A.C. 2407
Grazie, Presidente. Il Ministero per l'istruzione, l'università e la ricerca torna a separare le sue due competenze. La scelta è dettata dalla consapevolezza che il Ministero dell'Istruzione rappresenta un carico di lavoro notevolissimo e che è necessario occuparsi specificamente di università e ricerca per dare un vero segnale di svolta al Paese. L'Accademia dei Lincei, per bocca del suo presidente e numerosi ricercatori italiani di fama internazionale, che nel settembre 2019 avevano rivolto al Governo l'appello a ricostituire il Ministero dell'Università e della ricerca, scorporandolo da quello dell'istruzione, sono convinti, come noi, che la ricerca possa contribuire al benessere dell'Italia e con l'università diventare un mezzo di primaria importanza per attrarre investimenti e creare occasioni di lavoro qualificate.
La ricerca, infatti, promuove l'innovazione, oltre a benefici in vari settori come quello esplicito nel settore della medicina. Un ministero dedicato rende più semplice e, soprattutto, più efficace occuparsi del settore in un'ottica culturale ed economica globale. Si tratta di un'azione amministrativa di grande complessità, per la quale occorre un periodo di tempo per la messa a punto. Il Ministro Manfredi, che guiderà il Dicastero dell'università e della ricerca, separato dall'istruzione, dopo un periodo di vent'anni, interrotto solo da una pausa tra il 2006 e il 2008, ha dichiarato che l'università e la ricerca devono diventare fattori di sviluppo e crescita, ma devono anche essere elementi unificanti per aiutare i giovani ad avere le stesse opportunità in qualsiasi parte d'Italia. Finanziare università e ricerca rende esplicita la volontà di investire sui giovani con lo scopo di utilizzare le nostre migliori energie perché operino nei nostri enti di ricerca e nei nostri atenei.
Quindi, signor Presidente, questo provvedimento istituisce questi due nuovi ministeri autonomi. Ci tengo a ribadire che questa è una scelta fortemente politica, oltre che culturale; è l'unica battaglia strategica per mettere la conoscenza al centro dell'azione governativa, con le sue specificità per ogni settore, con il peso specifico di ciascun settore, secondo quanto merita, senza che una parte, un settore, sovrasti l'altro, in particolare la scuola, che è un settore molto complesso, che, nel caso dell'unificazione dei due dicasteri, come è stato, tende a fagocitare gli altri settori. Quindi, questi due ministeri servono per dare più forza e grande energia a quella che noi riteniamo la battaglia delle battaglie: il diritto allo studio, per poter essere assolutamente competitivi con tutto il nostro sistema di formazione nel mondo.
Nel mondo, infatti, i grandi Paesi, quelli che hanno dei ruoli da leader, investono moltissimo in formazione e ricerca, investono grandi risorse pubbliche, a differenza del nostro Paese, che, come sappiamo, investe il 3,6 per cento del PIL, a fronte di un 5 per cento dei Paesi dell'area OCSE. Quindi, è vitale, è determinante per noi risalire la china e superare questo gap: questo per contrastare le disuguaglianze, ma anche per dare forza alla nostra democrazia.
In una fase di transizione, da un punto di vista economico, fortemente fluida, in cui tutto cambia, l'economia è in grande movimento, i nuovi lavori richiedono nuove competenze, richiedono innovazione, richiedono ricerca. Quindi, a queste necessità bisogna rispondere con un sistema formativo che sia aperto, che sia capace di includere, che sappia aggredire la dispersione, sia scolastica, sia universitaria.
Il nostro Paese, se non vuole arretrare fino al declino, deve investire in formazione, deve quindi invertire la rotta e noi, con questo provvedimento, siamo qui per questo. Questo provvedimento serve a questo, serve a mettere, a dare le condizioni, a fornire le condizioni ai due ministeri di operare con funzionalità. Le aspettative sono molte, per questo io voglio fare anche un augurio al ministro Manfredi e alla Ministra Azzolina, e mi soffermerò in particolare su alcuni aspetti di merito di questo provvedimento, a partire dall'università.
L'università è un po' una questione, la quaestio aperta, da tanti anni ormai, dell'università. L'università non riguarda solamente gli studenti e i docenti dell'università, riguarda l'Italia, riguarda il futuro dell'Italia, la crescita, il benessere dell'Italia, le pari opportunità, riguarda il problema anche dei giovani, riguarda il fatto che la mobilità sociale è ferma, è bloccata, perché i giovani si vedono chiuse le porte perché non vengono riconosciute le professionalità, non vengono alimentate le ambizioni lavorative, che sono una grande energia per la crescita del Paese; e naturalmente queste esclusioni, questi muri, alimentano un sfiducia nelle istituzioni, una sfiducia nella democrazia. Tutto ciò va a discapito di quel diritto allo studio, che, secondo noi, deve invece prendere una dimensione di sistema organico e realizzato.
Noi abbiamo introdotto la “No tax area” per chi ha difficoltà economiche. È uno strumento efficace, dobbiamo allargarlo anche i redditi medi per dare a tutti l'opportunità di studiare puntando sul merito e a prescindere dalle condizioni di partenza. Per questo credo che serva una legge, anzi sia necessaria una legge sul diritto allo studio, perché il welfare studentesco sia allargato e soprattutto sia reso omogeneo in tutte le regioni, e quindi che non penalizzi gli studenti del Sud.
L'altra questione è quella della precarietà. La precarietà è in contraddizione con tutto quanto ho espresso prima; è insostenibile ma in primis è ossimorica addirittura per quanto riguarda la ricerca, perché porta uno spreco di energie, uno spreco di capitale umano che, pur acquistando competenze, poi viene lasciato da parte. Quindi è fondamentale il piano di reclutamento che abbiamo previsto con il provvedimento, seppur è stato previsto in cinque anni, ma che è senz'altro volto al superamento, pur graduale, del problema della precarietà. Servono risposte per il pre-ruolo; servono risposte ai ricercatori di base e ai dottorandi. Credo che il Ministro Manfredi si sia impegnato su questo versante e guardate, signor Presidente, non parlo e non penso solamente alla fuga dei cervelli ma penso che il tema sia quello sempre del benessere del nostro Paese e il fatto che si debba superare quel corto circuito che fa sì che i nostri giovani vadano all'estero senza poter ritornare perché andare all'estero per ampliare le conoscenze e per fare esperienze è un bene; è però un bene ancora più grande la libertà di poter tornare nel nostro Paese come pure anche che scienziati di altre nazionalità trovino attrattivo il nostro sistema universitario e trovino attrattivo anche il nostro sistema di ricerca. Per questo mi soffermo un attimo sull'Agenzia nazionale della ricerca che credo sia un importante strumento per una governance larga, inclusiva, tesa però a rafforzare l'autonomia, l'autogoverno della ricerca, che sia strumento per coordinare risorse e progetti. Questo è anche il senso del provvedimento. Un altro elemento su cui mi voglio soffermare, un'altra nota a mio avviso importante è relativa all'AFAM e, quindi, relativa cioè al settore dell'alta formazione artistica e musicale. Molte novità attese e significative sono state introdotte dal provvedimento, sulle quali mi voglio soffermare. A parte i tecnicismi, ricordo soprattutto la riapertura delle graduatorie nazionali ad esaurimento dei docenti precari e, quindi, il problema del superamento della precarietà, come dicevo prima. Un'altra importante novità è la presenza nel provvedimento di riferimenti alla ricerca in campo artistico. In particolare al Ministero dell'Università e della ricerca sono attribuite le funzioni e i compiti spettanti allo Stato in materia di ricerca scientifica, tecnologica e artistica. Inoltre tra le aree funzionali di competenza del Ministero vi è la valorizzazione e il sostegno della ricerca libera nelle università e negli enti di ricerca e nelle istituzioni dell'alta formazione artistica musicale e coreutica. Tutto ciò esplicita un cambio di passo rispetto alla situazione di incertezza che da molto tempo, da troppo tempo vive il settore dell'alta formazione artistica e musicale. Occorrerà un significativo investimento in termini di personale dedicato e di competenze specifiche; sarà anche necessario dare forte unitarietà al sistema a livello nazionale.
Credo che l'AFAM debba essere un punto di forza, un fiore all'occhiello del sistema formativo italiano capace di attirare giovani studenti ma anche docenti da tutto il mondo; sostegno dell'attività teatrale e cinematografica; in sintesi veicolo di ricchezza non solo culturale per il nostro Paese, culla dell'arte e della musica nel mondo. Naturalmente non possiamo pensare di esaurire così con questo provvedimento l'impegno nella scuola, nell'università, nella ricerca, nell'AFAM. Siamo impegnati tutti a trovare le opportune risorse nella legge di bilancio e questo Governo a nostro parere sta andando nella direzione giusta. Il Fondo per il finanziamento ordinario dell'università è stato incrementato come pure l'organico del personale docente; è stato incrementato un impegno di spesa non indifferente; tutti gli incrementi anche della legge di bilancio sono stati finalizzati a migliorare la qualificazione dei servizi scolastici, a ridurre il sovraffollamento delle classi, a favorire l'inclusione degli alunni e delle alunne con gravi disabilità. Quindi i temi dell'istruzione, dell'università e della ricerca risultano strategici perché interessano 10 milioni di studenti e le loro famiglie; 1 milione e 200 mila lavoratori e lavoratrici. Abbiamo davanti un grande compito: quindi ben venga e ce lo auguriamo l'incremento dei fondi ordinari, degli enti di ricerca e delle università ma, oltre a ciò, dobbiamo costruire un sistema nazionale del diritto allo studio, come dicevo prima, che freni l'emigrazione dei cervelli e la costruzione, ribadisco, di una no tax area con più risorse e, infine, un riordino normativo di tutto il comparto AFAM.
Vorrei rilevare che il decreto-legge risolve questioni annose sulla vicenda AFAM, anche se ne lascia aperte alcune per quanto riguarda alcune categorie specifiche di precari per i quali dobbiamo impegnarci a risolverle attraverso altri provvedimenti. Dunque desidero concludere il mio intervento con un ringraziamento, anzi vorrei dedicare l'intervento a tutti i medici, gli infermieri, i ricercatori che in questo momento e in questi giorni sono sul fronte dell'emergenza sanitaria e lo fanno per salvaguardare tutti noi.