A.C. 2267
Presidente, onorevoli colleghi, l'organismo scientifico dell'ONU, come ricordava prima la collega Fregolent, ha invitato tutti i legislatori e i Governi ad assumere misure senza precedenti nella storia dell'umanità perché abbiamo poco tempo a disposizione. Abbiamo solo 11 anni davanti a noi per evitare la catastrofe ambientale. L'Europa ha assunto con forza e convinzione la centralità della questione climatica, come delineato dalla Presidente della Commissione nel suo programma; l'impegno di fare dell'Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 comporta scelte conseguenti e impegnative. Il quadro europeo che si sta delineando apre prospettive di grande interesse per l'Italia e la rinnovata centralità del nostro Paese, unita al ruolo di Paolo Gentiloni come commissario europeo delegato proprio all'attuazione degli obiettivi dell'Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile, sono un'opportunità straordinaria per tornare ad essere protagonisti nel panorama europeo e internazionale.
Nonostante la portata storica dell'Accordo di Parigi siglato nel 2015, la strada per la sua attuazione procede con lentezza e fatica per le resistenze di alcuni Stati ad assumere decisioni coraggiose e capaci di superare un modello di sviluppo ormai insostenibile sotto il profilo ambientale, ma anche sociale ed economico. È arrivato, quindi, il momento, non più rinviabile, di considerare l'ambiente come uno dei valori fondativi del nostro stare insieme e di costruire un nuovo paradigma centrato sulla sostenibilità ambientale e sociale dello sviluppo.
Un concetto di sostenibilità inteso con una chiave possibilmente più ampia, per dare una risposta vera alla richiesta di cambiamento che oggi arriva dalla società, come ci ricordano i tanti e tanti giovani che si sono mobilitati in ogni parte del pianeta grazie alla pacifica lotta per il clima della giovane svedese Greta Thunberg. Un concetto quindi di sostenibilità da declinare con la possibilità di stare meglio, vedendo tutelati i propri diritti alla salute ed al benessere, alle pari opportunità di vita, mediante la riduzione delle diseguaglianze sociali ed economiche, ad un ambiente sano, mediante la cura dell'ecosistema.
L'Italia ha la possibilità di giocare un ruolo chiave sui temi del cambiamento climatico e della transizione ecologica: l'opportunità e anche il dovere. Una grande opportunità di giocare al meglio le carte dell'innovazione tecnologica e della capacità del nostro sistema produttivo di essere già oggi all'avanguardia su molti fronti, per costruire una pagina di sviluppo nuova che sia davvero sostenibile. Quindi lotta al cambiamento climatico, transizione ecologica della nostra economia, realizzazione di investimenti verdi sono i capisaldi dell'azione di questa maggioranza e di questo Governo. E vanno in questa direzione gli interventi contenuti nel decreto-legge in discussione, nella legge di bilancio e nel prossimo collegato ambientale: tutte queste iniziative inseriscono l'Italia all'interno di un percorso internazionale, ma soprattutto europeo, perché a livello europeo si sta sostenendo un piano straordinario, che prevede ben 1.000 miliardi di euro per le politiche green e la definizione degli obiettivi green non solamente per il Commissario europeo dedicato all'ambiente, ma anche per ogni singolo Commissario europeo nella definizione dei propri programmi.
La manovra di bilancio introduce misure importanti proprio sul fronte della transizione ambientale: 22 miliardi di investimenti programmati per le amministrazioni centrali e gli enti locali e finalizzati al rilancio degli investimenti su economia circolare, decarbonizzazione dell'economia, misure a sostegno per l'innovazione del comparto agricolo, che è uno di quelli maggiormente colpiti dagli effetti dei cambiamenti climatici; riduzione delle emissioni, risparmio energetico, estensione degli incentivi di Industria 4.0 per le imprese che realizzano progetti ambientali nell'ambito dell'economia circolare. E ad esempio anche il Piano di rinascita urbana, finalizzato a migliorare la qualità dell'abitare e a migliorare non solo gli edifici, il tessuto edilizio, ma anche la qualità della vita delle periferie di questo Paese. Il provvedimento ha allora in via prioritaria l'obiettivo di tutelare la salute dei cittadini e dell'ambiente, agendo sia a livello globale che locale attraverso un insieme di misure che agiscono appunto a livello di politiche centrali, ma che investono attenzione sul ruolo e la responsabilità, ed anche le relative risorse, agli enti locali.
Questo decreto-legge rappresenta un tassello di una strategia più ampia del Governo, finalizzata al green new deal, che mette al centro in modo particolare l'obiettivo di ridurre l'inquinamento atmosferico. Sono molte le misure del decreto-legge dirette a quelle aree del Paese in cui si sono registrati da tempo, purtroppo, valori superiori alle soglie stabilite a livello europeo, sia per il particolato e le polveri sottili che per il biossido di azoto; e sappiamo che l'Unione europea ha aperto ben due procedure di infrazione, nel 2014 e nel 2015. Non stiamo parlando di burocrazia europea, ma parliamo dell'aria che respiriamo.
Tra i punti qualificanti del provvedimento, voglio ricordare l'istituzione del Programma strategico nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell'aria, che dovrà essere coordinato con il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima; il cambio di denominazione del CIPE in Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, a partire dal 1° gennaio 2021: non è solo un cambio di denominazione, ma è una scelta di campo, la volontà di decidere, imporre e portare le amministrazioni centrali a programmare tutti gli investimenti pubblici in una logica di sostenibilità. Inoltre, il programma “Io sono ambiente”: per tre anni campagne di informazione, formazione e sensibilizzazione sulle questioni ambientali e i cambiamenti climatici.
Il programma, inoltre, sperimentale chiamato “Buona mobilità”; e ancora, il tema della riforestazione delle città metropolitane: tutta una serie di obiettivi che il decreto-legge ha posto. Aggiungo a questi il tema della messa in sicurezza del territorio, della limitazione del consumo di suolo e del contrasto all'inquinamento.
È già stato detto da alcuni colleghi: l'organizzazione dei lavori parlamentari ci ha di fatto impedito il trattare il provvedimento con la giusta attenzione, in modo sufficientemente approfondito; ma sappiamo che nel corso dell'esame al Senato è stato significativamente rafforzato grazie al lavoro parlamentare, che hanno svolto anche le opposizioni. Non sarà l'ultima occasione in cui il Parlamento avrà la possibilità di intervenire e di dare il suo contributo: non a caso nella manovra di bilancio uno dei collegati che il Governo si è impegnato a varare riguarda proprio l'attenzione al Green Deal. Quindi noi attendiamo, e siamo pronti a lavorare, anche con le forze di opposizione e il Governo, per far diventare il collegato ambientale un altro pezzo del Green Deal.
Sappiamo che questo decreto-legge ci consente di compiere un primo, rilevante passo verso una progressiva transizione ecologica reale del nostro Paese: una prospettiva che riconosce nell'ambiente un valore permanente e condiviso, che contrasta in qualche modo la tendenza, ancora troppo radicata anche dentro queste Aule parlamentari, di contrapporre il diritto a vivere in un ambiente sano e sicuro all'idea di uno sviluppo che sia veramente capace di produrre benessere e ricchezza per il territorio. Con questo provvedimento, signora Presidente, varato dal Governo e migliorato dal Parlamento ci impegniamo a proseguire su questa strada, consapevoli del fatto che questa è l'unica strada che abbiamo, l'unica in grado di consentire a noi e alle generazioni future una prospettiva di sopravvivenza; e anche di sviluppo fondato sulla sostenibilità e su una maggiore equità, che si faccia carico delle esigenze dell'oggi e anche del domani.
Termino ricordando quelle parole del Santo di Assisi, che diceva “Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra”; che, come ci ha ricordato anche nell'enciclica Laudato si' Papa Francesco, oggi protesta per il male che le provochiamo, come proprietari e dominatori autorizzati a saccheggiarla. È la nostra unica casa comune, non ne abbiamo altre: muoviamoci, dobbiamo fare in fretta.