A.C. 2648
Le confesso che intervenire dopo l'onorevole Sisto mi dà modo di esprimere tutta la mia ammirazione per la determinazione con la quale ha condotto la sua disamina dei caratteri di questo provvedimento. Mi dispiace molto dover fare notare che la discussione politica degli ultimi 25 anni offre numerosissimi spunti per denunciare un rischio dell'involuzione democratica del nostro Paese e che, però, il decreto all'esame di questa Camera purtroppo non sia tra questi. Cioè, se noi provassimo per un secondo a ritornare al merito della discussione che stiamo affrontando, ci accorgeremmo che stiamo parlando di un provvedimento di semplificazioni in materia di contratti pubblici ed edilizia, semplificazioni procedimentali di responsabilità, misure di semplificazione per il sostegno e la diffusione dell'amministrazione digitale, semplificazioni in materia di attività di impresa, ambiente e green economy; un po' poco per gridare al rischio di uno Stato di polizia, a maggior ragione alla luce degli altri interventi che mi hanno preceduto, nei quali c'è stato modo di evidenziare il fatto che questo provvedimento arrivi in questa Camera dopo un processo di esame al Senato, all'interno del quale è stato emendato e, dentro questo processo, è stato emendato anche con il contributo di importanti forze dell'opposizione. C'è, però, una cosa che è indubbiamente vera, cioè che questo provvedimento sia un provvedimento a tempo; vorrei aggiungere un provvedimento inevitabilmente a tempo, perché si inserisce in un percorso che probabilmente e auspicabilmente si concluderà con la discussione del cosiddetto “decreto agosto”, che è iniziato con l'emergenza COVID e di cui questo provvedimento è in qualche modo un complemento, perché, nel semplificare pratiche e procedure, prova a evitare il rischio di un congelamento ulteriore del Paese e della sua amministrazione.
Così come è vero che questo provvedimento è un provvedimento che intercetta, interviene in ambito multisettoriale, pur mantenendo una sostanziale finalità unitaria, anche se inevitabilmente dispersa nei mille rivoli delle numerose leggi e dei numerosi provvedimenti precedenti sui quali interviene. Diciamoci, però, la verità fino in fondo: dentro una logica che inevitabilmente è segnata dall'emergenza, probabilmente non c'era un altro modo per intervenire salvo accettare l'idea che il Paese potesse rimanere congelato e fermo fino alla fine dell'emergenza, in un momento che già è estremamente difficile non solo per le famiglie italiane ma per numerosi operatori economici e per l'insieme della nostra pubblica amministrazione (pubblica amministrazione che, lo vorrei ricordare, è già abbondantemente depauperata di risorse umane a causa di un ventennio sostanzialmente di blocco del turnover). Il provvedimento consente di intervenire in ambiti nei quali è più forte la richiesta di ricorrere a procedure semplificate e di accelerare la velocità con cui la nostra pubblica amministrazione risponde alle domande degli operatori economici e a volte anche dei semplici cittadini. In questo tentativo tante cose si possono obiettare ma, di certo, non che il provvedimento pecchi di disomogeneità. Vorrei richiamare, a questo proposito, la sentenza n. 244 del 2016 della Corte costituzionale rispetto a un contenzioso aperto su un provvedimento molto simile tra la regione Veneto e lo Stato, nel quale la Corte Costituzionale scrive: “le molteplici disposizioni, ancorché eterogenee dal punto di vista materiale, presentano una sostanziale omogeneità di scopo essendo tutte preordinate all'unitario obiettivo di accelerare e semplificare la realizzazione e la conclusione di opere infrastrutturali strategiche. Il decreto-legge in esame, dunque, ancorché articolato e differenziato al proprio interno, appare fornito di una sua intrinseca coerenza”. Questo è il caso anche del provvedimento che noi stiamo esaminando quest'oggi e sul quale, certo, pesa la posizione della questione di fiducia, ma pesa in conseguenza di una condizione più generale del nostro Paese e del nostro Parlamento; una condizione che, almeno per quello che riguarda la mia parte politica, ci eravamo proposti di affrontare anche nella scorsa legislatura ma che, ad oggi, non ha ancora trovato una soluzione. Dubito che la troveremo nella legislatura in corso, ma è un tema aperto più per le sue cause che per le sue conseguenze.
Dunque, Presidente, nell'esprimere l'opinione e il parere favorevole del mio gruppo parlamentare rispetto al provvedimento in esame, vorrei semplicemente provare a richiamare in breve il principio di realtà e di aderenza alla sostanza della discussione che stiamo affrontando. Non sono mancate e non mancheranno le occasioni per evocare, purtroppo, un problema legato alla qualità della nostra democrazia e al funzionamento delle nostre istituzioni parlamentari. Mi si consenta di dire che non è il caso assolutamente del provvedimento in esame e che il fatto di avere disposto un provvedimento che è esplicitamente a tempo, anziché essere ragione di preoccupazione e di allarme per un eccesso di instabilità e incertezza del nostro diritto, dovrebbe essere un elemento di rassicurazione rispetto al fatto che, allo scadere dei termini previsti dal provvedimento, sarà compito di questo Parlamento e di questo Governo provvedere a disporre riforme più strutturali e più organiche, anche in coerenza con il lavoro che dovremo fare nel corso dei prossimi mesi per approntare le misure che ci consentano di utilizzare le risorse previste dal Recovery Fund e che sono in questo momento al centro della riflessione del lavoro e del Governo.