A.C. 2989
Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghi, come ricordato nella relazione introduttiva al provvedimento e negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, per la prima volta dal dopoguerra, l'anno scorso, non si sono potute svolgere le prove scritte per l'esame di avvocato. Le prove, come sempre, si sarebbero dovute svolgere nel dicembre del 2020, ma le condizioni epidemiche dovute alla pandemia avevano obbligato il Governo a rinviarle all'aprile di quest'anno, nella speranza di un miglioramento della situazione che consentisse di tenerle e, in quel caso, con la prospettiva di accelerare, poi, lo svolgimento delle prove orali per esaurirle entro la fine del 2021, prima, cioè, della nuova sessione di esami. Le cose, come ben sappiamo, non sono andate come sperato.
Il decreto che convertirono nei prossimi giorni ha, dunque, questo obiettivo: quello di consentire ai 26 mila aspiranti avvocati che si erano iscritti all'esame del 2020 di poter svolgere le prove, ovviamente con tutte le modifiche e le peculiari modalità rese necessarie dalla situazione eccezionale che sta vivendo il Paese e dai tempi ristretti oramai a disposizione. Allo stesso tempo, i mesi a disposizione per evitare che salti completamente la prova d'esame 2020 sono ormai molto pochi, dato che, a dicembre 2021, si svolgerà comunque - si spera -, secondo le regole tradizionali, la nuova prova. Si è reso, dunque, necessario intervenire con un atto urgente avente forza di legge per creare una sessione d'esame che avesse caratteristiche eccezionali legate alla situazione, in deroga alle norme di legge in vigore che disciplinano l'accesso alla professione di avvocato. Si può dire, anzi, che, mai come in questo caso, lo strumento del decreto-legge sia stato così pertinente e corretto. Il decreto introduce, dunque, una nuova modalità di verifica della preparazione dei candidati valida unicamente per questa sessione d'esame, che cerca di coniugare la rapidità dei tempi con la trasparenza e l'efficacia dei criteri di giudizio e valutazione. Nelle intenzioni del Governo, questa modalità di valutazione della preparazione dovrebbe garantire, dunque, allo stesso tempo, trasparenza, rapidità ed imparzialità, senza privare l'esame delle sue caratteristiche di filtro per l'accesso alle prove orali.
Ove tutte le commissioni e sottocommissioni dovessero essere costituite come da previsione e, dunque, si riuscissero a formare complessivamente cinquecento commissioni da tre membri ciascuna, in circa quindici giorni di sedute, da quattro ore ciascuna, potrebbe essere esaurita questa prima fase dell'esame. A distanza di non meno di un mese dalla prima prova, i candidati ammessi dovranno, poi, sostenere il secondo esame orale. Spetterà ad un apposito decreto ministeriale, che dovrà, ovviamente, essere emanato in tempi molto rapidi, stabilire, in particolare, le nuove date di svolgimento delle prove.
L'esame così complessivamente congegnato, per quanto, ovviamente, soggetto ai limiti e ai difetti di una disciplina creata per l'emergenza in uno stato di necessità, ci pare sia idoneo a salvaguardare non solo la rapidità di esecuzione, ma anche un assetto idoneo ad una verifica adeguata della preparazione dei candidati, unitamente ad un grado sufficiente di trasparenza delle sue modalità ed, anzi, potrebbe consentire di fatto una sperimentazione utile, anche in prospettiva, se si ritiene che l'esame attuale sia da ripensare. Non possiamo nasconderci, infatti, che da più parti si invita, da tempo, ad una riflessione sulle modalità di preparazione e di accesso alla professione di avvocato, che dovrebbe coinvolgere sia il modello di studio universitario, oggi molto sbilanciato sul versante teorico e dogmatico senza alcun indirizzo pratico forense, sia la fase successiva alla laurea, che comporta un periodo piuttosto lungo di praticantato, spesso non retribuito, e che culmina con un esame che, stanti i numeri decisamente sovrabbondante di professionisti, tende oramai ad assumere solo le funzioni di una severa selezione, piuttosto che di una verifica a garanzia della preparazione e delle qualità dei futuri avvocati.
La presenza della discussione avviata in Commissione giustizia di appositi disegni di legge di riforma appare, allora, tutt'altro che inutile e potrà certamente giovarsi dell'esperienza e delle valutazioni che potranno farsi sugli esiti pratici delle modalità eccezionali dell'esame 2020, come delineate e previste dal decreto oggi illustrato.