Data: 
Giovedì, 28 Maggio, 2020
Nome: 
Alfredo Bazoli

Grazie, Presidente, solo per avere l'opportunità di fare un ricordo, che non è stato fatto in Aula questa mattina, perché, oggi, per la prima volta da 46 anni, in piazza della Loggia, a Brescia, il 28 maggio non ci sarà una manifestazione pubblica.

Non ci sarà, come invece ci fu 46 anni fa quella mattina piovosa, quando durante una manifestazione organizzata da tutti i partiti antifascisti e dai sindacati esplose una bomba collocata in un cestino dei rifiuti, che falciò i manifestanti, insanguinò le pietre di quella piazza, lasciando otto morti e centinaia di feriti. Ma l'impossibilità di ritrovarsi oggi insieme, dovuta all'immane tragedia dell'epidemia, che ha colpito in modo particolare la nostra città, non rende meno importante celebrare la memoria sullo sfregio che Brescia sopportò 46 anni fa, perché è vero che la strage di Piazza della Loggia è figlia di un contesto politico che si è esaurito, ma è anche vero che la violenza politica non è sparita, che l'integralismo e il fanatismo sono insidie ancora presenti. Nel 2017 è arrivata una sentenza definitiva, che per la prima volta ha condannato gli autori della strage: il capo del movimento neofascista Ordine Nuovo, Carlo Maria Maggi, e l'agente infedele dei servizi, Maurizio Tramonte. È stata una pietra miliare dal punto di vista giudiziario, ma lo è anche stata da un punto di vista storico, perché finalmente ha confermato che la strage di Piazza della Loggia maturò in ambienti eversivi neofascisti nel tentativo di favorire una svolta autoritaria nel Paese, e che la verità processuale fu ritardata di oltre quarant'anni per il lavorio di apparati deviati dello Stato, fedeli a un malinteso senso di appartenenza al Patto Atlantico più che alla Repubblica. Eppure mi è capitato di sentire e anche recentemente evocare a proposito delle stragi fasciste fantomatiche responsabilità di servizi segreti dell'Europa dell'Est, in una mistificazione che piega la storia ad esigenze di propaganda politica che umiliano insieme alla verità anche le vittime. L'Italia, la nostra democrazia, hanno invece bisogno di diradare i dubbi, dissipare le nebbie, spazzare via gli usi politici e strumentali di quella parte della nostra storia. Solo sulla verità e sulla limpidezza si edifica più forte la democrazia, per questo anche oggi ricordare è importante, e non solo per noi familiari delle vittime.