Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:
il tribunale del Cairo ha disposto il rinnovo della detenzione per 45 giorni di Patrick George Zaky, il ricercatore egiziano – e cittadino onorario della città di Bologna – per i diritti umani dell'Università di Bologna detenuto in Egitto da febbraio scorso con l'accusa di propaganda sovversiva;
Zaki si trova in carcere ormai da più di 150 giorni, rinchiuso nella famigerata Sezione II Scorpion della prigione di Tora, dedicata agli oppositori del regime di Abdel Fattah al-Sisi, senza sapere con chiarezza le reali accuse mossegli e in attesa di un giusto processo;
con rammarico, dobbiamo constatare che lo scenario dell'arresto di Zaki è comune attualmente in Egitto. La nostra memoria non può non andare al nostro Giulio Regeni, barbaramente ucciso e ancora in attesa di giustizia, ma, purtroppo, molti altri attivisti e ricercatori sono stati arrestati e torturati negli ultimi anni. Infatti, secondo un recente rapporto di Amnesty International dal titolo «Stato permanente di eccezione», sono numerosissime e continue le violazioni dei diritti umani – motivate dall'allerta contro il terrorismo e dallo stato di emergenza (ininterrotto dal 2017) – di cui a pagare le spese sono attivisti, giornalisti e anche semplici cittadini. Arresti e detenzioni arbitrarie che durano mesi, talvolta anni, senza che si giunga mai a un processo, ma disposti nell'ottica di una politica del controllo, volta a reprimere con tali, vili strumenti, ogni forma di dissenso;
l'arresto e la tortura di giovani egiziani e stranieri prelevati dai servizi egiziani non può restare nel silenzio. Il nostro Paese, gravemente ferito in tal senso, ma anche l'Europa e i paesi occidentali, dovrebbero con fermezza, attraverso i propri rapporti diplomatici nel Mediterraneo, impedire questa sistematica violazione dei diritti umani e civili, proprio partendo dal caso di Zaki, tristemente simbolo di tanti altri –:
quali iniziative, nelle sedi bilaterali con l'Egitto e nei consessi europei e internazionali, stia intraprendendo il Governo, per ottenere l'immediato rilascio di Patrick Zaki e la tutela dei diritti umani e civili in Egitto.
Seduta del 15 luglio 2020 illustrazione di Lia Quartapelle, risposta del governo di Luigi Di Maio, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, replica di Andrea De Maria.
Illustrazione
Grazie mille, Presidente. 160: sono questi i giorni trascorsi in carcere in regime di detenzione arbitraria da Patrick Zaki, il cittadino egiziano, studente all'Università di Bologna, arrestato al ritorno nel suo Paese il 7 febbraio scorso. Lunedì il giudice ha prolungato il fermo di altri 45 giorni, senza formalizzare i capi d'accusa e quindi negando a Patrick la possibilità di difendersi.
Ieri è morto un giornalista che aveva contratto il COVID proprio a Tora, il carcere dove è rinchiuso Patrick Zaki. La domanda, Ministro, è molto semplice, gliela rivolgiamo con tutta la preoccupazione non solo del gruppo del Partito Democratico, ma di tutti i cittadini italiani che stanno seguendo questa vicenda: quali sono le iniziative che il Governo italiano ha intrapreso, sia in sede bilaterale nei rapporti con l'Egitto, sia nelle sedi europee e internazionali, per chiedere l'immediato rilascio di Patrick Zaki e, più in generale, il rispetto dei diritti umani in Egitto.
Risposta del governo
Grazie, signor Presidente. Sul caso di Patrick Zaki, il ricercatore egiziano dell'Università di Bologna arrestato all'aeroporto de Il Cairo 7 febbraio di quest'anno siamo molto preoccupati come Governo, soprattutto a seguito della decisione da parte delle autorità egiziane di rinnovare nuovamente la carcerazione preventiva per altri 45 giorni.
A tal proposito, continuiamo dunque a mantenere alta l'attenzione sulla vicenda. Grazie all'operato della nostra ambasciata monitoriamo costantemente l'evolversi della situazione, sia in via bilaterale, sia in coordinamento con i nostri partner internazionali e anzitutto europei. Su mia indicazione, la nostra ambasciata al Cairo, appena è giunta la notizia dell'arresto, si è immediatamente attivata per attirare l'attenzione delle autorità locali sulla vicenda dello studente, promuovendo al tempo stesso l'inserimento del caso nel meccanismo di monitoraggio processuale coordinato dalla delegazione dell'Unione europea con sede a Il Cairo. Ciò ha fatto sì che rappresentanti diplomatici, non solo italiani, potessero essere presenti a nome dell'intera Unione europea già alla prima udienza di febbraio, a pochi giorni dall'arresto di Patrick. Un rappresentante della nostra ambasciata ha, poi, preso parte a tutte le udienze svoltesi in seguito, almeno finché l'emergenza sanitaria non lo ha reso impossibile, considerate le restrizioni all'accesso alle aule di giustizia adottate dalle autorità egiziane. Il nostro ambasciatore in Egitto, in linea con le istruzioni impartite dalla Farnesina, continua ad effettuare numerosissime azioni di sensibilizzazione presso le competenti istanze, sollecitando il rilascio di Patrick Zaki per motivi umanitari. Più nello specifico, il nostro capo missione ha reiteratamente sostenuto con le autorità egiziane la richiesta di scarcerazione per motivi di salute anche nei giorni antecedenti e in quelli immediatamente successivi all'udienza, che ne ha disposto il rinnovo della detenzione due giorni fa. Da ultimo, il 13 luglio l'ambasciatore Cantini ha compiuto un nuovo passo presso il Ministero degli Esteri egiziano. Nell'azione a tutto campo portata avanti sul caso, il nostro capo missione ha più volte sottolineato in tutti i suoi contatti con diversi attori qualificati la forte attenzione annessa alla vicenda dall'opinione pubblica e dalle istituzioni italiane, a cominciare dal Parlamento. Nel farlo ha ricordato, in particolare, la lettera che la presidente della Commissione straordinaria per i diritti umani del Senato, Pucciarelli, ha indirizzato al presidente del Consiglio nazionale per i diritti umani egiziano, Mohamed Fayek, e l'annuncio dei consigli comunali di Bologna e Milano di voler conferire la cittadinanza onoraria al giovane studente. Passi analoghi - e concludo, Presidente - sono stati portati avanti anche da importanti Paesi che, come il nostro, attribuiscono rilevanza prioritaria alla tutela dei diritti umani. Anche in sede di Unione europea è stata richiamata l'attenzione sulle precarie condizioni dei detenuti nelle carceri egiziane, con esplicita menzione del caso Zaki, sulla base di una proposta dell'Italia. La nostra ambasciata a Il Cairo si è mantenuta in costante contatto con l'organizzazione non governativa che segue il caso, con il team difensivo e con la famiglia di Patrick. Continueremo ad attribuire forte priorità a questo caso, soprattutto con riferimento alle sue condizioni detentive e alle esigenze di assicurare un iter processuale rapido, in vista di un auspicabile rilascio.
Replica
Signor Ministro, ritengo importanti gli impegni che ha sottolineato qui e anche quanto è già stato messo in atto dal nostro Governo e dalla nostra ambasciata. Peraltro, l'urgenza della liberazione di Patrick Zaki è resa ancora più seria da quanto ha ricordato ora la collega Quartapelle, cioè i rischi per i detenuti nelle carceri egiziane legati al COVID-19. Noi, come gruppo del Partito Democratico, continueremo un'iniziativa molto ferma e molto convinta per chiedere la liberazione di Patrick Zaki, per chiedere che ne sia garantita l'incolumità e ne siano garantiti i diritti umani e civili. Per noi i diritti umani e i diritti civili non hanno confini, sono principi che ci vengono dalla nostra Costituzione, devono valere sempre, in tutto il mondo; peraltro, Zaki è in carcere proprio perché si è impegnato a difesa dei diritti civili nel suo Paese. Noi abbiamo un rapporto di amicizia con l'Egitto, abbiamo relazioni con l'Egitto, ma, proprio per questo, riteniamo importante che il Governo metta in atto un'azione diplomatica per chiedere il rispetto dei diritti umani in quel Paese e per sostenere un processo di maggiore democrazia in Egitto, che crediamo sia anche molto importante per garantire la stabilità di uno Stato, come quello egiziano, che è un attore così significativo in Medio Oriente, nel bacino del Mediterraneo. Poi, come è stato ricordato, Zaki studiava e studia all'Università di Bologna, diventerà cittadino onorario di tanti comuni italiani e riteniamo, quindi, che l'impegno per la sua liberazione attenga anche alla nostra dignità nazionale, come la battaglia per chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni e per chiedere che gli assassini di Giulio Regeni siano individuati e paghino per i loro crimini.