Grazie signora Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, sottosegretario, io credo che questa discussione, che doveva farsi prima, a febbraio, oggi assume un carattere completamente diverso. La condizione imprevista - ahimè - provocata dalla pandemia, ha fatto sì che l'adozione di massa di tecnologie digitali sia stata la chiave di volta, che ha cambiato anche il modo con cui abbiamo fatto le cose. Il digitale, nostro malgrado, è diventato di moda, abbiamo resistito, grazie al digitale, a un lockdown tremendo, evitando forse danni maggiori di quelli che purtroppo ha generato. Prima di tutto, l'utilizzo dello smart working, che fino al 2019 riguardava circa mezzo milione di persone, adesso ce ne sono almeno 8; pensiamo alla didattica a distanza, agli acquisti in rete, agli incontri virtuali tra nonni e nipotini. Più in generale, però, anche il cambiamento nell'organizzazione delle imprese e nella pubblica amministrazione. Allora, il punto che dobbiamo discutere oggi, al di là del sostegno alla rete e alla diffusione della rete, è come può l'Italia prepararsi a un futuro certamente più complicato di quello che immaginavamo qualche mese fa ed è questa la vera domanda, che poniamo nella mozione di oggi: come l'Italia deve attrezzarsi, per rispondere meglio a queste esigenze ormai imprescindibili di digitalizzazione, evitando però il rischio dell'esclusione di una grande parte di popolazione, evitando il controllo da Grande Fratello, che violi la nostra privacy, ma ancora di più evitando i rischi per la sicurezza nazionale e nel post COVID-19 ed i rischi di recessione sono molto alti. Noi dobbiamo pensare agli investimenti pubblici a supporto alle imprese, ma dobbiamo anche risolvere quello che è definito il mismatching tra domanda e offerta di lavoro, già preesistente prima della pandemia, soprattutto rispetto alla formazione e alle competenze digitali. Guardate, questo è uno dei temi fondamentali che emerge anche dagli indicatori europei DESI: tre persone su dieci, in Italia, non utilizzano ancora Internet e più della metà della popolazione non possiede competenze digitali di base. Quindi, il cosiddetto digital divide non è solo un problema di infrastruttura, ma anche di cultura digitale. Però riflettiamo: questi indicatori DESI fotografano una situazione del 2019; vedremo quello che uscirà negli indicatori del 2021, che probabilmente saranno molto diversi, ma proprio questa drammatica, diciamo così, condizione della pandemia ha generato in Europa un cambiamento importante dal punto di vista anche della disponibilità complessiva dell'Europa a supportare i Paesi, ma nello stesso tempo l'Europa raccomanda che il tema delle riforme, soprattutto collegate a nuovi strumenti come il Recovery Fund, debba andare nella direzione dell'investimento nell'istruzione e nelle competenze e nella realizzazione di un'infrastruttura digitale rapida e affidabile, che sia la chiave per garantire i servizi essenziali nel Governo, nell'istruzione e nella sanità. E d'altra parte, se guardiamo il pacchetto digitale europeo, si parla chiaramente di assicurare alla Unione europea una sovranità digitale, intesa come sovranità nell'innovazione tecnologica, capace di ridurre la dipendenza, nella fornitura di tecnologie, da Paesi extra europei e recuperare il ritardo che ancora ci separa da competitor come Stati Uniti e Cina. Il problema non è fare la guerra agli altri, in un mondo sempre più interconnesso e all'interno di un ecosistema digitale internazionale, ma recuperare sostanzialmente il ritardo europeo, non solo italiano. Quindi, dobbiamo fare un salto di qualità nell'impiego di risorse e da questo punto di vista noi dobbiamo sostanzialmente puntare, come dice anche diciamo l'Europa e come afferma il professor Decina, in una recente intervista, il 5G deve rappresentare la chiave di volta del piano che l'Italia deve elaborare per accedere ai fondi che l'Europa metterà a disposizione per la ripresa del post COVID-19, su quattro verticali fondamentali: industria 4.0, sicurezza pubblica, sanità, trasporti e logistica. Non è la prima volta che in questa sede affrontiamo la grande spinta innovativa del 5G come tecnologia abilitante di altre tecnologie innovative, dall'intelligenza artificiale al cloud, all'hedging computing, al machine learning, che combinandosi tra di loro possono produrre, in tempi estremamente rapidi, cambiamenti radicali della nostra realtà. Però, se questa è la situazione, con riferimento alle nostre scelte infrastrutturali, diventa essenziale superare quanto prima le criticità legate alla diffusione delle connessioni in fibra ottica, sia con riferimento alla realizzazione della rete sia con riferimento alla promozione dell'utilizzo della stessa e da questa esigenza nasce la mozione, sottoscritta da tutti i partiti di maggioranza e ringrazio il sottosegretario per diciamo anche le riformulazioni, che accogliamo e che vanno sostanzialmente a sostenere queste iniziative nel settore della comunicazione, proprio per garantire l'efficienza e la sicurezza delle reti. È importante, dunque, tra l'altro, anche per recuperare il ritardo, che non ci siano ricette precostituite, come quelle anche illustrate dal collega Butti precedentemente, ma che si avvii, senza indugio e in tempi strettissimi, un tavolo di lavoro istituzionale, con tutti gli operatori del settore, per condividere - perché noi dobbiamo stare all'oggi, noi dobbiamo avere oggi una rete efficiente, non una rete diciamo immaginaria - per condividere quindi, insieme agli operatori, il perseguimento delle politiche pubbliche nonché piani di investimento e modelli efficaci di integrazione delle diverse reti infrastrutturali, con naturalmente il supporto dell'Autorità delle telecomunicazioni. Voglio, infine, concludere chiedendoci: il mondo dopo il coronavirus sarà diverso? Ognuno di noi può dare risposte diverse, ma credo su un punto saremmo tutti d'accordo: dobbiamo trovare il modo affinché si superi ogni ostacolo perché il diritto di accesso ad Internet sia il nuovo diritto del presente, costituzionale e reale. Cinque anni fa, il nostro compianto Stefano Rodotà chiudeva i lavori della Commissione per i diritti e i doveri relativi a Internet, voluta dall'allora Presidente della Camera, Boldrini, affermando che l'accesso ad Internet è un diritto fondamentale della persona, condizione per il suo pieno sviluppo individuale e sociale. Oggi, quelle che sembravano dichiarazioni di principio lontane dalla nostra realtà quotidiana, sono diventate un presupposto necessario e irrinunciabile di cittadinanza. Per questo, oggi più di ieri abbiamo il dovere di affermare un vero e proprio risorgimento digitale, anche impegnandoci a realizzare le questioni affrontate in queste mozioni, ma soprattutto mettendo internet e il digitale al centro di qualsiasi progetto di sviluppo economico e sociale dei prossimi anni.
Dichiarazione di voto
Data:
Giovedì, 16 Luglio, 2020
Nome:
Enza Bruno Bossio