Discussione generale
Data: 
Martedì, 24 Novembre, 2020
Nome: 
Lia Quartapelle Procopio

Doc. XXII, n. 45

Presidente, nel commentare e nell'intervenire sulla richiesta di proroga della Commissione per la verità e la giustizia sulla morte di Giulio Regeni, non c'è bisogno di usare la retorica: i fatti, infatti, parlano da soli, fatti che riguardano il rapimento, le torture, l'omicidio deliberato del ricercatore italiano ucciso in Egitto nel 2016, in una data compresa tra il 31 gennaio e il 2, anzi il 3 febbraio di quell'anno.

I fatti sono noti perché li ha resi noti il lavoro certosino, implacabile, estremamente serio della procura di Roma. I fatti sono noti, per quanto possibile, ma stiamo ancora cercando la verità, perché quei fatti meritano un processo. Sappiamo che la procura a breve giungerà al termine delle indagini e quindi il processo inizierà, ma siamo ancora in attesa di avere una vera collaborazione egiziana per arrivare alla verità e alla giustizia.

L'Egitto in questi mesi, in questi lunghi anni si è limitato a una collaborazione di facciata, in realtà ostacolando, attivamente depistando le indagini, sottraendo materiale importante per arrivare alla verità. È per questo che continua a servire una Commissione per la verità e la giustizia sull'uccisione di Giulio Regeni. Abbiamo bisogno di una Commissione parlamentare come simbolo e come ultimo tassello della collaborazione tra istituzioni. I tanti elementi che comporranno la verità che verrà esposta durante il processo sono il frutto del lungo lavoro investigativo supportato da tutti gli apparati dello Stato italiano. La collaborazione tra istituzioni è quella che ha permesso alla procura di Roma di arrivare fin qui e il Parlamento ha voluto fare la sua parte, istituendo la Commissione per la verità su Giulio Regeni.

La Commissione serve anche per rappresentare la richiesta che ci arriva da tantissimi cittadini in tutta Italia, simboleggiata da quegli striscioni gialli appesi su tanti municipi, su tante istituzioni a livello locale. È una richiesta popolare, anche qui, di verità e giustizia, per un figlio d'Italia.

La Commissione serve infine per valutare quali altri livelli politici possono essere messi in campo, per favorire la più piena collaborazione egiziana, per ricostruire quello che è successo in quei giorni del gennaio e del febbraio 2016. La Commissione serve ed è servita in queste settimane e in questi mesi di lavoro per capire come intervenire nei confronti dell'Egitto, ancora una volta per avvicinarci alla verità.

La Commissione, lo diceva la collega De Carlo, ha svolto un lungo lavoro in queste settimane e in questi mesi: un lavoro di audizioni dei vertici politici di tutte le autorità politiche, escluso una, che si sono succedute e che hanno incontrato le controparti egiziane.

Stiamo aspettando di ascoltare il senatore Salvini, che ha dato disponibilità di venire a riferire in Commissione, ma tutti sono venuti a spiegare che cosa l'Italia, nei vari Ministeri, nelle varie interlocuzioni, nei vari incontri con gli egiziani, ha chiesto per arrivare alla verità.

Abbiamo ascoltato esponenti dell'accademia, abbiamo ascoltato tutti i funzionari diplomatici e i funzionari dello Stato che sono stati coinvolti nella vicenda di Giulio Regeni. Abbiamo ascoltato le varie articolazioni del sistema Italia più sul fronte economico, per capire come profondamente l'uccisione, il rapimento, le torture a Giulio Regeni hanno inciso sulla qualità dei rapporti tra il nostro Paese e l'Egitto. Perché lo sappiamo, l'Italia era un alleato dell'Egitto, dopo la vicenda di Regeni non può più considerarsi come tale, perché le autorità egiziane non hanno dato nessun tipo di reale, fattiva collaborazione per fare dei passi in avanti sulle indagini.

Nel lavoro fatto dalla Commissione, che è stato un lavoro approfondito, lungo nonostante il COVID-19, un lavoro a cui hanno davvero partecipato tutti i gruppi, di maggioranza e opposizione, con lo stesso obiettivo, quello di arrivare alla verità e alla giustizia, ci sono però due grandi buchi, e sono due buchi che noi pensavamo di coprire con una missione istituzionale in Egitto e con una missione istituzionale nel Regno Unito. È per questo che noi chiediamo una proroga: perché vogliamo completare un lavoro che dobbiamo prima di tutto alla memoria di Giulio Regeni, alla richiesta pressante di verità che ci viene dalla sua famiglia, dai suoi amici, dai tanti cittadini. Questi due buchi ci sembrano due buchi dove il Parlamento deve continuare a scavare e dove deve provare a fare un lavoro di relazione, di indagine, di approfondimento che è possibile solo a un organo parlamentare. Ed è per questo che chiediamo una proroga, che non è una proroga a tempo indefinito: è una proroga per coprire il tempo che ci è stato rubato dal virus, che non ci ha permesso di fare determinate azioni. È una proroga che noi chiediamo all'unanimità, ed è una proroga che chiediamo per un tempo preciso, perché speriamo nel giro di qualche mese di poter arrivare a contribuire anche noi con un tassello a quella verità che noi dobbiamo ai tanti e tante che in questi anni si sono battuti, chiedendo verità e giustizia per Regeni.

È per questo che oggi siamo qui a discutere di questa proroga, e speriamo che con questo lavoro di inchiesta il Parlamento possa contribuire a quello che per noi è un punto che riguarda l'interesse nazionale: l'Italia non può intrattenere relazioni normali con un Paese che su questo punto non ha fatto piena luce. È per questo che continueremo a lavorare, è per questo che continueremo a supportare tutta l'amministrazione dello Stato, dalla magistratura alla diplomazia al livello politico, affinché si arrivi alla verità e alla giustizia. Ed è per questo che ha senso farlo anche come Parlamento, per dare un segno (i lavori della Commissione sono andati avanti in un segno di unanimità e di collaborazione tra tutte le forze politiche), e per dare un segno dell'interesse che c'è nei cittadini nell'arrivare alla verità e alla giustizia.