Discussione generale
Data: 
Lunedì, 20 Luglio, 2020
Nome: 
Maurizio Martina

A.C. 982-A

Grazie, Presidente. Il provvedimento che stiamo discutendo questa mattina in Aula è frutto di un lavoro condiviso in Commissione, a mio giudizio, un lavoro importante, un passo in avanti utile per un comparto fondamentale del nostro Paese, per il comparto agroalimentare, un provvedimento che cerca di delineare alcune novità importanti dal lato della semplificazione burocratica e amministrativa, dal lato di alcuni passaggi che meglio possono supportare i settori strategici del comparto agroalimentare italiano. Costruiamo questa novità dal punto di vista legislativo nel pieno di una fase molto complicata anche per l'agroalimentare italiano, lo facciamo con la consapevolezza che uno dei nodi irrisolti della questione agricola italiana è, certamente, legato al suo rapporto con il complesso sistema delle regole pubbliche e con il complesso sistema delle procedure pubblico-amministrative legate a questo settore. Questo è un nodo storico che, certamente, non viene risolto con un intervento legislativo, ma che noi abbiamo il dovere di tenere sempre nel pieno della discussione, del lavoro, dell'attività legislativa di questo Parlamento, perché è uno dei grandi temi di competitività del sistema agroalimentare italiano.

Io penso che questo provvedimento ci aiuti a fare dei passi in avanti molto importanti. Naturalmente, mi è chiaro che quando si ragiona di semplificazione amministrativa, burocratico-amministrativa in relazione a questo comparto, sono più le cose da fare che non quelle che hai fatto e, anche quando hai finito di portare a compimento un provvedimento che cerca di affrontare alcuni di questi nodi, per serietà, bisogna fermarsi e fare l'elenco delle cose ancora non fatte e non solo celebrare le cose che, invece, abbiamo compiuto, perché, soprattutto in questa fase, proprio il tema strategico di un rapporto più semplificato, più semplice, tra chi vive il comparto agricolo, agroalimentare e il complesso delle regole e dei sistemi pubblici di riferimento verso questo comparto, è un nodo decisivo che, in parte noi, su alcuni fronti importanti cerchiamo di semplificare con questo provvedimento e, in parte, dovremo ancora lavorarci anche dopo questo provvedimento.

Io credo però che il set di interventi che qui sono configurati, dall'estensione delle agevolazioni tributarie oltre i coltivatori diretti, ad alcune novità come quelle riferite ai mutui agevolati per gli under 40 nel rinnovo del parco macchine, alcuni passaggi legati a settori decisivi del modello agricolo italiano - mi riferisco, ad esempio, al rifinanziamento del “fondo cereali”-, alcune semplificazioni, anche di provvedimenti che noi abbiamo costruito insieme nella legislatura passata - penso al testo unico del vino -, alcuni passaggi semplificatori che noi qui proponiamo, i tentativi fatti, ad esempio, per rafforzare il sistema delle garanzie ISMEA dal lato dei contratti di rete, siano tutte novità che credo potranno davvero aprire dei margini di miglioramento importanti nella vita delle aziende agricole italiane in relazione all'apparato del sistema burocratico-amministrativo pubblico e agli enti di supporto.

Penso che si compiano dei passi utili dal lato, ad esempio, delle semplificazioni catastali per quel che riguarda i fabbricati rurali; penso che ci siano delle novità interessanti sul fronte di un settore strategico come quello della pesca. Abbiamo ascoltato anche in Commissione gli orientamenti di alcune forze di opposizione rispetto anche ad alcuni nodi che qui non siamo riusciti ad affrontare fino in fondo, sono nodi delicati. Io penso che tutte le forze dovrebbero, in ogni caso, guardare il lato positivo del lavoro anche di composizione che si è fatto in questo provvedimento al servizio di un settore cruciale, come quello agricolo, agroalimentare, della pesca dell'acquacoltura italiana.

Tra concorrere a un miglioramento delle condizioni di vita di queste imprese e evidenziare i lati mancanti di questo provvedimento, io inviterei tutti, soprattutto in questo momento, a guardare invece al primo fronte, che è frutto obiettivamente di un lavoro fatto in Commissione che, fino all'ultimo, è stato oggettivamente un lavoro, devo dire, molto condiviso e in ogni caso molto unitario, nel rispetto delle posizioni di tutti. Nel lavoro della Commissione, storicamente mi viene da dire, anche nella passata legislatura, abbiamo sempre cercato davvero di fare un percorso, nel pieno rispetto delle posizioni di tutti, fortemente unitario. Io non vorrei che si smarrisse in questo passaggio, perché penso che, a maggior ragione adesso, le aziende agricole italiane, gli agricoltori, gli allevatori, i pescatori italiani abbiano bisogno del massimo della coesione delle forze anche in Parlamento attorno a provvedimenti come questi. Lo facciamo in un momento in cui stiamo anche aspettando di capire come evolverà la politica agricola europea, a proposito di quel che si sta discutendo in queste ore al Consiglio europeo, a proposito del bilancio pluriennale dell'Unione di qui ai prossimi anni, a proposito delle grandi scelte strategiche che l'Europa è chiamata a fare e che hanno a che vedere con il destino di un comparto strategico come questo, anche in relazione al cambiamento del modello di sviluppo del Paese a proposito di sostenibilità, di green economy e di tutto quello che noi, spesso, anche in quest'Aula, togliamo quando ci rendiamo conto della necessità non più rinviabile di allineare sostenibilità e competitività, una nuova idea di sviluppo per questo Paese che parta da alcuni giacimenti formidabili di energie, segnatamente quelli agricoli, agroalimentari, agroambientali del nostro Paese.

Io penso che noi abbiamo bisogno di condividere questo sforzo, di sostenerlo, di farlo con la consapevolezza che è un passo, è un passo utile di una strategia giusta, che va assolutamente inquadrata dentro un orizzonte anche di medio periodo come quello che tutti noi qui dobbiamo avere in testa, se pensiamo anche alle nuove politiche pubbliche a sostegno del Paese e degli attori fondamentali del Paese, le imprese, i territori, dopo il COVID-19, dopo la pandemia, dopo l'emergenza che abbiamo vissuto in queste settimane.

Lo dico con la consapevolezza che attorno alle questioni agricole e agroalimentari di ogni Paese si gioca una partita decisiva anche della sovranità stessa di quel Paese. Lo vediamo anche in queste giornate a proposito dei rischi che, ad esempio, noi stiamo ancora correndo di un inasprimento dei conflitti commerciali tra le due sponde dell'Atlantico a proposito di modelli di sviluppo anche delle relazioni commerciali che hanno a che vedere con il destino delle nostre imprese agricole e agroalimentari. Quando rischia di prevalere l'idea della divisione, della rottura, del dazio, della dogana, dell'idea, appunto, che lo spazio commerciale condiviso e cooperativo si restringe, il destino di tante nostre imprese, il destino di tanti nostri territori, quelli che noi chiamiamo i territori periferici, di frontiera, le aree interne, rischia di essere segnato da un'evoluzione preoccupante.

Noi, invece, abbiamo bisogno di costruire una nuova idea di cooperazione tra mercati aperti e abbiamo bisogno che il nostro Paese enfatizzi le sue peculiarità agricole e agroalimentari non nella logica di una differenziazione che si fa a distanza dal resto delle grandi reti dei mercati aperti, ma nella logica di un patriottismo anche agroalimentare che, invece, è relazione con gli altri. Quindi, io prendo anche questa occasione per dire che ogni provvedimento che noi faremo, dal Parlamento o dal Governo, a sostegno delle imprese agricole e agroalimentari italiane deve essere segnato, oggi più che mai, da questa consapevolezza. Noi abbiamo bisogno di enfatizzare le caratteristiche particolari dall'esperienza agricola e agroalimentare italiana dentro un'idea di mercati aperti, dove il campo di gioco è il mondo e dove si combatte anche una visione, che invece rischia, ahimè, di venire avanti, di rottura dei mercati, di contrapposizione tra le produzioni, di incapacità di riconoscere, ad esempio, la peculiarità delle produzioni di qualità della nostra esperienza. Noi siamo ancora dentro a un passaggio dove non è scontato che alcune caratteristiche che hanno fatto la storia e la forza del nostro settore agroalimentare possano prevalere anche in futuro.

Come dicevo prima, molto dipenderà dal destino della politica agricola comune. Io penso che occorra dire, oggi più che mai, che nessuna politica nazionale basta a se stessa dentro a questa sfida e questo vale per noi come per gli olandesi, tanto per essere chiari. Penso che abbiamo bisogno di essere consapevoli che per dare fiato, ossigeno e respiro alle tantissime energie che abbiamo in questo settore - e qui il riferimento è, naturalmente, alle giovani generazioni, che stanno facendo agricoltura e agroalimentare nel nostro Paese con una capacità di innovazione straordinaria che altri si sognano - e per sostenere queste forze vive del Paese abbiamo bisogno, appunto, di un nuovo modello che accompagni queste energie e questo provvedimento in parte apre delle prospettive utili, perché cerca di fare e di compiere delle scelte che vanno nel senso giusto. Ecco perché lo sosteniamo con convinzione, nella consapevolezza che sia, come dicevo in apertura, un passo di un disegno che il nostro Paese si deve dare, un passo di un disegno strategico che il nostro Paese deve avere soprattutto oggi, soprattutto oggi che i fattori di competitività, anche di un settore come questo, stanno cambiando con l'evolvere del grande cambiamento post COVID-19 che noi stiamo misurando ovunque. È interessante notare - ed è l'ultima riflessione che faccio -, è interessante, per noi, per me, notare che nella riorganizzazione delle catene del valore, che, naturalmente, dopo quello che è accaduto saranno chiamate a una ristrutturazione organizzativa probabilmente più nel verso di accorciarsi e di rendersi anche territorialmente e geograficamente più limitate, è interessante notare, dicevo, come una delle prospettive di senso più significative che noi abbiamo per le mani è quella proprio di continuare a lavorare perché i fattori di distintività, ad esempio nel lavoro che abbiamo fatto in questi anni, nell'identificazione dell'origine della materia prima direttamente al cittadino consumatore con etichette trasparenti e percorsi chiari di riferimento ai cittadini, quell'elemento sta diventando sempre di più una delle vere leve che consentono a tante imprese di tornare a produrre qui e di non farlo altrove. C'è questa interessantissima ricerca, fatta in sede europea proprio poche settimane fa, che individua tra le ragioni fondamentali del ritorno in patria di tante imprese proprio questo elemento di competitività come una delle cause che portano, per fortuna, tante aziende a tornare a produrre in sede europea e in sede italiana piuttosto che altrove. Ecco io penso che quando noi abbiamo di fronte dati del genere abbiamo di fronte una possibilità, una possibilità che è quella di provare a costruire una nuova fase dove l'idea dei mercati aperti si può associare a un'idea di radicamento dell'esperienza agricola e agroalimentare italiana giocata su fattori di competitività legati proprio alle specificità dei nostri territori e alle nostre qualità.

Questo provvedimento, nel set di semplificazioni che propone, aiuta questo lavoro, deve aiutare questo lavoro. Io penso che una parte dei contenuti di questo provvedimento vanno nel senso giusto proprio perché se collego il particolare della norma al disegno strategico trovo un indirizzo giusto. Ecco perché lo sostengo. Poi - l'ho detto in partenza e per onestà intellettuale lo ribadisco - sono consapevole che la battaglia per la semplificazione in agricoltura non finisce qui e che questo è certo un passo, ma tra il fare questo passo e non farlo scelgo, senza ombra di dubbio, di compierlo, perché mi pare che sia questo l'indirizzo che le imprese agricole e il comparto agroalimentare italiano aspettano da tempo.