Signor Ministro, la ringrazio per le comunicazioni di oggi sulla giustizia, è chiaro che oggi, in quest'Aula, si discute di uno dei temi che più incidono sulla vita dei cittadini. Non solo una giustizia equa, veloce ed efficace è un diritto di ogni cittadino che la Costituzione garantisce, ma è anche un punto cardine su cui basare lo sviluppo civile ed economico del nostro Paese.
In questa sede, tuttavia, mi preme evidenziare un aspetto dell'amministrazione della giustizia che lei ha giustamente evidenziato e che determina la qualità della vita delle cittadine e dei cittadini, ovvero la questione carceraria e lo stretto legame di quest'ultima con la sicurezza. Appunto, per quanto riguarda la sicurezza, siamo ormai, tristemente, troppo spesso abituati a una continua speculazione sulla sicurezza, la sicurezza è stata e viene tuttora usata da taluni come vero e proprio… Grazie Ministro, io le sto parlando, ma mi piacerebbe, visto che l'abbiamo ascoltata con attenzione questa mattina, che ci fosse reciprocità…
Come dicevo, la sicurezza è stata e viene tuttora usata da taluni come vero e proprio cavallo di battaglia politico, con cui ottenere consenso, marciando sui legittimi timori dei cittadini, talvolta utilizzando metodi ai limiti della legalità, come è accaduto appena pochi giorni fa nella periferia di Bologna, quando l'ex Ministro dell'interno ha dato prova della più becera forma di campagna elettorale che, evidentemente, non ha pagato; mi dispiace per lui, ma vi assicuro che siamo molto contenti per noi.
Mi preme, quindi, sottolineare come la gestione delle carceri italiane, le attività che si svolgono al loro interno e le misure alternative alla mera detenzione influiscano non solo direttamente sull'incremento dell'effettiva sicurezza dei nostri territori, ma determinino anche un risparmio di denaro pubblico. Anche in questo caso la Costituzione aiuta a introdurre precisamente il tema; l'articolo 27 recita: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. È dunque un dovere costituzionale del legislatore predisporre tutti i provvedimenti che vadano in questa direzione, ossia quella di reinserire un detenuto nella società, attraverso il lavoro e l'educazione alla legalità. Purtroppo, Ministro, infatti, nella gran parte dei casi, chi delinque torna a farlo dopo il periodo di detenzione, perché è abituato all'illegalità come unica forma di sostentamento e condotta di vita. I numeri, Ministro, lei li ha citati anche prima, sono di aiuto per comprendere le reali dimensioni della drammaticità della recidiva e quanto il lavoro in carcere possa venire in soccorso. In Italia, sono detenute nelle carceri circa 60 mila persone e il tasso di recidiva è stimato ancora al 68 per cento, è troppo alto, si tratta di una percentuale che in termini di costi per le casse dello Stato si traduce tra i 3 e i 4 miliardi di euro. Il costo per le casse dello Stato è, infatti, compreso tra i 200 e i 250 euro al giorno per detenuto, somma che non considera, oltretutto, anche l'impiego delle forze dell'ordine in caso di recidiva. Lei l'ha precisato bene prima e l'ha sottolineato con grande evidenza ed è ovvio che non ci stupisce sapere che, del 30 per cento dei detenuti lavoratori, solo il 5 per cento ha un lavoro che prepara seriamente ed efficacemente alla vita esterna.
Io, che vengo da una città come Padova, sono orgoglioso che a Padova ci sia un carcere considerato modello, ma ce ne sono anche altri in Italia, ovviamente, non solo a Padova, c'è il carcere di Bollate, ecco lì i detenuti hanno quasi tutti un lavoro gestito da cooperative che hanno, ovviamente, degli sgravi pubblici per assumere questi detenuti e in quel carcere la recidiva è scesa al 2 o 3 per cento. Ciò accade quando tu assumi dei detenuti, li fai lavorare dentro il carcere o fuori dal carcere con i lavori socialmente utili, con percorsi di formazione scolastica, con interventi, ad esempio, con le scuole, dove gli alunni si confrontano con la realtà del carcere e capiscono quanto sia dura e quanta sofferenza ci sia tra le persone che sono lì detenute, prive della libertà; questo è un monito importante; ci sono anche tantissimi incontri tra i detenuti e le vittime di reato che costruiscono così un rapporto e una ricucitura dello strappo che c'è stato, appunto, a causa di atteggiamenti criminali.
I numeri parlano chiaro, qualora noi investiamo sul lavoro dei detenuti, diminuiamo in modo verticale la recidiva e garantiamo a questo Paese maggiore sicurezza, perché la sicurezza non può essere declinata negli slogan, nelle stupidaggini o nell'atteggiamento che moltiplica l'odio in questo Paese, ma deve essere garantita attraverso fatti concreti, attraverso una rieducazione, una ricollocazione e un reinserimento nella società dei detenuti. Ecco perché, per noi, questo è un tema importante.
Lei, Ministro, ha toccato anche il tema delle detenute madri, della situazione dei figli dei detenuti, per cui è necessario dotare le carceri di spazi umani per garantire spazi familiari, di affettività, per evitare che anche i figli senza colpa subiscano la detenzione che è responsabilità dei loro genitori. Questo noi lo dobbiamo evitare, dobbiamo fare di tutto per garantire anche degli spazi di familiarità dentro il carcere.
Dunque, la ringrazio, Ministro, per le comunicazioni di questa mattina; è stato, devo dire, efficace nel rappresentare come questo Governo e questo Parlamento vogliano mettere mano alla giustizia, per renderla più efficiente e per renderla più vicina ai cittadini. Dunque, la gestione della giustizia, l'efficienza della sua amministrazione e il perfezionamento della sua efficacia dovranno essere obiettivi primari del Governo e di questo Parlamento.