Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, sottosegretaria, abbiamo alle nostre spalle mesi incredibilmente complessi e inediti per il nostro Paese: mesi di dolore, mesi di sacrificio, mesi di reazione e di ripartenza; mesi che abbiamo affrontato con il rigore e la tempestività delle scelte e con la straordinaria resilienza degli italiani. Solo questa alleanza non dichiarata, anch'essa forse inedita in tempi spesso raccontati come quelli del distacco, della diffidenza nel rapporto fra cittadini e istituzioni, è stata decisiva nel contenere quanto più possibile la potenza di un virus che ha comunque mutato ogni aspetto della vita personale e comunitaria di ognuno di noi, chiedendoci di cambiare abitudini, di sacrificare pezzi rilevanti della libertà in nome di una responsabilità comune da esercitare come singoli e tutti insieme.
Poi abbiamo via via riassaporato, pur dentro questa responsabilità, il recupero di alcune normalità, recuperando una dimensione di relazione con gli altri che ci era terribilmente mancata nei mesi del lockdown, mentre osservavamo gli esiti del rigore collettivo messo in atto fin lì: il numero delle persone positive al virus che calava, le terapie intensive che si svuotavano, il tragico bollettino delle vittime che diminuiva. Sapevamo e sappiamo che la sfida del COVID-19 non era e non è ancora vinta, sapevamo e sappiamo che solo la ricerca prima, e la produzione su larga scala di un vaccino e una capacità di copertura vaccinale progressivamente universalistica, insieme ad una sempre più efficace strategia terapeutica, ci libereranno da questa prova difficilissima; e ci riempie di orgoglio sapere l'Italia, le sue eccellenze in campo scientifico, biomedico, in prima fila nella ricerca di questa soluzione definitiva. Ma sapevamo e sappiamo di dover ancora per diversi mesi convivere con il virus, sapevamo e sappiamo di dover affrontare con l'arrivo dell'autunno una seconda ondata, non meno complessa, pur in un quadro di conoscenze e di esperienza sicuramente mutato in meglio. E sappiamo di dover affrontare questa nuova stagione di resistenza al virus preservando quanto più possibile quelle normalità nuove, riacquisite; sappiamo di dover fare ogni sforzo per evitare la ripresa di una dinamica esponenziale di contagio del virus; sappiamo di dover fare ogni sforzo per evitare di dover ricorrere agli strumenti, e quindi ai sacrifici estremi che si sono resi necessari a marzo.
Sappiamo, e deve essere per noi un'ossessione quotidiana, di dover preservare la continuità della scuola, accompagnarne una complessa ripresa piena di incognite, ma necessariamente ad ogni costo da tutelare, garantendo quella continuità educativa prevalentemente in presenza che è condizione irrinunciabile. Per farlo abbiamo bisogno di rinnovare quell'alleanza fra scelte rigorose delle istituzioni e responsabilità dei cittadini, abbiamo la necessità di dare continuità ad una strategia la cui efficacia ci viene riconosciuta come un esempio dall'Organizzazione mondiale della sanità, e che oggi è fonte di ispirazione per tutti gli altri Paesi, anche quelli che per troppo tempo hanno sottovalutato, ridimensionato, talvolta finanche negato la portata di questa sfida. Abbiamo, avremo bisogno di farlo riconoscendoci come Paese in questa battaglia, ritrovando le ragioni di un'unità nazionale anche fra le forze politiche democraticamente contrapposte e alternative in questo Parlamento, facendo prevalere patriotticamente le ragioni di un'immane sfida comune a quelle pur legittime della distinzione di parte.
Ancor più in questa fase delicatissima, difatti, i dati epidemiologici evidenziano, da ormai molte settimane, un nuovo progressivo peggioramento dell'epidemia, l'avvio di una recrudescenza attesa e, però, non per questo meno insidiosa, che ha già comportato anche un progressivo aumento del carico dei servizi sanitari del nostro Paese. Ancor più serio e preoccupante è poi il quadro epidemiologico, con un andamento significativamente peggiorativo negli altri Paesi europei e internazionali, un quadro che ha messo in evidenza, oltre ogni ragionevole dubbio, che pur vi è stato da parte di qualcuno, anche oggi, lungo questi mesi, in cui talvolta si è guardato in modo un po' miope e poco prospettico all'evoluzione dei dati epidemiologici, un quadro che ha messo in evidenza, oltre ogni ragionevole dubbio, che lo stato di emergenza non è concluso nei fatti. È, quindi, giusto e opportuno reiterarlo per altri mesi, consentendo, anche nell'alveo della dinamica democratica, una rapidità e tempestività di scelte anche preventive, che – ripeto - si è già dimostrata decisiva nel recente passato. È infatti dimostrato come con il COVID non sia possibile agire in modo proporzionale e contingente, rispetto ai numeri in essere in quel preciso momento. Quando vi sono fenomeni esponenziali, devi intervenire con scelte rigorose e preventive il prima possibile, per evitare che la dinamica esponenziale faccia il suo corso e, dopo, sia molto, molto più difficile intervenire.
È evidente dunque, che in tale contesto generale, un eventuale allentamento delle misure, un cedimento alla richiesta per certi versi comprensibile di consentire eventi e iniziative, che comportino aggregazioni in luoghi pubblici e privati, renderebbe concreto ed immediato il rischio di un rapido peggioramento epidemico. Conseguentemente, è evidente che la regolazione dei diversi ambiti della vita familiare, sociale, lavorativa ed economica del Paese deve informarsi ai criteri di massima prudenza e prevenzione, deve vedere un sempre più forte ed efficace coordinamento tra Esecutivo, Parlamento, regioni ed autonomie locali e una capacità di adattamento delle scelte, di rapidità decisionale e di flessibilità della risposta al mutare delle situazioni. Certo, flessibilità vuol dire anche l'assunzione di una responsabilità politica piena, non delegabile a nessun organismo tecnico o consulenziale, nel costruire la massima compatibilità possibile fra queste scelte di rigore e precauzione con la continuità delle attività economiche, lavorative e sociali, perché non sfugge a nessuno la complessità economica e lavorativa, che deriva e può ancora più derivare da questa crisi sanitaria. È necessario ribadire gli strumenti di sostegno e di tutela, che hanno consentito fin qui di tutelare quanto più possibile il lavoro e l'economia reale, con strumenti di protezione sociale efficaci, perché questa crisi sanitaria non traguardi pericolosamente in una crisi economica e sociale senza precedenti. Ed è necessario che le scelte adottate, pur - lo ripeto - senza cedere nulla al necessario rigore, siano anche espressione di un dialogo e quanto più possibile di una condivisione con le forme di rappresentanza economica e sociale del nostro Paese. In questo quadro - lo ribadisco – è necessario proseguire e intensificare la strategia già adottata. Quindi, è giusto e necessario limitare i movimenti di persone da luoghi ad alta prevalenza nel contesto europeo internazionale a luoghi a più bassa prevalenza, come è ancora oggi il nostro Paese. È quindi giusto e necessario l'uso delle mascherine in luoghi ad alta densità di persone, anche all'esterno, in modo uniforme, su tutto il territorio nazionale. È giusto e necessario proseguire e ancor più rafforzare l'attività diagnostica, attraverso un alto numero di tamponi e, contestualmente, proseguire e rafforzare l'attività di contact tracing, per cercare attivamente di isolare tutti i contatti dei positivi e prevenire o limitare il sorgere di focolai. In questo si ribadisce la necessità, già evidenziata in altre occasioni, di rafforzare le dotazioni organiche e, quindi, le capacità operative dei dipartimenti di sanità pubblica, chiamati in questi mesi ad un lavoro straordinario, non sostenibile sul medio periodo nella rapidità necessaria (sono infatti oggetto di importanti investimenti). Ed è necessario una particolare attenzione agli strumenti di protezione rafforzata dei cittadini più anziani e, in generale, delle persone più esposte al rischio COVID (in particolare penso alle CRA). È necessario e giusto, ancora, un monitoraggio sistematico tramite test sierologici, dei numeri reali degli infettati sul territorio, per costruire curve epidemiche reali, che forniscano una reale possibilità predittiva. Ed è giusto e necessario un attento monitoraggio, in termini di controllo ma anche in termini di consulenza, per garantire un'efficace prevenzione della sicurezza dei luoghi di lavoro, che, come era prevedibile con il riavvio dell'attività, possono essere - e sono già in alcuni casi - sede di cluster epidemici pericolosi.
É anche e non meno importante la garanzia di condizioni di salubrità e sicurezza sui mezzi di trasporto pubblico, così decisivi nel recupero di quella quotidianità a lungo attesa, ma anche essi potenzialmente fonte di rischio. Ed è necessario, in conclusione, Presidente - e lo ribadisco finendo da dove avevo iniziato - una straordinaria attenzione, uno straordinario impegno per la scuola, i servizi educativi e la formazione universitaria. L'introduzione annunciata dei test rapidi e, più in generale, la possibilità di screening di popolazione scolastica rappresentano utili strumenti di questa sfida, davvero decisiva come nessun'altra, per fare davvero ripartire il Paese.
Trovando conforto rispetto a questi temi nelle parole che ha espresso questa mattina il Ministro e trovando un'efficace sintesi nella risoluzione di maggioranza, annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (