Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
l'aggravarsi dell'emergenza COVID-19 pone un serio problema per la tenuta del nostro sistema detentivo, in ragione dei rischi drammatici di una diffusione epidemica in strutture sovraffollate e ristrette come i penitenziari;
il rischio di contagio non riguarda solo i detenuti, ma interessa anche il personale che negli istituti di pena svolge il proprio lavoro;
le drammatiche rivolte avvenute nelle scorse settimane, ovviamente da condannare duramente come ogni forma di violenza, hanno potuto trovare terreno fertile nella legittima preoccupazione della popolazione carceraria al riguardo;
va considerata apprezzabile l'istituzione disposta dal Ministro interrogato di una task force multidisciplinare immediatamente operativa per fronteggiare l'emergenza, tuttavia non si può eludere la necessità di provvedimenti urgenti che contribuiscano a ridurre la pressione dovuta al sovraffollamento;
le misure adottate dal Governo per iniziare a far fronte all'emergenza sanitaria e al sovraffollamento rappresentano un primo passo per tutelare la salute e la sicurezza della polizia penitenziaria, di chi lavora negli istituti e di chi sta scontando la pena, una risposta la cui efficacia deve però essere attentamente verificata;
l'articolo 124 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, prevede l'allungamento delle licenze premio dei condannati ammessi al regime di semilibertà;
l'articolo 123 del citato decreto-legge prevede che, fino al 30 giugno 2020, la pena detentiva possa venire eseguita ai domiciliari, ove non sia superiore a diciotto mesi: vengono in ogni caso esclusi coloro che sono stati condannati per i reati di maggiore allarme sociale, i delinquenti abituali, coloro che hanno avuto sanzioni disciplinari o abbiano preso parte alle rivolte nelle carceri. Inoltre, salvo che si tratti di condannati minorenni o di condannati la cui pena da eseguire non sia superiore a sei mesi, è previsto che la detenzione domiciliare venga accompagnata dall'applicazione di procedure di controllo mediante braccialetti elettronici –:
considerata la drammaticità della situazione e l'urgenza di adottare misure efficaci per tutelare la salute di tutti gli operatori e dei detenuti stessi, quale sia la platea dei potenziali beneficiari delle misure previste, stante la disponibilità e operatività degli strumenti di controllo, quanti siano i detenuti che ne hanno beneficiato dalla data di entrata in vigore e quali provvedimenti siano stati presi per mitigare gli effetti del blocco dei colloqui visivi.
Seduta del 25 marzo 2020
Illustrazione di Alfredo Bazoli, risposta del Ministro della Giustizia Antonio Bonafede, replica di Walter Verini
ALFREDO BAZOLI Grazie, Presidente. Signor Ministro, nei giorni scorsi i detenuti dei penitenziari di Brescia, ma mi risulta anche in altri penitenziari, hanno fatto una raccolta fondi da destinare all'emergenza Coronavirus; questo a testimonianza del fatto che dentro le carceri c'è una grande attenzione a quello che succede fuori. Ma oggi c'è anche una grande preoccupazione, che sappiamo accomuna i detenuti, la Polizia penitenziaria, il personale amministrativo e dirigenziale che lavora dentro le carceri. La grande preoccupazione dipende dal fatto che noi sappiamo che le carceri sono luoghi inidonei a garantire di per sé la sicurezza rispetto ai rischi di epidemia da Coronavirus perché sono luoghi chiusi, nei quali la distanza sociale non può essere garantita. Quindi c'è questa grande preoccupazione che è del tutto legittima. Noi sappiamo che nel decreto “Cura Italia” sono state introdotte delle misure che dovrebbero servire in qualche modo a togliere pressione al sistema carcerario per scongiurare i rischi di epidemia, che sarebbero catastrofici, all'interno dei penitenziari.
Ci interessa capire, signor Ministro, quali sono gli effetti di queste misure e come si intendono attuare in modo che producano effetti immediati, perché ora e adesso c'è bisogno che producano effetti per evitare quei rischi di cui dicevo.
ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Nel quadro degli interventi per far fronte all'emergenza Coronavirus la peculiarità degli istituti penitenziari impone alcune misure specifiche. Per tale ragione e con questa consapevolezza già dal 22 febbraio 2020 il Ministero si è attivato per salvaguardare la salute di tutti coloro che lavorano e vivono in carcere, costituendo anche un'unità di crisi per il monitoraggio dell'andamento del fenomeno e per l'adozione tempestiva delle conseguenti iniziative. Il 25 febbraio si divulgava la circolare del Ministero della Salute e venivano attivate misure volte alla creazione di spazi di isolamento per i casi sospetti, nonché all'installazione di tende pre-triage per gli ingressi dei nuovi detenuti. A oggi sono 145 le tensostrutture installate all'ingresso dei penitenziari e altre strutture hanno comunque allestito una zona filtro.
L'opera preventiva continuava serrata con la circolare del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del 26 febbraio e le note del 5, 13 e 21 marzo, a cui si rinvia. È in corso di verifica l'utilizzabilità, tra l'altro urgente, di padiglioni a cui si è lavorato in questi anni. Per dare un quadro completo bisogna sottolineare che si registra nelle prime tre settimane di marzo una riduzione della popolazione detenuta in carcere, passata da 61.235 ai 58.592 effettivi nelle camere di detenzione, prevalentemente in virtù delle leggi vigenti prima del decreto-legge n. 18 del 2020, attribuendo a quest'ultimo un'incidenza stimata di circa 200 detenuti tra articolo 123 e articolo 124. Chiaramente si tratta di dati che necessitano di un tempo di maggiore verifica e valutazione, all'esito delle quali sarà possibile e doveroso valutare l'impatto. Come ho già detto nella precedente risposta, a cui rinvio anche per il dato dei cosiddetti braccialetti elettronici, non è possibile accertare adesso quanti detenuti passeranno effettivamente alla detenzione domiciliare, mentre posso dire che, oltre a 50 detenuti passati dall'entrata in vigore del decreto alla detenzione domiciliare, 150 detenuti sono stati interessati dalla concessione di licenze in virtù dell'articolo 124 del decreto-legge n. 18 del 2020.
Si tratta di detenuti già messi a regime di semilibertà che durante il giorno si trovavano già fuori dalle carceri e non vi rientrano più la notte, evitando così il rischio di portare eventualmente il virus all'interno dell'istituto penitenziario. Il Governo nelle ultime settimane ha stabilito diverse restrizioni per tutti i cittadini. Nell'ambito penitenziario stiamo facendo il possibile per attenuare l'impatto di quelle restrizioni sul rapporto tra i detenuti e i loro cari, implementando, per esempio, modalità di attuazione di colloquio a distanza. È stata effettuata, anche in sinergia con il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, tra l'altro in costante contatto con la task force istituita al Ministero, un'attenta opera di informazione alla popolazione detenuta sull'importanza e sulle finalità dei provvedimenti adottati dal Governo. Sono stati già acquisiti - ho concluso, Presidente - dall'amministrazione penitenziaria e da quella della giustizia minorile, a seguito di donazioni, 1.600 telefoni cellulari e altri 1.600 sono in via di acquisizione.
Inoltre abbiamo previsto e stiamo implementando la possibilità di effettuare video colloqui senza alcuna spesa per tutti i detenuti, l'incremento della corrispondenza telefonica che sarà effettuata gratuitamente, l'utilizzo senza costi del servizio di lavanderia, la possibilità di ricevere vaglia postali online, l'aumento dei limiti di spesa per ciascun detenuto.
WALTER VERINI Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, ma bisogna accelerare, fare presto. Nelle carceri ci sono quasi 10 mila detenuti in più della capienza, una bomba sanitaria. Non si tratta soltanto di rispettare la civiltà e la Costituzione, che impongono pene certe, ma umane, tese a non far delinquere più chi ha pagato il suo debito e torna nella società.
E diciamo grazie al Presidente Mattarella per le parole dette, in questo senso, proprio l'altro ieri. Sono in gioco la salute e la vita di chi sta in carcere e di chi lavora in carcere, come le migliaia di agenti di polizia penitenziaria, a cui va il nostro ringraziamento. Si brucino le tappe allora, Ministro, per avere i braccialetti, ma si faccia in modo, anche in sede di conversione del decreto, che gli autori di gravi reati rimangano in carcere, ma quelli con buona condotta, a cui mancano pochi mesi o che già escono per lavorare fuori dai penitenziari rimangano comunque ai domiciliari; ci saranno più spazi per gestire l'isolamento sanitario, meno tensione, meno rischi di rivolta come quelle già drammaticamente avvenute.
Infine, diciamo basta a chi vuole spaventare la gente sparlando a proposito di “svuota carceri” e delinquenti per le strade: non è così, e avanti, avanti, dopo la necessaria sospensione dei colloqui, con più telefonate, più collegamenti Skype per i detenuti con le loro famiglie; meno tensione significa più sicurezza.
Da ultimo, Ministro, noi non chiediamo, in questo momento, tanto le dimissioni di qualcuno; ora è il tempo di lavorare, accelerare, non di fare polemiche; ma, intanto, le consigliamo, ci permettiamo: rafforzi il vertice del DAP, ce n'è bisogno e magari si cominci col ricoprire prima possibile quel ruolo di vicedirettore che manca da tempo.