Discussione generale
Data: 
Martedì, 13 Ottobre, 2020
Nome: 
Pietro Navarra

Doc. XVI, n. 4

Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, nell'ambito del Next Generation EU il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta per quantità e qualità il più importante strumento per favorire la ripresa dopo la notte del Coronavirus. Nella definizione degli obiettivi e delle linee di intervento e di riforma contenute nella relazione siamo partiti dalla considerazione che il programma Next Generation EU è rivolto appunto alle generazioni future, ma nella consapevolezza che le generazioni future non siano costrette a pagare i debiti che il Paese sta contraendo adesso per proteggere e sostenere il sistema economico colpito gravemente dalla pandemia. Con questa prospettiva la proposta della Commissione bilancio ha messo al centro la crescita, una crescita inclusiva che punta all'ammodernamento delle infrastrutture, all'innovazione e alla transizione ecologica e digitale, e che vede nell'uomo, con i massicci investimenti in istruzione e sanità, il motore principale dello sviluppo economico e sociale di una comunità.

La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza approvata dal Governo qualche giorno fa, ci informa che il debito del 2020 dovrebbe fermarsi al di sotto del 158 per cento del PIL. Nello stesso documento si legge una traiettoria calante del debito basata sull'aspettativa di una crescita reale e nominale molto significativa, che a partire dal 2021 continua sostenuta negli anni seguenti. E se nel 2021 possiamo aspettarci un rimbalzo automatico, negli anni successivi sarà necessario garantire un rendimento molto alto della spesa pubblica tale da segnare una netta inversione di rotta rispetto al passato. È proprio in questa logica che una parte significativa della relazione è stata riservata al Mezzogiorno, dove l'obiettivo della crescita è accompagnato a quello della riduzione dei divari territoriali. Si tratta di obiettivi, questi, che sarebbe errato contrapporre l'uno con l'altro poiché si rafforzano a vicenda. La Svimez calcola che per ogni euro di investimento nei territori del Mezzogiorno si genera 1,3 euro di valore aggiunto per l'intero Paese, del quale il 25 per cento ricade nel Centro Nord.

Le simulazioni della Svimez in cui sono messi a confronto scenari alternativi di ripartizione di spesa tra le diverse aree del Paese non solo suggeriscono un più alto moltiplicatore per ogni euro investito nel Mezzogiorno, ma indicano effetti più marcati anche in termini di crescita della produttività del lavoro nel lungo periodo. Del tutto analoghe sono le simulazioni effettuate dall'Ufficio studi della Banca d'Italia. Inoltre da un'indagine sulla relazione tra dotazione infrastrutturale e disuguaglianza svolta recentemente da Deloitte risulta che province più ricche di infrastrutture sono caratterizzate da una più equa distribuzione del reddito; pertanto l'impatto marginale di un miglioramento infrastrutturale sarà proporzionalmente maggiore per gli strati meno abbienti della popolazione. Un Paese più coeso, quindi, è anche un Paese meno diseguale e più dinamico; è proprio in quest'ottica che suggeriamo di distribuire le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza all'interno del nostro Paese tenendo in debito conto quegli stessi criteri di riparto che hanno determinato l'attribuzione dei finanziamenti a favore dell'Italia.

Nel dispositivo del PNRR che ripartisce i sussidi tra i diversi Paesi europei il mero parametro di proporzionalità della popolazione è stato infatti corretto inserendo i criteri che descrivono il ritardo di crescita e le difficoltà occupazionali, destinando così al Mezzogiorno risorse anche superiori a quelle previste dal rispetto della clausola del 34 per cento.

Non ho il tempo di passare in rassegna gli interventi specifici contenuti nella relazione, ma vorrei segnalarne due che reputo tra i più significativi. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta un'occasione unica per disegnare un nuovo percorso di perequazione territoriale che consenta il superamento del criterio della spesa storica, garantendo servizi pubblici adeguati anche nelle aree più disagiate. Sotto tale profilo le nuove risorse europee potranno essere impiegate per attuare finalmente la complessa procedura di definizione dei livelli essenziali delle prestazioni afferenti ai diritti civili e sociali in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale.

In tema di perequazione infrastrutturale grande importanza assumono le infrastrutture per la mobilità. L'obiettivo prioritario è quello di promuovere un piano di investimenti nel trasporto stradale, ferroviario, portuale e aeroportuale rendendo il Sud e le isole la porta principale di accesso dell'Europa dal e al Mediterraneo, promuovendo un piano dei trasporti per un'Italia ad alta velocità ferroviaria, tutta connessa nell'asse nord-sud ed est-ovest e con le isole, garantendo un'infrastruttura di collegamento stabile e veloce nello Stretto di Messina. Il programma Next Generation EU sarà nell'immediato futuro la sfida più importante per il nostro Paese e per l'intera Europa.

Si tratta di risorse straordinarie che non devono essere utilizzate per gestire l'ordinario, ma per porre le basi di un'Italia migliore che guarda ai prossimi trent'anni. Abbiamo bisogno del contributo di tutti e per questo il Parlamento dovrà giocare un ruolo centrale di indirizzo, monitoraggio e controllo delle scelte del Governo. Con questa prima relazione abbiamo cominciato a farlo.