Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il comparto dell'acciaio è strategico per la manifattura nazionale e la siderurgia italiana è la seconda siderurgia europea, prima nell'uso del forno elettrico e nel recupero del rottame, con oltre 200.000 dipendenti diretti e indiretti e 40 miliardi di euro fatturato, di cui oltre un terzo diretto alle esportazioni;
lo sforzo che Governo e Parlamento hanno posto in essere, sia prima dell'epidemia sia adesso, con l'impegno di forti risorse per assicurare continuità a occupazione e produzione, è risultato determinante ma ancora non risolutivo per il sostegno e il rilancio del settore dell'acciaio e per la ripresa della produzione dell'impianto ArcelorMittal di Taranto, asset fondamentale per il settore e per le filiere italiane che fanno uso dell'acciaio;
l'ammodernamento impiantistico e l'ambientalizzazione dello stabilimento, la cui produzione ha segnato per il 2020 un livello pari a 3,2 milioni di tonnellate con diversi impianti fermi e quasi l'intera forza lavoro in cassa integrazione, sono gli obiettivi da continuare a perseguire per attuare il piano industriale originario che prevedeva una produzione a regime, nel 2025, di 8 milioni di tonnellate con il conseguente impiego della totalità della forza lavoro;
le organizzazioni sindacali denunciano da mesi una condizione di sicurezza impiantistica fortemente compromessa a causa della mancata manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti, con frequenti incidenti, l'ultimo il 5 aprile 2021;
il 2021 avrebbe dovuto essere, per il polo siderurgico di Taranto, l'anno del rilancio, con il ritorno della produzione a 5 milioni di tonnellate annue, l'avvio di investimenti in impianti e ambiente e l'ingresso rapido dello Stato nel capitale di Am Investco;
il rilancio della siderurgia nazionale appare assolutamente strategico alla luce dei rincari record e della carenza di materiali che si sta registrando a livello mondiale e che comporta forti difficoltà di approvvigionamento e la necessità per le aziende della manifattura nazionale di rivedere piani e previsioni di produzione nel breve-medio periodo: la Cina è diventata un importatore netto di acciaio e alluminio, la crisi dei container marittimi sta avendo pesanti ripercussioni sulle supply chain e la mancata produzione dell'ex-Ilva di Taranto sono alcune delle cause della carenza dei materiali e del trend di crescita dei prezzi in Italia e in Europa –:
quali iniziative intenda porre in essere il Governo per assicurare una produzione ambientalmente sostenibile dell'acciaio a Taranto e il pieno rilancio della siderurgia nazionale.
Seduta del 14 aprile 2021
Illustrazione di Marco Lacarra, risposta del Ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, replica di Gianluca Benamati
MARCO LACARRA: Grazie Presidente, signor Ministro, il settore dell'acciaio è strategico per la manifattura del Paese e la siderurgia italiana è la seconda in Europa, con oltre 200 mila dipendenti e 40 miliardi di fatturato, di cui oltre un terzo destinato alle esportazioni.
A Taranto, per decenni, la più grande acciaieria d'Europa ha prodotto danni inestimabili per il territorio e per la salute delle persone, e ancora oggi, malgrado la diminuzione dei livelli di produzione, il suo impatto sulla città resta insostenibile. A Taranto, come detto in molte occasioni, si consuma il dramma di dover scegliere fra il lavoro e la salute. La decarbonizzazione, quindi, rappresenta l'unico punto di equilibrio tra esigenze altrimenti inconciliabili.
Il precedente Governo ha assunto un impegno serio, decidendo di riappropriarsi di un ruolo centrale nella prospettiva di rilancio della produzione italiana dell'acciaio e disegnando, per gli stabilimenti di Taranto, un piano di transizione che assicuri l'ammodernamento degli impianti e la piena capacità produttiva, nel rispetto dell'ambiente e della salute.
Le chiediamo, dunque, signor Ministro, quali sono gli intendimenti del Governo per garantire la riconversione green gli stabilimenti tarantini e di tutta Italia e il pieno rilancio della siderurgia nazionale.
GIANCARLO GIORGETTI. Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, ringrazio i colleghi deputati per aver posto la questione della siderurgia e, in particolare, dell'impianto di Taranto.
Come è stato richiamato, la produzione dell'acciaio riveste un ruolo strategico. Naturalmente, ha impatto sui settori di utilizzo, dalle costruzioni alla meccanica, all'automotive. Quindi, il fattore strategico dell'acciaio ci deve indurre a fare una valutazione complessiva. Per questo motivo, il tentativo che, presso il MISE, sto cercando di attuare è quello di mettere attorno a un tavolo tutti i protagonisti della produzione, le imprese private, e i punti ovviamente critici che risiedono fondamentalmente sulle aree di Taranto o di Piombino, mentre a Terni, in questo momento, vive una fase, diciamo così, di transizione, ma sembra essere uscita da questo tunnel.
Naturalmente, la produzione dell'acciaio che, in questo momento, paradossalmente, vive un periodo congiunturale favorevole, sconta, in Italia, le condizioni di scarsa concorrenzialità connesse al costo dell'energia, connesse a impianti spesso obsoleti che devono essere, in qualche modo, ammodernati, per il fatto che la concorrenza di manodopera da altri Paesi - Turchia e Cina in primo luogo - è sempre stata un elemento di concorrenza sleale a cui se ne aggiungerà un altro, per questo mi collego poi alle prospettive di Taranto. Se ne aggiungerà un altro, nel senso che, nel momento in cui noi decidiamo - e stiamo decidendo - e andiamo avanti sulla strada della produzione di un acciaio compatibile con l'ambiente, questo dovrebbe essere fatto da parte di tutti gli altri concorrenti a livello globale, altrimenti, nel momento in cui noi andremo a produrre a Taranto l'acciaio con fonti di energia ovviamente più costose, ma compatibili con l'ambiente, ci troveremo, magari, ancora la concorrenza di chi continua a produrre con il carbone e che, quindi, produrrà a condizioni di prezzo assolutamente impareggiabili. Questo è un tema che deve essere affrontato a livello sovranazionale, ma che non dobbiamo dimenticare.
L'intervento su Taranto, su cui noi abbiamo avviato un'interlocuzione con tutti i soggetti (sindacati, controparte ArcelorMittal, enti territoriali) è una discussione che oggi, paradossalmente, trova una congiuntura favorevole, e cioè: da un lato, una grande spinta che arriva a livello europeo da parte della Commissione per quanto riguarda le produzioni green, in secondo luogo la possibilità di aiuti di Stato, qui, sì, compatibili, e che ci permettono in qualche modo di intervenire. Per per questo motivo - è questione di queste ore - Invitalia ha perfezionato l'ingresso nella società, con il 50 per cento del capitale sociale, con anche nuovi amministratori che sono indicati da Invitalia, e quindi la prospettiva su cui ci siamo avviati, la intendiamo perseguire e finalizzare nell'ambito di una strategia nazionale dell'acciaio.
GIANLUCA BENAMATI: Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, noi prendiamo e accettiamo le sue parole con fare positivo e naturalmente ci attendiamo, poi, come sempre in questi casi, i fatti. Lei non è fortunato in questo, perché, come diceva, questa stagione di COVID ha prodotto una situazione molto particolare nel nostro Paese, ma in tutto il mondo il tema delle materie prime, dei prodotti intermedi, la loro scarsa reperibilità, gli alti costi, minacciano la ripresa industriale. In Italia il tema dell'acciaio c'è ed è presente. L'anno scorso non siamo riusciti, in un Paese che normalmente potrebbe essere esportatore, a soddisfare le esigenze interne. Questo è un tema. Il tema dell'Ilva fa parte di questo problema: la produzione dell'anno scorso non è stata solo inferiore a quelle che erano le aspettative a regime, è stata inferiore a quelle che erano le aspettative per l'anno scorso, già ridotte: 3 milioni e mezzo, rispetto a 6. Allora bene che la società mista pubblico-privata parta, bene che si vada velocemente, bene che si smetta di discutere della scarsa manutenzione degli impianti e dei problemi del lavoro, che vediamo in questi giorni. Noi crediamo che il ciclo integrale possa essere esercito nel rispetto dell'ambiente e della salute dei cittadini, con un'opera, che lei ha richiamato, di miglioramento tecnologico e ambientale. In questo, Taranto è un valore per il Paese, come lo sono gli altri ex poli pubblici, Piombino e Terni, che hanno difficoltà, i prodotti lunghi per i trasporti, a Piombino, gli acciai speciali, ma anche la siderurgia privata da forno, che è un gioiello italiano in Europa. Noi le chiediamo, appunto, quel piano strutturale basato su fattori produttivi, quali l'energia, quali naturalmente la materia di recupero, come il come rottame. E qui c'è anche il tema delle quote europee entreremo in discussione prossimamente: lì potrà far valere quei ragionamenti che lei ci ha presentato. Noi siamo qua, siamo con lei, in questa maggioranza un po' variegata noi la sosteniamo, ma non è una cambiale in bianco, non è un'apertura senza nessun riscontro. Noi ci siamo e vogliamo essere coinvolti perché crediamo che questo sia un punto cruciale per il futuro del Paese.