Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, lei ha concluso le sue osservazioni con un senso di preoccupazione - se ho ben capito -, preoccupazione che io condivido, anche perché ci troviamo di fronte a un grave rischio in Europa, il rischio di una scollamento fra ambizioni molto elevate della nuova Commissione e capacità di produrre risultati concreti. Penso che questa preoccupazione la debba accompagnare domani, e forse anche non solo domani, nelle discussioni con i suoi colleghi al Consiglio europeo. Quello che serve è produrre una visione dell'Europa che funzioni, indipendentemente dal livello assoluto delle risorse, perché, colleghi, non è vero che stiamo discutendo se è meglio l'1.0 o l'1.2 - è chiaro che di fronte a queste scelte preferisco più che meno -, il vero problema sono le priorità e le indicazioni che il bilancio dell'Unione europea dà e che quadro fornisce in concomitanza con altri strumenti. È su questo tema che vorrei spendere rapidamente il tempo che ho a disposizione. Quali sono le sfide? Le sfide innanzitutto sono globali: la Brexit, ma anche le guerre commerciali, che anche quando non sono portate a fine producono danni sulle aspettative e aumentano l'incertezza; ma anche le crisi strutturali di settori chiave come l'industria automobilistica, e naturalmente le sfide tecnologiche. Che cosa vuole fare l'Europa per affrontare queste sfide? Deve sicuramente mostrare che essa è in grado di mettere le risorse laddove la proiezione esterna, compresa quella commerciale, è più importante. Ma poi c'è la grande speranza del Green Deal. Io sono convinto che potrebbe funzionare per una concomitanza fortunata di eventi di sostegno della pubblica opinione e di sostegno e convergenza di interessi fra pubblico e privato. Ciò perché, signor Presidente, il Green Deal o sarà pubblico e privato - e privato più che pubblico - oppure non sarà, perché le risorse di per sé pubbliche sono importanti - assistiamo a molte discussioni in queste settimane su quanto sarebbe necessario -, ma parliamo molto poco della vera questione: quali sono gli incentivi per famiglie e imprese a diventare più sostenibili dal punto di vista ambientale? Il settore privato già lo sta facendo, lo sappiamo: gli investimenti che i fondi privati indirizzano verso le risorse sostenibili sono quelli che danno più garanzia di solidità e di profittabilità nel lungo termine. Quindi, da questo punto di vista, ben vengano i fondi europei, ma mancano meccanismi chiari di incentivo all'utilizzazione di investimenti privati nel settore. E questo punto non necessariamente richiede più risorse, richiede un quadro più chiaro di cosa voglia dire il Green Deal in Europa. Ma ci sono altri settori sui quali l'Italia può far valere la sua voce, e sto pensando al Meccanismo di stabilizzazione. Giustamente lei ci ricordava che il BICC, il Meccanismo di convergenza e competitività, è un passo avanti importante, ma dal testo che noi abbiamo a disposizione vediamo che si tratta anche di un passo indietro: sembra dimenticata la nozione di stabilizzazione, sembra dimenticata la nozione di sostegno di breve termine alla disoccupazione ciclica. Questo è un errore gravissimo. Abbandonare questa idea avrebbe conseguenze di messaggio negativo per i cittadini europei - perché non si parla di disoccupazione dopo una grave crisi finanziaria - e avrebbe un segnale di debolezza nel dibattito parallelo a quello del quadro pluriennale di risorse riguardo al quadro fiscale, dove bisogna aumentare il ruolo della politica fiscale europea, che non sia semplicemente la politica fiscale sommatoria di politiche fiscali nazionali vincolate da regole che vanno sicuramente riviste. Infine a questo brevissimo elenco di che cosa andrebbe portato avanti, la questione delle risorse proprie. Si è parlato di tasse ambientali - e questo è un punto importante - si deve parlare di web tax. è un elemento nel quale l'Europa deve essere pronta a fronteggiare l'eventualità, purtroppo non peregrina, che le trattative a livello globale per la formazione di una web tax non vadano a buon fine. Che cosa farà l'Europa in quel caso? Deve trovare una sua soluzione, anche al rischio di entrare in conflitto con gli altri big players, ma questo farà parte integrante di quella che è l'indispensabile proiezione esterna dell'Europa, che deve essere sostenuta da risorse che possiamo riferire come risorse per beni pubblici europei: la sicurezza, la tecnologia, l'immigrazione. Sono problemi e sfide europee che richiedono risorse e strategie europee. Potrei andare avanti ma preferisco concludere prima, signor Presidente del Consiglio, e ribadire il punto da cui sono partito: c'è una grossa opportunità nel produrre un bilancio europeo che tenga conto di queste priorità, ma c'è anche un grande rischio, c'è il rischio delle aspettative deluse. L'Europa non può permettersi di deludere un'altra volta le aspettative dei cittadini, soprattutto dopo i rischi che politicamente potrebbero materializzarsi. Io mi auguro, signor Presidente del Consiglio, che lei voglia portare questo forte messaggio politico, prima ancora che finanziario e tecnico, al Consiglio europeo di domani e dei giorni successivi.
Discussione generale
Data:
Mercoledì, 19 Febbraio, 2020
Nome:
Pier Carlo Padoan