Presidente, gentile Ministra, prendo atto delle indicazioni che lei ha dato e conto sulla correttezza del lavoro svolto in questi mesi dal suo Dicastero; così come sull'impegno che le scuole, tutte le scuole hanno assicurato per poter affrontare la riapertura, che, lo ricordo, è già avvenuta.
Il mio intervento non è rivolto soltanto a lei, Ministra: conosciamo tutti le difficoltà che comporta fare il Ministro dell'istruzione in un momento così complicato per la vita del Paese. Occorrono competenza, prestigio personale, dedizione, empatia. Il mio intervento, per conto del Partito Democratico e di quanto sulla scuola è stato fatto negli anni passati, è rivolto soprattutto ai genitori. È per loro che voglio ricordare un dato importante: nel momento in cui abbiamo deciso di garantire insieme il diritto allo studio e il diritto alla salute abbiamo anche messo in conto, tutti noi, la complessità di portare avanti una sfida di questa portata. È del tutto evidente che il tema della riapertura non riguarda solo il nostro Paese: le chiusure hanno coinvolto quasi un miliardo e mezzo di studenti in più di 190 Paesi, e laddove le scuole sono tornate a operare attraverso la didattica in presenza sappiamo che si sono verificati vari casi di contagio che hanno costretto a quarantene e chiusure. Solo nel nostro Paese, però, le due esigenze, il diritto allo studio e quello della salute, sono state messe sullo stesso piano con identica forza, proprio per i valori in cui noi ci riconosciamo; riprendendo il tema che per il Partito Democratico è centrale da sempre, e che ha visto nella legislatura precedente un investimento fortissimo sulla scuola, Ministro, decuplicando i fondi per l'edilizia scolastica, affrontando e invertendo gli investimenti sugli organici e sui docenti e sui dirigenti e sull'autonomia della scuola e sul rapporto virtuoso coi territori.
Oggi sono comunque problemi per tutti, quelli delle riaperture, che rappresentano elementi di profonda complessità, e sarebbe presuntuoso e incauto non tenerne conto. Una complessità che, rammento ancora una volta a ognuno di noi, comporta problemi logistici, problemi di organico, problemi di mobilità, che via via sono stati affrontati e in parte risolti, in parte rimangono ancora aperti e chiedono flessibilità e rigore insieme, ma che in questa fase, oggi difficile, è stato giocoforza affrontare con gli strumenti che avevamo a disposizione. Le criticità storiche del sistema, a cui si era cominciato a mettere mano, si sono sommate ai problemi legati alle precauzioni di sicurezza anti-COVID-19.
Dobbiamo ricordare sempre quanto sia importante nel nostro Paese parlare di autonomia responsabile delle scuole in vista delle riaperture, perché oggi, nella scuola della convivenza con il COVID-19, diventa imperativo mettere in campo una riflessione organizzativa e didattica in grado di non disperdere quanto le scuole sono riuscite a realizzare, e coinvolgere i diversi attori che operano in un rinnovato patto di corresponsabilità educativa. Non mi soffermo sugli interventi già illustrati in maniera molto ampia: esiste tuttavia un evidente problema legato al reclutamento degli insegnanti, che è un problema strutturale affrontato già nella scorsa legislatura come ultima tappa ineludibile della “buona scuola”, e purtroppo immediatamente cancellato dal ministro leghista della pubblica istruzione che l'ha preceduta.
Quella era una buona riforma: creare ordine e assicurare un sistema uniforme di reclutamento è un'esigenza indifferibile per questo Paese, che ha bisogno di riscrivere le regole di accesso al ruolo. Tutti elementi con cui la nostra scuola si è già confrontata, e che oggi si sono inevitabilmente, fatalmente aggravati. Solo tenendo conto di questo potremo affrontare e valutare la riapertura delle nostre scuole col necessario senso della misura, perché si tratta in tutta evidenza di un impegno che richiede un patto tra istituzioni locali e nazionali, tra famiglie e scuole: il contrario di ciò che sta avvenendo proprio in questi giorni.
Questioni importanti rimangono aperte: bisogna evidentemente tutelare i cosiddetti insegnanti fragili, docenti che presentano specifiche patologie, gli immunodepressi o coloro che stanno praticando terapie salvavita. Occorre però fare attenzione, perché la tutela dei più deboli non si perda in un numero generalizzato di richieste, e tutelare i più fragili significa anche poterli individuare con certezza.
Una seconda questione riguarda gli alunni con disabilità e i bisogni educativi speciali: parliamo degli alunni e studenti che più degli altri hanno risentito del lockdown. È indispensabile porre attenzione a che il percorso di ogni singolo alunno, puntando su una didattica inclusiva che valga per ogni scuola e ogni classe, possa essere sostenuto; così come dobbiamo garantire uniformità di test sierologici per tutti gli insegnanti nell'intero Paese, superando le difformità di gestione legate alle diverse realtà regionali.
Questa riapertura, Ministro, è carica di aspettative e di drammatizzazione: le preoccupazioni ci sono, le ansie vanno riconosciute e rispettate, ma sta a noi decidere quale dev'essere il futuro della scuola. La scuola è diventata soprattutto terreno di scontro, eppure parliamo della più importante infrastruttura sociale ed educativa per ogni Paese, di uno straordinario e indispensabile bene comune. Questo significa riparlare della qualità della scuola, dei contenuti, della necessità di aggiornare competenze e apprendimenti, dell'urgenza di avviare un nuovo sistema di formazione e di reclutamento del corpo docente, della definizione di misure che rafforzino il sistema di collegamento tra istruzione e mondo del lavoro. Occorre tornare a discutere del futuro della scuola come comunità educante e come agenzia formativa. Noi, Ministra, saremo accanto al Ministero, ma chiediamo che il Ministero sia accanto alle diverse realtà locali e ai diversi territori.
Le ingenti risorse messe a disposizione grazie al Recovery Fund serviranno se avremo idee chiare sulla direzione da prendere e sulle scelte da fare. I tre settori, scuola, istruzione e cultura, che hanno avuto un ruolo fondamentale nel corso del Novecento, oggi si trovano ad avere grandi difficoltà, perché la crisi in cui viviamo si inserisce in una profonda trasformazione economico-sociale, segnata dal digitale e dalla globalizzazione. Abbiamo bisogno di nuove competenze, perché è la scuola che forma i cittadini. Le scuole rappresentano il futuro delle nuove generazioni: per gestire il futuro il Partito Democratico chiede un forte investimento su scuola e giovani, non esiste altra strada. Così come non esiste altra strada, per accompagnare la riapertura della scuola, che assicurare tutti, ogni schieramento politico presente in questo Parlamento, il proprio sostegno e il proprio aiuto a questo obiettivo.