Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, la presentazione alla Camera del Piano nazionale di ripresa e resilienza costituisce, senza enfasi o vuota retorica, un'occasione storica per il nostro Paese, che è il massimo beneficiario delle ingenti risorse stanziate dal Consiglio europeo nel luglio dello scorso anno: una grande, irripetibile occasione ed al tempo stesso un'assunzione di responsabilità, alla quale nessuno può sottrarsi. Il tempo che viviamo sarà ricordato come uno dei più duri e difficili della storia contemporanea; esso ha imposto sacrifici personali, sociali ed economici inimmaginabili per le generazioni che non hanno attraversato gli orrori delle guerre. Registriamo oggi nel nostro Paese 4 milioni di contagiati e 120 mila morti, ed il lungo tunnel che abbiamo imboccato 14 mesi or sono non è stato ancora superato. È necessario, dunque, proseguire con prudenza e buonsenso; il buonsenso che - per ricordare il Manzoni - esisteva ma se ne stava nascosto per paura del senso comune. È altrettanto necessario offrire al nostro Paese una prospettiva, un progetto chiaro, coraggioso, auspicabilmente condiviso che sappia riconsegnarci tra dieci anni un'Italia più forte e coesa, più moderna ed innovativa, più giusta e solidale, che sappia dare più opportunità, più eguaglianza, più diritti. Nessuno di noi vede oggi l'Italia che ha sognato negli anni verdi, ma nessuno di noi intende assuefarsi all'idea di un Paese declinante, di una Italietta subalterna e, talvolta, finanche umiliata. Al contrario, siamo tutti convinti che il nostro sia un grande Paese, con immense potenzialità tuttora inespresse, ricco d'ingegno e di creatività, di professionalità e di competenze, queste ultime non sempre valorizzate in modo appropriato o adeguato.
Next Generation EU è lo strumento per dare gambe alle nostre aspirazioni di crescita, in un contesto che vede l'Unione europea protagonista e non comprimaria della storia di questo secolo; uno strumento che si associa, in un quadro coerente, con gli altri strumenti di programmazione economica a nostra disposizione, a cominciare dai fondi europei, disponibili all'interno del quadro finanziario pluriennale e che viene accompagnato da riforme di contesto, in sintonia con le specifiche raccomandazioni dell'Unione europea: pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione, concorrenza, fisco, mercato del lavoro.
Presidente, la tirannia del tempo assegnatomi mi inibisce qualsiasi analisi, seppure superficiale, sulle sei Missioni che caratterizzano il Piano.
Mi limiterò, dunque, a flash sulla Missione 3, componente 1, Investimenti sulla rete ferroviaria, e sulla Missione 5, componente 3, Strategia nazionale per le aree interne, precisando di non essere appassionato alla polemica sulla quantità di risorse assegnate al Sud, e non perché l'argomento sia privo di rilievo, ma perché considero una manifestazione di provincialismo continuare a contrapporre un Nord asseritamente dinamico, virtuoso ed efficiente, ad un Sud sempre asseritamente sprecone e parassitario. Le risorse assegnate al Mezzogiorno, devo dire frutto anche del grande lavoro di Giuseppe Provenzano, ammontano a 82 miliardi, cui si aggiungeranno ulteriori 8,4 miliardi rinvenienti dal REACT-EU, 54 miliardi dai Fondi strutturali dell'Agenda 2021-2027, 58 miliardi dal Fondo per lo sviluppo. Sul punto sarebbe interessante capire in maniera precipua come questi fondi saranno spesi e dove, poiché dall'atto non è chiara la destinazione, è chiara l'origine, ma non anche la destinazione; sul punto mi permetto di sollecitare il Governo e, per esso, l'ottimo Ministro Mara Carfagna. Un cambio di passo epocale, dunque, che a monte presuppone un salto culturale: il Mezzogiorno non più area da assistere con la consueta politica delle mance e delle elemosine, ma un territorio da sviluppare e da connettere con il resto dell'Italia e dell'Europa. Io così leggo il grande investimento sull'Alta velocità-alta capacità, sulle tratte Napoli-Bari, Palermo-Messina-Catania, Taranto-Metaponto, Potenza-Battipaglia e, soprattutto, sulla Salerno-Reggio Calabria: un'opera fondamentale - ho finito, Presidente - per dare prospettiva ad una regione troppo spesso ingiustamente marginalizzata.
Con lo stesso spirito interpreto positivamente gli interventi per la coesione territoriale, con particolare riguardo alle Zone economiche speciali e alla Strategia nazionale per le aree interne. Io ho il privilegio e l'orgoglio di rappresentare in quest'Aula le aree più interne della mia regione, quelle che Manlio Rossi Doria definì dell'“osso” e che Pasquale Saraceno classificò come “il Sud del Sud”, e ho piena consapevolezza che questi territori, senza un disegno coerente e risorse adeguate, non riusciranno ad invertire la drammatica tendenza alla desertificazione e alla marginalizzazione. Gli strumenti che il Parlamento ha, sono indicati chiaramente dalla legge di bilancio 2021. Ciascuno di noi li utilizzerà con diligenza e spirito costruttivo. La posta in gioco è troppo alta e trascende l'interesse dei singoli e dei partiti, riguarda l'Italia della prossima generazione.