Noi non siamo stati, Ministro, tra coloro che in queste ore, in queste terribili giornate, hanno chiesto la testa di qualcuno, a partire dai vertici del DAP; e tuttavia, pur non essendo questo il momento per chiedere le teste, quello che è accaduto nelle carceri italiane è stato incredibilmente grave e pericoloso per chi lavora dentro le carceri, per chi si trova dentro e per tutta la collettività. Dimostra che più di una cosa, però, non ha funzionato nella catena di comando, a Foggia come a Modena, a Rieti come a San Vittore e negli altri istituti dove si sono sviluppate la protesta e la rivolta. Allora diciamo, Ministro, che è obbligatorio che si faccia piena luce su cosa non ha funzionato, sul perché, sulle responsabilità e sui vuoti della catena di comando. Di conseguenza, una volta accertato questo, ed è obbligatorio accertarlo, siamo certi che saranno adottate tutte le decisioni e le misure necessarie per garantire quell'autorevolezza, quell'efficacia e quell'efficienza che sono mancate in diverse situazioni. Si dovrà fare anche luce, qui con il contributo anche della magistratura, su interrogativi che in diversi hanno posto, legati ad una possibile regia della criminalità organizzata che ha soffiato sul fuoco di una situazione da troppo tempo drammatica delle carceri italiane e ai provvedimenti adottati in seguito alla diffusione del Coronavirus.
Adottati, va ribadito, questi provvedimenti, a tutela della popolazione carceraria e della stessa Polizia penitenziaria, alla quale, non formalmente, come diciamo sempre ogni volta che andiamo anche a visitare gli istituti di pena, noi siamo vicini; siamo solidali con gli agenti di Polizia penitenziaria, con tutti gli operatori, con le dirigenti e i direttori degli istituti che hanno rischiato l'incolumità e la vita. Siamo vicini ai cittadini di Foggia che hanno subito quei rischi gravissimi in seguito a fatti che meritano una condanna chiara, netta, senza equivoci. Ci riconosciamo, Ministro, nelle sue parole di condanna degli episodi di violenza e di illegalità che si sono verificati. Sono stati atti che debbono essere puniti e che hanno anche danneggiato la stragrande maggioranza dei detenuti e di tutti coloro che sperano e si battono per una pena che sia certa, ma umana, che non colpisca la dignità delle persone, anche di quelle che hanno sbagliato.
Lei ha adottato provvedimenti che abbiamo apprezzato, come l'istituzione di una task force multidisciplinare immediatamente operativa, della quale è stato chiamato, tra gli altri, a far parte anche il Garante nazionale dei detenuti, il professor Palma. Ho sentito anche in questa sede polemiche. Noi non faremo polemiche politiche in un momento come questo, e tuttavia vogliamo dire a chi ha ironizzato sul ruolo dei garanti, in particolare il leader della Lega, che la decisione di sospendere giustamente i colloqui con i familiari è stata solo l'innesco dell'incendio delle rivolte che covavano per una situazione insostenibile e che ovunque i garanti cercano di gestire in collaborazione con la Polizia penitenziaria. Voglio citare queste righe molto brevemente: almeno nel 40 per cento delle celle la convivenza è questo: un agglomerato di corpi di uomini adulti che si scambiano odori e sudori, eiezioni e umori, efflussi, secrezioni e liquidi. In una promiscuità coatta, in ambienti dove, come per volontà di un architetto d'interni impazzito, la doccia e il water, il lavandino e la dispensa si sovrappongono e si mescolano per rispondere ai bisogni fisiologici primari: orinare, mangiare, lavare, defecare, in pochi metri quadrati. Riusciamo a immaginare quale effetto? Insomma, che cosa intendo? Sono parole di Luigi Manconi, che non sono parole, sono una fotografia del 40 per cento delle carceri italiane. Ecco allora perché pensiamo, Ministro, che da subito si debbano adottare provvedimenti immediati che contribuiscano a eliminare il drammatico sovraffollamento; oggi è arrivato a ben oltre le 10 mila unità. Un interrogativo: Dio non voglia, pensiamo a cosa succederebbe in un carcere se ci fosse un caso di positività al Coronavirus, come si tutelerebbe la salute degli operatori, degli stessi detenuti, in mancanza di spazi, quando ci sono quattro o sei persone in dieci metri quadrati o poco più. Questa è la situazione che richiede immediatamente interventi. Noi non siamo per porre provvedimenti come amnistia e indulto, non per ragioni ideologiche o securitarie, ma per due motivi: il primo è che illudere la popolazione carceraria su provvedimenti per i quali non ci sono le condizioni è sbagliato, rischia di alimentare illusioni e di fomentare poi frustrazioni e ulteriore rabbia. Il secondo è che fare uscire i detenuti senza che la gran parte di questi possa avere un domicilio, una famiglia, un lavoro, una residenza, delle relazioni, rischia di essere una miccia esplosiva. Insomma, concludendo, Presidente, noi pensiamo che si debba cogliere l'occasione davvero per adottare provvedimenti immediati che intanto evitino il sovraffollamento. Li hanno proposti alcuni, oggi perfino Feltri ne parlava nel suo editoriale, oltre che il professor Padovani. Bisogna lavorare sulla custodia preventiva per alleggerire il fine pena di coloro che si comportano con una buona condotta. Ho finito davvero, Presidente. Insomma, investire in carceri umane, dove uno esca rieducato, oltre che dopo aver sbagliato, avere scontato la pena, significa anche investire per la sicurezza di tutti; oltre che per l'umanità, anche per la sicurezza di tutti noi. È questo, Ministro, che le chiediamo al più presto, non c'è tempo da perdere.