Trentacinque anni fa la camorra uccideva a Napoli un giovane giornalista precario di 26 anni, Giancarlo Siani, lavorava a Il Mattino. Un assassinio mirato per far tacere una voce libera e coraggiosa che aveva aperto squarci di luce e di verità sul rapporto criminale tra politica e camorra nella Campania del dopo terremoto. Grazie a magistrati con la schiena diritta, a tante associazioni, all'informazione, mandanti ed esecutori sono stati assicurati alla giustizia, ma, a distanza di 35 anni, sono ancora pesanti, e non solo in quelle terre, il peso e il pericolo di penetrazione della criminalità organizzata nella finanza, nell'economia, nei settori più colpiti dalla pandemia. Per questo allora ricordiamo Giancarlo Siani, come lo ricorda con coerenza, dolcezza e coraggio ogni giorno, ogni anno il fratello Paolo (Applausi), che ci onoriamo di avere come collega in Parlamento, deputato del gruppo del PD, e come lo ha ricordato con importanti parole anche il Presidente Mattarella. Combattere la criminalità significa dare risposta a grandi questioni sociali, significa educare alla legalità, al rispetto delle regole, ma significa difendere anche il giornalismo d'inchiesta e la libertà di informazione. Per questo - e chiudo - è giusto dedicare, come ha scritto oggi Paolo Siani su Il Mattino, questo impegno civile a quei ragazzi che vogliono fare i giornalisti in territori difficili e a tutti quei giornalisti che, benché minacciati dalle mafie, continuano a fare il loro lavoro, a informarci per la nostra libertà, proprio come faceva Giancarlo Siani, che per questo venne ucciso e che per questo non dimentichiamo
Data:
Mercoledì, 23 Settembre, 2020
Nome:
Walter Verini