Grazie, Presidente. Signor Ministro, molta acqua sotto i ponti è passata da un anno a questa parte anche sui temi della giustizia, sui temi che ci occupano oggi. Oggi al Governo non c'è più chi pensa e dice che un detenuto deve marcire in carcere, che dice che deve essere superato il sistema dei benefici penitenziari, con buona pace del principio rieducativo della pena; oggi non c'è più al Governo chi scambia la vendetta privata, la giustizia fai da te, con la giustizia; non c'è più al Governo chi invoca la giustizia della delazione del citofono, la giustizia del linciaggio e della caccia all'uomo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), con il plauso o il silenzio complice degli alleati, quelli che si autodefiniscono i grandi sacerdoti del garantismo. Il clima è cambiato al Governo, anche nel linguaggio, e questo segna una profonda discontinuità rispetto al passato, rispetto solo a pochi mesi fa.
Ma, accanto a questa, per noi, virtuosa discontinuità, c'è anche una virtuosa continuità, perché i dati che il Ministro ha fornito oggi, nella sua completa ed esaustiva relazione, ci consegnano un quadro del funzionamento della giustizia nel nostro Paese che possiamo definire confortante, perché è in costante miglioramento da oramai qualche anno.
Questo miglioramento è iniziato qualche anno fa ed è positivamente continuato in questa legislatura con politiche, da questo punto di vista, che sono state in continuità con quelle del Ministero retto dal nostro collega Andrea Orlando, intanto per il tema delle risorse, un tema quanto mai importante, sappiamo. Nel corso degli ultimi anni sono state avviate politiche di rafforzamento delle assunzioni del personale di magistratura a copertura delle vacanze esistenti, giungendo a bandire con regolarità un concorso ogni anno, arrivando all'attuale percentuale di scopertura del 9,7 per cento, che, con i concorsi già banditi, potrebbe arrivare al 3,9 per cento rispetto alla dotazione organica. Sarà un po' di più perché la dotazione organica è stata aumentata, e questa è una cosa molto positiva, ma con finanziamenti e risorse già destinate. Parimenti, è stato rafforzato il personale amministrativo, un altro dei gangli vitali del funzionamento del sistema, con il riavvio delle politiche assunzionali che ha determinato dal 2014 ad oggi l'ingresso di oltre 5.400 nuove risorse.
La definizione, dopo circa vent'anni di stasi, di un concorso pubblico per 800 posti di assistente giudiziario, con l'assunzione di quasi 3.400 unità tra vincitori e idonei, e recentemente un nuovo concorso pubblico per la copertura di 2.242 posti di funzionario giudiziario e l'avvio della selezione per 616 operatori giudiziari. Questa politica è continuata in questi anni con l'aumento delle piante organiche, di cui dicevo poc'anzi, della magistratura di 600 unità, che sta giungendo a compimento proprio in queste settimane. Tutto ciò ha cominciato a produrre effetti visibili anche sulle performance dei nostri tribunali, perché è ora di finirla di continuare a raccontare che in Italia non funziona niente e che la giustizia è al palo ed è al disastro completo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Finiamola di raccontarcelo almeno tra di noi, vediamo di capire quali sono i dati. I dati sono questi: dal 2013 ad oggi le pendenze civili sono diminuite di quasi il 30 per cento, un terzo in sei anni; e, se si guarda al picco del 2009, sono diminuite addirittura del 45 per cento, un dato spettacolare che contraddice tutte le letture semplificate di comodo di una giustizia italiana paralizzata e ingessata, e che è destinato a migliorare ancora perché i dati ci dicono che tutti gli uffici giudiziari, anche oggi come in passato, smaltiscono più fascicoli di quelli che entrano. Quindi la giustizia italiana, la giustizia civile, che è una delle cartine di tornasole del funzionamento di un Paese, sta migliorando con risultati visibili, concreti, tangibili, e questo grazie a politiche che sono state iniziate pochi anni fa.
Questo comincia a produrre i suoi effetti sulla durata media dei procedimenti, che si stanno riducendo progressivamente, anche se rimangono obiettivamente eccessivi, ma si stanno riducendo. Il trend è positivo, una riduzione del 21 per cento dei tempi di definizione dei giudizi in Corte d'appello dal 2014 ad oggi e del 9 per cento nei tribunali; sono dati significativi, questi, che indicano che la direzione di marcia è quella giusta ed è continuata in questi anni. Il quadro, è vero, è meno soddisfacente nel settore penale, nel quale ci sono luci e ombre, ma rispetto ad una generalizzata diminuzione dei procedimenti trattati nelle procure, meno 31 per cento fascicoli pendenti rispetto al 2014, non si è parimenti realizzata un'analoga riduzione delle pendenze nei tribunali e nelle Corti di appello, con un effetto sui tempi di definizione che rimangono pressoché invariati e molto lontani dall'essere accettabili e in linea con le nostre aspettative.
Certamente su questo occorrerà, quindi, intervenire con efficacia e con coraggio, nella consapevolezza che una congrua riduzione dei tempi dei processi, anche attraverso mirate e puntuali riforme organizzative e processuali, è l'unica condizione per risolvere davvero il problema che oggi anche il tema della prescrizione è chiamato in modo improprio a gestire, perché sappiamo che la prescrizione è un istituto che avrebbe finalità diverse da quella del garantire la riduzione o i tempi certi dei processi.
E ancora, registriamo con favore e con soddisfazione un cambio di passo rispetto allo scorso Governo in tema di misure alternative alla detenzione e uffici dell'esecuzione penale esterna, nella consapevolezza che un moderno sistema penale ha il suo pilastro in queste misure, come ha detto giustamente stamattina il collega Zan. Con la legge di bilancio 2020 sono state stanziate risorse per 18 dirigenti UEPE, 60 funzionari, 40 educatori, risorse fondamentali che sono una boccata d'ossigeno per un settore nevralgico della giustizia su cui - ed è questo l'appello che faccio al Ministro, che facciamo al Ministro - occorre puntare di più, magari anche riprendendo i lavori degli stati generali sull'esecuzione penale frettolosamente abbandonati, ed è bene che nella riforma del processo penale e nel ddl del Ministro Bonafede si immagini un sistema di valorizzazione della giustizia riparativa per i reati contravvenzionali. Quella è la direzione di marcia corretta e il Partito Democratico spingerà sempre in quella direzione.
È bene ancora che si stia dando seguito a un'altra riforma fondamentale del nostro sistema giuridico che qui è stata quasi ignorata nel dibattito in Aula ma che chiunque conosca un po' il sistema economico e le aule di giustizia sa bene essere una rivoluzione, cioè il nuovo codice della crisi di impresa voluto dal precedente Governo e portato a conclusione nella precedente legislatura e portato a conclusione dal Ministro. Bene: un nuovo sistema che può produrre effetti positivi sul nostro sistema economico ben più di tante parole e di tante misure economiche temporanee. Ricordo solo che la crisi di impresa rappresenta qualcosa come 300 miliardi. È pari a 300 miliardi il monte totale dei crediti insinuati nei passivi dei fallimenti oggi nel nostro Paese. Di quello ci siamo occupati.
Certo non ci nascondiamo i problemi sulla giustizia che oggi si agitano anche dentro la maggioranza e che sono certamente figli anche di una sensibilità diversa sulla cultura e nella cultura della giurisdizione. L'invito che facciamo al Ministro - l'ho già detto anche ieri in discussione sulle linee generali sul tema della prescrizione - e alle forze di maggioranza è di aiutare a ridurre il conflitto: abbassiamo la temperatura dello scontro, percorriamo la strada del dialogo e della flessibilità (ho quasi concluso, Presidente). Dentro un clima apertamente conflittuale, che rischia di favorire spaccature dannose anche tra gli attori della giurisdizione, in particolare tra avvocatura e magistratura, dentro questo clima non si costruiscono riforme efficaci e destinate a durare nel tempo. Dobbiamo avere la capacità di ridurre il clima incandescente che si è creato e che non aiuta neanche le riforme di questo Governo.
Il Partito Democratico intende lavorare in modo costruttivo e leale in quella direzione. Noi non rinunceremo mai alle nostre idee, non rinunceremo mai ai nostri principi, non rinunceremo mai ai nostri valori ma lo faremo sempre nello sforzo e nel tentativo di trovare le soluzioni percorribili del dialogo costante, perché conosciamo e pratichiamo la fatica della politica e perché all'etica della convinzione anteponiamo l'etica della responsabilità. A questo sforzo invitiamo tutti gli alleati di Governo. Siamo convinti che in questo modo riusciremo a raggiungere risultati importanti e significativi nell'interesse di tutti gli italiani.