Grazie, Presidente; è superfluo, obiettivamente, sottolineare quanta attesa ci sia per il futuro che può aprire il Recovery, il Next Generation EU all'Italia, ma anche all'Europa. È un impegno, questo, che ha visto il Governo precedente, ma anche questo Parlamento, attivarsi molto con le personalità che rappresentano l'Italia ai vertici europei per questo obiettivo e, quindi, noi dobbiamo onorare le attese, senza creare illusioni alle quali potrebbero seguire pericolose disillusioni, però è una grande e obiettiva occasione di futuro. Vorrei sottolineare alcuni punti, rapidamente; dopo la drammatica crisi della pandemia, delle sue ricadute sanitarie, sociali, economiche, ma anche sociologiche e psicologiche, il Paese ha bisogno di visione, ma anche di concretezza. Allora, è giusto, è stato detto, fare sistema con le istituzioni regionali e locali, con le forze sociali e accompagnare i progetti e le Missioni del Piano che sarà inviato all'Europa con interventi immediati ed efficaci per fare in modo che il sistema Italia, la pubblica amministrazione, nei suoi diversi gangli, sia non un elemento di freno farraginoso, ma un elemento propulsivo dei progetti.
Occorrono - sono un po' in atto, ma vorremmo ribadire questa necessità - interventi urgenti sia per valorizzare le tante energie che ci sono dentro la pubblica amministrazione, ma anche per inserire da subito pratiche virtuose, modalità e modelli che velocizzino le procedure. Attenzione, secondo noi, però, velocità deve andare di pari passo con trasparenza e legalità. Fari accesi ci vogliono sui rischi di penetrazione delle mafie e delle organizzazioni criminali sui piani del Recovery; già, emergono fatti, fatti, non rischi, di attività e affari mafiosi sulle partite legate alle forniture sanitarie; qualcuno ha già calcolato in 5 miliardi questo criminale giro d'affari. Dobbiamo, allora, vigilare, prevenire e contrastare ogni giorno questo rischio, per tutelare l'efficacia delle scelte, la loro concreta e rapida attuazione e le tantissime imprese che stanno sul mercato rispettando le regole, e tutelare il lavoro e i lavoratori.
Insomma, la sfida di tutti noi deve essere tenere insieme velocità delle procedure e trasparenza. Non sono cose che debbono per forza divaricarsi, guai. Anche in questo modo il debito che si contrae potrà essere debito buono. Allora, fare sistema con regioni e autonomie locali significa, però, parlare anche il linguaggio della verità. Diverse regioni, non tutte allo stesso modo, in questa fase, hanno raccolto progetti su progetti, iniziative locali le più diverse; si tratta di tante iniziative certamente di valore, ma che solo in parte rientrano nelle linee guida e nelle Missioni del Piano e solo in minima parte, inevitabilmente, entreranno nelle proposte che saranno inviate a Bruxelles. Solo nella mia regione, l'Umbria, per dire, sono state mandate al Governo quasi 500 proposte sulle infrastrutture. Occorre - e sto per concludere -, quindi, che sia a livello locale che nazionale Parlamento e Governo parlino secondo noi il linguaggio della verità e del realismo, assumendo, sì, lo spirito positivo e propositivo di un localismo progettuale, ma contribuendo, però, a selezionare progetti che siano in grado di essere realisticamente finanziati, per evitare polverizzazioni progettuali e attese a cui non potranno corrispondere risposte.Questo, naturalmente, e davvero ho concluso, Presidente, deve essere accompagnato da uno sforzo congiunto, perché tanto di questa proposta progettuale non venga frustrato o accantonato, ma magari possa trovare risposta in altri strumenti finanziari, come le politiche di bilancio.
Ultimissima cosa, c'è anche un problema di lessico e di linguaggio: l'atterraggio concreto di questo Piano potrà significare cambiare in meglio la vita vera degli italiani, se è così - e credo che sia così - spetta allora, a tutti noi, compiere uno sforzo collettivo non solo per approvare un Piano, ma per comunicarlo nella sua visione e, anche, nella sua possibile concretezza per le persone in carne ed ossa.