è speso per curare le conseguenze di questa condizione fisica. E quali sono le conseguenze? Diabete, ipertensione, fegato grasso o steatosi, sindrome metabolica; patologie, queste, fino ad alcuni anni fa, veramente rare, che vedevamo di rado, mentre, oggi, sono molto frequenti e anche nei bambini, ahimè; un bambino grasso è un bambino che ha già il fegato steatosico, che ha già un'ipertensione arteriosa e che va curato.
Ma perché c'è questa epidemia? Perché gli stili di vita sono cambiati, sono cambiati e sono peggiorati, abbiamo un'alimentazione sbilanciata - l'ISTAT ci dice, di recente, che solo un bambino su 10 consuma 4 porzioni, almeno, di frutta o di verdura al giorno -, perché consumiamo cibi e bevande che sono ipercalorici, specie le bevande, per i bambini, e perché c'è una scarsa attività fisica.
Le persone obese sono tante, lo avete sentito, ma quello che ci preoccupa è che, negli ultimi dieci anni, c'è stato un incremento del 10 per cento di questo fenomeno e quello che vorrei sottolineare qua, oggi, è la distribuzione geografica del fenomeno, perché noi sappiamo con certezza, ormai, che le persone obese sono nelle aree del Paese, in Italia, ma anche in Europa, dove è più concentrata la povertà.
In Europa, i Paesi che hanno una maggiore diseguaglianza di distribuzione del reddito pro-capite hanno anche più alti livelli di obesità, perché il contesto in cui una persona vive determina una scelta di vita e di alimentazione sbagliata.
Io voglio ricordare che per i bambini del centro storico di Napoli è molto più semplice la mattina acquistare e mangiare un alimento ipercalorico, penso alla pizza fritta, che non un alimento invece salutare, perché il contesto in cui vivono li porta a fare questo.
Ma c'è un altro dato che non va sottovalutato, e cioè che il bambino obeso ha peggiori performance scolastiche e le bambine obese un rischio molto più alto di essere vittime di bullismo; ma il dato più importante, sottosegretario, è che noi abbiamo una certezza, oggi, e cioè che il bambino obeso non dimagrirà, ma sarà un adolescente obeso e, molto probabilmente, un adulto obeso.
Una ricerca recente condotta a Lipsia su 51 mila bambini, quindi, fatta molto bene, che ha coinvolto molte persone, ha studiato bambini da 0 a 14 anni e da 15 a 18 anni e la cosa che è venuta fuori in modo chiaro ed evidente è che chi era obeso a cinque anni, lo era anche a 18 anni. Anche in Campania e in Puglia è stata fatta una ricerca, qualche anno fa, su 200 famiglie; questa ricerca ha evidenziato tre cose decisive: che la mamma obesa ha bambini obesi, che una mamma con un basso grado di istruzione scolastica ha più spesso figli obesi e che il bambino obeso e con sindrome metabolica già da bambino appartiene a una classe sociale povera. Quindi, voglio sottolineare il concetto che c'è un nesso chiaro tra povertà e obesità.
Ora, abbiamo chiesto al Governo 12 impegni che sono stati accettati tutti nel complesso, ma io voglio soffermarmi solo su alcuni di questi impegni, solo su due impegni, perché credo che sia necessario prendere coscienza che, se non facciamo la prevenzione primaria, noi non riusciremo a risolvere questo problema.
Sappiamo con certezza che gli interventi più efficaci vanno realizzati in età pre-concezionale, sottosegretario, e poi nei primi due anni di vita, cioè nei famosi mille giorni, che vanno dal nono mese di gravidanza ai primi due anni di vita del bambino; in questo periodo della vita del bambino sappiamo che si sviluppa anche il cervello del bambino. Il professore Burgio da molti anni ci ha insegnato che la genetica ormai è trasformata, c'è l'epigenetica che determina molte cause delle nostre malattie e, allora, è qua che dobbiamo intervenire, e come?
Bisogna promuovere un'alimentazione corretta ed equilibrata in gravidanza, cioè occorre dire alle mamme e alle ragazze, alle giovani ragazze che devono mangiare alcune cose e soprattutto quelle; rendere la scelta sana quella più facile, e su questo interverrò; limitare la commercializzazione e la pubblicità di alimenti squilibrati soprattutto rivolta ai bambini - penso ai videogiochi, penso ai computer, penso alla tv - e incoraggiare l'attività sportiva. Infine - e questo è scritto nei nostri impegni - bisogna potenziare la ricerca, la ricerca di qualità e la ricerca epidemiologica.
Dico tutto questo perché sappiamo adesso che negli Stati Uniti d'America hanno fatto uno studio recente in cui dimostrano che un dollaro investito in prevenzione restituisce cinque dollari dopo dieci anni. Però, vi dico che se la più alta prevalenza di obesità sta proprio nelle fasce sociali più deboli e non siamo riusciti a ridurre il fenomeno, allora bisogna attivare politiche diverse, specifiche per queste fasce di popolazione. Allora, io voglio dirvi che non basta diffondere le informazioni e non basta etichettare sugli alimenti i contenuti di quell'alimento, perché spesso quelle tabelle non si riescono a leggere e chi non ha un'istruzione non le capisce nemmeno. Bisogna rendere tutto molto più semplice, quindi con disegni semplici e con colori, che indichino che un dato alimento è un alimento ipercalorico.
Vanno invitate le industrie a rendere la scelta salutare come quella più conveniente. Sappiamo che gli alimenti meno ricchi di grassi costano un poco di più e questo scoraggia l'acquisto da parte di chi è in condizione di povertà.
Infine, bisogna investire su questi primi mille giorni con cose concrete. Nel Regno Unito le mamme in gravidanza hanno un buono per comprare in quel periodo della loro vita frutta e verdura e ciò - è dimostrato - ha fatto aumentare il consumo di frutta e verdura in un modo significativo, e questo è importante, evidentemente. Non basta dare i soldi: bisogna dare soldi finalizzati a uno specifico obiettivo. Inoltre - e questo è un auspicio e so che è difficile da realizzare - occorre ridurre l'apertura dei fast food nelle aree svantaggiate del nostro Paese e vanno aperti lontano dalle scuole, lontano da dove stanno i bambini. Poi, se si potesse un giorno fornire i distributori automatici che sono nelle scuole non di merendine ma di alimenti salutari, questo sarebbe un grande investimento sulla salute.
Infine, l'attività fisica va incoraggiata ma non va incoraggiata soltanto quella in palestra: va incoraggiato andare a scuola a piedi. Molte regioni del Centro Italia hanno i “pedibus”, cioè i bambini che vanno tutti insieme a piedi da casa a scuola. Va incoraggiata la creazione di aree verdi, vanno incoraggiate le piste ciclabili, va incoraggiato il prestito di biciclette ai bambini. Questo è un modo semplice, facile e neanche tanto costoso perché si faccia veramente l'attività fisica. Da ultimo, occorre incoraggiare gli adulti a svolgere attività fisica nei luoghi di lavoro.
Io credo che negli impegni che abbiamo scritto e che sono condivisi da tutte le forze politiche vi sia tutto il senso di questo che vi sto dicendo adesso. Però, voglio specificare che se noi non ci rivolgiamo in modo preciso e specifico alle fasce di popolazione dove è più frequente l'obesità, noi non riusciremo nei prossimi anni a ridurre questo fenomeno e non riusciremo più a curare tutte queste malattie. Per cui, io esprimo il parere favorevole del PD su questa mozione e le chiedo di insistere sul tavolo tecnico affinché si trovino queste soluzioni specifiche e non costose per rendere il fenomeno almeno contraibile.